Lo scorso mese Hyundai ha pagato 200 milioni di dollari per chiudere una class action nata dopo la diffusione di vari video diventati virali su TikTok, YouTube e affini, “challenge” che mostrano come rubare le auto di questo marchio.
Sul totale di 200 milioni, ben 145 milioni sono stati destinati alla copertura delle perdite dirette sostenute dai clienti il cui veicolo è stato rubato o danneggiato, senza assicurazione, altri importi per coprire franchigie e altre spese legali.
La vicenda non è ad ogni modo terminata qui: la città di New York ha annunciato che intende fare causa a Hyundai e Kia per negligenza. In video diventati virali, è mostrato come avviare le auto usando dei cavi USB e un cacciavite.
In molte vetture dei due marchi prodotte tra il 2015 e il 2019 non è presente l’immobilizzatore elettronico che legge il segnale della vera chiave e impedisce l’avviamento del motore.
Nell’azione legale, presentata martedì 6 giugno presso la Corte Distrettuale USA per il Distretto Meridionale di New York, si afferma che Hyundai Motor America e Kia America non sono state al passo con altre aziende automobilistiche, non integrando l’immobilizzatore che avrebbe impedito l’avviamento non autorizzato (senza chiavi) delle auto.
“Le scelte commerciali di Hyundai e Kia di ridurre i costi e aumentare i profitti, per la summenzionata tecnologia antifurto, hanno comportato una epidemia di furti”, si legge nella citazione, evidenziando l’aumento di risorse che è stato necessario assegnare ai dipartimenti di polizia, ma anche l’impatto negativo sulla sicurezza pubblica e i servizi di soccorso.
La città di New York riferisce che lo scorso anno sono state rubate 287 Kia, rispetto alle 119 dell’anno precedente. Le Hyundai rubate lo scorso anno sono state 415 rispetto alle 232 del 2021. Il problema non sembra placarsi, scrive AP News, e si stima che dall’inizio dell’anno le Kia e Hyundai rubate sono arrivate a 977 solo nei primi 4 mesi dell’anno.
New York è una delle città più popolose al mondo, ma furti dello stesso tipo si sono verificate anche a Baltimora, Cincinnati, Cleveland, Milwaukee, San Diego e Seattle. La città chiede un indennizzo per compensare la perdita economica e relativi provvedimenti ingiuntivi.
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