Il governo cinese riferisce che i chip della multinazionale statunitense Micron Technology non hanno superato revisioni sul versante cybersicurezza, avvertendo operatori di infrastrutture chiave di non comprare beni dalla società statunitense, affermando di avere individuato nei prodotti Micron “rischi per la cybersicurezza” molto seri.
Secondo l’Amministrazione del Cyberspazio della Cina (CAC) i componenti in questione comportano “rilevanti rischi di sicurezza” per infrastrutture critiche cinesi, elementi che potrebbero intaccare la sicurezza nazionale.
MSN spiega che la revisione di sicurezza sui chip Micron è parte di una più ampia attività con atti di rappresaglia contro gli USA e la scusa della cybersicurezza è un modo per sollevare questioni economiche, azioni politiche pure e semplici che potrebbero prima o poi coinvolgere qualsiasi azienda statunitense che fa affari con la Cina, il più grande mercato al mondo per il settore dei semiconduttori.
Gli Stati Uniti spingono per ridurre la dipendenza dalla Cina, e hanno messo in atto varie misure per privare il Dragone dalla capacità di importare o fabbricare semilavorati avanzati.
A marzo di quest’anno, il governo cinese ha finanziato con 1,9 miliardi di dollari Yangtze Memory Technologies Co. (YMTC), azienda produttrice di memoria 3D NAND flash, una delle società finite nel mirino del governo USA e con le quali le imprese americane non possono avere a che fare.
Sullo sfondo, è interesse degli USA mantenere lo status quo a Taiwan, dove la sola TSMC vanta gli impianti di fabbricazione più avanzati al mondo, centrale nello scacchiere del mercato globale dei semiconduttori.