Il CEO di Masimo – l’azienda specializzata in dispositivi medici che ha chiesto la messa al bando di Apple Watch per controversie su proprietà intellettuali che riguardano gli Apple Watch con la funzione che consente di misurare l’ossigeno nel sangue – non ritiene sufficienti eventuali modifiche software a watchOS per risolvere violazioni di brevetto.
È quanto riferito da Joe Kian, il CEO di Masimo Corporation, a Bloomberg. In una intervista, Kiani ha riferito che soluzioni software non sono valide perché l’azienda da lui guidata contesta brevetti legati all’hardware e non al software.
“Non credo possa funzionare – non dovrebbe – perché i nostri brevetti non riguardano il software”, ha spiegato Kiani.
Secondo indiscrezioni, Apple sta lavorando per integrare velocemente modifiche agli algoritmi che, sfruttando un sensore, consentono di controllare i livelli di ossigeno nel sangue, bypassando in questo modo quello che, secondo Apple, è il problema oggetto del contendere con Masimo.
In una nota, Apple ha riferito nelle scorse ore che è in programma la presentazione di una soluzione alternativa all’agenzia doganale americana per comprendere se la modifica software sia sufficiente per bloccare il divieto di importazione di Apple Watch.
Masimo sembra disposta ad avviare una procedura di composizione (ovviamente a suon di denaro) ma Apple non sembra, almeno per ora, favorevole a risolvere in via stragiudiziale la querelle. “Non si sono fatti sentire”, ha dichiarato Kiani a Bloomberg, spiegando ancora che “bisogna essere in due per ballare il tango”. Non è chiaro qual è l’importo che Masimo chiede per risolvere la faccenda, ma il CEO si è limitato genericamente a dichiarare di essere “disposto a lavorare con loro per migliorare il prodotto”.
Kiani riferisce che non sente rappresentanti di Apple dal 2013, quando la Casa di Cupertino aveva preso in considerazione l’idea di acquisire Masimo o chiedere il loro supporto per sviluppare sensore e algoritmi per misurare periodicamente il livello di ossigeno nel sangue. Masimo ha in precedenza accusato Apple di storno di dipendenti, in altre parole di avere assunto persone che prestavano la propria attività presso l’attività concorrente.
“Sono stati beccati con le mani nella marmellata”, ha dichiarato ancora Kiani, affermando ad ogni modo di volere le scuse e un “dialogo sincero” per giungere a una transazione.
Per quanto concerne la decisione dell’International Trade Commission (ITC) che ha portato al ban di Apple Watch, la Casa di Cupertino ha dichiarato di “non condividere affatto” la decisione della Commissione ma di stare ad ogni modo adottando misure preventive per conformarsi alla sentenza.
Apple ha tempo fino al 25 dicembre per conformarsi. Ultima possibilità per evitare la messa al bando è la revisione presidenziale sull’ordine della International Trade Commission ma veti simili sono rari e in alternativa, almeno nel breve periodo, la soluzione potrebbe essere la rimozione della funzione software che consente di effettuare la misurazione dell’ossigeno per riprendere le vendite. Masimo ha però già fatto capire che contesterà anche modifiche di questo tipo: la palla a questo punto potrebbe passare di nuovo alla International Trade Commission.