Smartphone e veicoli elettrici sono alimentati da batterie a ioni di litio, ma varie società stanno spingendo verso alternative: le batterie agli ioni di sodio, accumulatori che funzionano in modo analogo a quelli agli ioni di litio, ma che utilizzano materiali (come il sodio, appunto) meno costosi, più facili da reperire e in grado di garantire sovranità industriale, per l’assenza di materie prime tradizionalmente ritenute rare.
Ne parla l’Economist riferendo della crescita in Cina delle fabbriche di batterie agli ioni di sodio e di una di queste in costruzione in Malesia.
Un’azienda che si occupa di questa tecnologia, la Natron Energy di Santa Clara (California), riferisce di celle evolute in grado di garantire 50.000 cicli di caricamento e scaricamento, in altre parole tra le 10 e le 100 volte in più rispetto a quanto possibile con le batterie agli ioni di litio. Nel Michigan è in costruzione una fabbrica che inizierà la produzione di batterie agli ioni di sodio dal prossimo anno.
In Svezia, un’azienda che si chiama Altris, propone un materiale catodico denominato Prussian white, destinato alla produzione di batterie agli ioni di sodio. La francese Tiamat Energy prevede un approccio simile usando un composto poli-ionico e il vanadio, e in Inghilterra la società Faradion (di proprietà dell’indiana Reliance) prevede lo sfruttamento di un sistema a strati di ossido di metallo.
Diversi analisti prevedono una crescita della domanda di batterie al sodio e CATL già nel 2020 aveva annunciato batterie garantite per due milioni di chilometri, e nel 2021 la prima generazione di batterie agli ioni di sodio con una densità di 160 Wh/kg, integrate sulle vetture di Chery Automobile (casa automobilistica cinese).
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