Troppi bug. Questa la ragione per cui Apple ha deciso di congelare il calendario di sviluppo dei suoi principali sistemi operativi: iOS 18, watchOS 11 e macOS 15.
La notizia in base alla quale internamente a Cupertino è stato decisa una frenata sulle tappe della piattaforma software intorno alla quale nascerà l’hardware del 2024 arriva, manco a dirlo, dal solito Mark Gurman che parla di quanto sta accadendo in un articolo pubblicato da Bloomberg.
Il giornalista americano cita come ragione «il proliferare dei bug nelle prime versioni», un problema che ha indotto i manager che rispondono a Craig Federighi, a bloccare l’introduzione di nuove funzioni e a concentrarsi sulle falle che emergono qui e là e sulle prestazioni.
Apple, spiega il giornalista, avrebbe chiuso la prima release dei sistemi operativi. La versione M1 (milestone 1, prima tappa fondamentale) dovrebbe essere seguita a breve dall’inizio del lavoro sulla M2 ma il passaggio è stato fermato. Tutte le versioni di sviluppo dei sistemi operativi, in particolare Crystal (nome in codice di iOS), Glow (macOS 15) Moonstone (watchOS 11) restano alla versione M1 in attesa di chiudere i cosiddetti “escape”, bug che sono passati inosservati nella prima fase.
Anche iOS 17.4, che dovrebbe essere rilasciato a marzo, è stato bloccato in attesa che vengano risolti alcuni bug individuati in questi giorni.
La notizia non sembra essere di rilievo pratico per l’utente finale. Non dovrebbero esserci infatti ritardi significativi nel rilascio al pubblico del sistema operativo. Del resto da quanto si apprende lo stop dovrebbe durare solo una settimana.
Si tratta però della conferma, interessante per tutti, del nuovo processo di controllo di qualità e di sviluppo introdotto da Apple da alcuni anni a questa parte. Gurman indica come inizio della nuova era il 2019 quando lo stesso Federighi aveva rinviato una serie di nuove funzioni che dovevano apparire in iOs 13 per riparare i bug.
Poi evitare altri problemi di questo tipo dal 2019 il team di sviluppo dei sistemi operativi ha messo in atto nuove procedure come l’abilitazione delle nuove funzioni solo dopo che gli ingegneri hanno isolato e verificato il loro impatto sul sistema operativo, un processo denominato “feature flags”.
Oltre a questo “il Patto”, un accordo siglato con i dipendenti, prevedeva di non permettere che un software potesse incorrere nella “regressione”, in pratica impedire che delle funzioni che prima funzionavano smettessero di operare correttamente.