La Commissione europea ha ufficialmente confermato quali aziende tecnologiche e quali dei rispettivi servizi rientrano nella categoria gatekeeper secondo il rigoroso nuovo Digital Markets Act, siglato DMA.
Le aziende elencate sono tutte apparse in una lista provvisoria pubblicata all’inizio di luglio. Presenti i principali giganti tecnologici, come Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft dagli Stati Uniti, oltre a ByteDance dalla Cina. I 22 servizi principali delle piattaforme forniti dai gatekeeper dovranno adesso conformarsi agli obblighi del DMA entro marzo 2024. iMessage di Apple è salvo?
In generale, il DMA è il modo dell’UE di regolamentare il potere di mercato delle Big Tech, limitando il comportamento anticoncorrenziale e facendo in modo che competano solo basandosi sui meriti dei prodotti e servizi, non sulla forza della società madre.
Ad esempio, le principali app di messaggistica avranno l’obbligo di rendersi interoperabili con i concorrenti, mentre i sistemi operativi dovranno essere progettati per offrire app store di terze parti e consentire agli sviluppatori di offrire alternative per i pagamenti in-app.
Ecco l’elenco completo dei servizi principali delle diverse piattaforme considerate “Gatekeeper” dalla Commissione europea oggi:
Social Network: TikTok, Facebook, Instagram, LinkedIn
- Servizi di messaggistica: WhatsApp, Messenger
- Servizi di Intermediazione: Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon
- Marketplace, App Store di Apple, Meta Marketplace
- Condivisione video: YouTube
- Servizi di pubblicità: Google, Amazon, Meta
- Browser Web: Chrome, Safari
- Ricerca: Google Search
- Sistemi operativi: Android, iOS, Windows
Samsung, che era presente nella lista precedente, è riuscita a tirarsene fuori, in quanto non soddisfa la soglia per essere considerato un gatekeeper con il suo browser internet, come rileva The Verge. In lista, non è presente neppure iMessage di Apple, nonostante il colosso di Cupertino sia considerato esso stesso una gatekeeper.
Anche il motore di ricerca Bing di Microsoft, il browser Edge e il servizio di pubblicità della società non sono nell’elenco, anche se la Commissione afferma che sta aprendo indagini di mercato per valutare se questi ultimi soddisfano i requisiti per la regolamentazione. Lo stesso vale per il servizio iMessage di Apple.
La Commissione ha dichiarato che queste indagini dureranno non più di cinque mesi, ma potrebbero forzare Apple a rendere iMessage interoperabile con servizi concorrenti. L’UE sta anche indagando se iPadOS possa essere considerato come gatekeeper; quest’ultima indagine non durerà più di un anno.
Come si definisce un Gatekeeper
Il DMA utilizza diversi criteri per determinare se un’azienda e il suo servizio dovrebbero deve essere considerato come gatekeeper. Tra i requisiti il fatturato annuo superiore a 7,5 miliardi di euro in Europa e una capitalizzazione di mercato superiore a 75 miliardi di euro, oltre all’utenza attiva di oltre 45 milioni di utenti mensili nell’UE.
In una dichiarazione rilasciata a Reuters, Apple ha sollevato preoccupazioni sugli effetti del DMA sulla privacy e sulla sicurezza dei suoi servizi:
Il nostro focus sarà su come mitigare questi impatti e continuare a offrire i migliori prodotti e servizi ai nostri clienti europei
Meta ha dichiarato di essere in fase di valutazione della designazione della Commissione, mentre Microsoft ha accettato la sua designazione accogliendo positivamente anche le indagini sulla conformità del suo motore di ricerca, sul browser e sul servizio di pubblicità.
Cosa succede a chi non rispetta il DMA
Se i gatekeeper designati non rispettano le regole del DMA, la Commissione potrà imporre multe fino al 10% del fatturato mondiale totale dell’azienda, o fino al 20% per i comportamenti recidivi. La Commissione potrà persino imporre rimedi strutturali, come obbligare un gatekeeper a vendere parte della propria attività.
Sebbene l’annuncio odierno sia un passo significativo verso l’attuazione del DMA, il processo è ancora lontano dal termine. Il Financial Times ha precedentemente osservato che la Commissione si sta preparando a sfide legali sulle regole, simili a quanto già visto con Amazon e il rivenditore tedesco Zalando, che hanno sfidato l’UE per le loro designazioni come “piattaforme online molto grandi” ai sensi del Digital Services Act.