Frore Systems è una startup statunitense che ha racimolato 116 milioni di dollari di finanziamenti e il suo primo prodotto è AirJet Mini, indicato come un sottile sistema a stato solido di pochi grammi (da posizionare sopra e a contatto con il chip che si vuole raffreddare), pensato per spostare ed espellere l’aria calda sfruttando delle membrane.
Un meccanismo in grado di migliorare la rimozione del calore da dispositivi sottili come potrebbe essere un MacBook Air, ovviando a limiti termici del sistema di raffreddamento, e limitando la riduzione della frequenze di picco che è possibile sostenere prima che si verifichi il cosiddetto “throttling”, ovvero un calo delle stesse a causa di consumo e/o temperature elevate.
Un redattore del sito The Verge ha avuto modo di vedere un sistema AirJet sfruttato su un MacBook Air M2 da 15″ e il risultato è la possibilità di eseguire task intensivi per più tempo a maggiore velocità.
Nell’utilizzo normale difficilmente ci si accorge delle differenze che può portare un dissipatore; notevole è invece la differenza nel caso di processi che fanno un uso intensivo della CPU: la presenza di un sistema di dissipazione permette di mantenere costanti le prestazioni, senza che sia necessario ridurre progressivamente la velocità dei core.
Su un MacBook Air modificato ad hoc, la differenza con questo sistema di dissipazione e uno senza si nota dopo alcuni minuti dell’esecuzione di un benchmark come Cinebench R23 (punteggio di 8775 vs 8380 dopo l’esecuzione ripetuta) o con un benchmark con Xcode, completato in 172,7 secondi contro i 178,2 secondi ottenuti con l’Air senza sistema di raffreddamento.
I risultati non sono così spettacolari ma se Apple volesse potrebbe integrare il sistema di raffreddamento in futuri dispositivi e questo e ulteriori modifiche nella disposizione dei componenti potrebbero consentire di ottenere risultati ancora migliori.
Niente di nuovo per chi conosce la differenza tra MacBook Air e un MacBook Pro con sistema di dissipazione: a parità di processore, in un sistema raffreddato passivamente e uno con una ventola dedicata si notano differenze in termini di prestazioni, soprattutto stressando a lungo i core. Una macchina raffreddata può continuare a lavorare a pieno regime, cosa che invece non può fare una macchina con un sistema di raffreddamento passivo.
Per sfruttare AirJet Mini con un MacBook Air da 15″, la startup (questo il sito web) ha dovuto modificare quest’ultimo eliminando alcuni componenti e scavando il fondo del case di alluminio. Esternamente non si nota nulla e va ricordato che si tratta ad ogni modo di un prototipo e non di un prodotto finito.
Se Apple in futuro vorrà sfruttare questo sistema, potrebbe cambiare il design del case e adattare questo nuovo sistema di raffreddamento. Secondo Frore Systems si potrebbero creare MacBook con altezza di soli 9,5mm (inferiore all’altezza attuale dell’Air) adottando però tecnologie come un pannello OLED.
Il rovescio della medaglia di questo nuovo sistema di raffreddamento è, almeno per ora, il consumo elevato. Più che sull’Air, Apple potrebbe essere interessata a sfruttare il sistema (o qualcosa di simile) su futuri MacBook Pro, dove probabilmente ha più senso.