Questa acquisizione non s’ha da fare. Nonostante tutte le garanzie offerte e i pareri positivi di decine di antitrust in tutto il mondo, basta che un mercato si metta di traverso, segnatamente quello britannico, e salta tutto. Ma perché? Cos’è visto Londra che l’Europa, il Giappone e gli Usa non hanno visto? E perché i vertici di Microsoft reagiscono in maniera così diretta e piccata? Vediamo.
Niente acquisizione
Con una sentenza storica, quando proprio sembrava che non ci fossero più problemi, l’alleato naturale di sempre tira la coltellata dietro le spalle. La storia, o almeno il modo con il quale Microsoft se la racconta, è questa: dopo che mezzo mondo si era detto d’accordo all’acquisizione da parte di Microsoft per Activision, l’antitrust britannico all’ultimo momento blocca tutto e contemporaneamente il presidente di Microsoft, Brad Smith, dichiara in una intervista con la BBC: “Sono molto deluso da questa decisione”.
E aggiunge: “Ma oltre a questo penso che sia stata una cattiva decisione per il Regno Unito. Fa molto più che non solo scuotere la nostra fiducia nelle opportunità future di far crescere il mercato tecnologico in Gran Bretagna. Infatti, le persone sono sotto shock, sono arrabbiate e hanno perso buona parte della loro fiducia nella Gran Bretagna. Il messaggio è chiarissimo: l’Unione europea è un posto molto più attraente per chi voglia avviare una attività commerciale che non il Regno Unito”.
Smith dice anche: “Microsoft è presente nel Regno Unito da più di 40 anni e ha sempre giocato un ruolo vitale, non solo supportando le aziende e le attività non-profit, ma anche difendendo la nazione dalle minacce alla sicurezza digitale”
Uno Smith fortemente arrabbiato, dunque, perché punto sul vivo di una mossa che, sottovalutata da parte degli altri garanti per il mercato, è ritenuta fondamentale per il futuro dell’azienda. Ma qual è?
Monopoli del futuro
La motivazione alla base della decisione dell’antitrust britannico è legata al vettore di sviluppo tecnologico. Le garanzie offerte da Microsoft riguardo all’acquisizione di Activision, che poi sono quelle che hanno convinto gli antitrust di mezzo mondo, sono note e sono state però considerate “furbe” da parte dei britannici.
Preparare versioni dei principali titoli anche per le console della concorrenza (soprattutto la Switch di Nintendo) serve a compensare la perdita di apertura del mercato che viene dietro all’acquisizione di Activision. Ma il vero punto è che non bastano: nel medio-lungo periodo sono solo una foglia di fico che serve a coprire una mossa molto più radicale. Una mossa che, secondo l’analisi fatta dall’antitrust britannico, prevede una convergenza tra tecnologie sulle quali Microsoft sta scommettendo e che gli antitrust non hanno la cultura informatica sufficiente per comprenderla.
Il monopolio del presente
Activision ha una serie molto importante di titoli in franchise: Call of Duty, Candy Crush, Warcraft e Tony Hawk, per citarne solo alcuni. Con l’acquisizione Microsoft diventerebbe il terzo più grande editore di videogiochi al mondo, controllando la sua piattaforma XBox e moltissime altre linee di sviluppo di proprietà intellettuale, oltre a tutto il nodo della pubblicità inserita all’interno dei giochi, che è un business notevole portato avanti da Activision.
La chiave seguita da Microsoft nella divisione dei videogiochi è di creare un walled garden, cioè la Xbox, e tenere gli utenti al suo interno con un sistema di abbonamento (Game Pass) che li vincoli alla piattaforma. Per fare questo usa la proprietà intellettuale sviluppata da Activision. Il punto è che, nel presente, questo è stato fortemente ridimensionato. Sony Playstation è più grande e ha un numero maggiore di titolo famosi, le concessioni a Nintendo bilanciano ulteriormente il mercato e in buona sostanza l’idea è che Microsoft abbia promesso di giocare in modo coerente con il resto del mercato.
Il monopolio del futuro
Il punto è che la mossa di Microsoft non punta a conquistare un monopolio nel presente, bensì a ipotecare il futuro. E questo gli antitrust europei e statunitensi non l’hanno capito. Ma è la tesi alla base della decisione britannica.
Il monopolio del futuro è nei videogiochi via cloud. In dieci anni la potenza di calcolo, secondo questa analisi, sarà solo nel cloud e i terminali serviranno per far vedere il gioco, non per computarne le funzioni. Microsoft ha una posizione di rilievo sia nel mondo del videogame (Xbox) che in quello degli abbonamenti ai servizi (Game Pass) che in quello del cloud (Azure e Xbox Cloud Gaming) per poter essere il gatekeeper del mondo dei videogiochi di dopodomani.
Sony non ha neanche lontanamente la capacità cloud di Microsoft e non può competere alla pari in questo mercato. E non ha neanche la capacità di realizzare sistemi di abbonamento articolati e competitivi con quello di Microsoft, che già oggi è tra il 60 e il 70% del totale, secondo l’agenzia anti monopolio.
Riportare l’equilibrio
Le posizioni di vantaggio si creano quando cambiano i presupposti del mercato. Dando per acquisito che ci sarà un cambiamento di paradigma con il gaming via cloud (che però ancora si deve materializzare), il punto diventa capire quali sono gli equilibri possibili. Se si immaginano le dinamiche del cloud gaming analoghe a quelle della console, l’acquisizione potrebbe essere fatta con le garanzie offerte da Microsoft. Ma le cose non stanno così.
Infatti, argomenta l’autorità britannica, se si capisce che cambiano le dinamiche e che esce fuori un mercato con un diverso tipo di competizione, bisogna prendere atto che Microsoft già oggi è molto più forte di tutti i suoi concorrenti del settore e che devono essere messe in atto delle misure competitive per evitare che abbia il sopravvento e faccia scomparire la concorrenza.
Conclusione
Se la tesi dell’antitrust britannico è sensata lo potrà dire solo la storia. E forse neanche quella, nel caso l’acquisizione non si faccia, perché si entra nel reame dei what-if, cosa sarebbe successo se.
Tuttavia è innegabile che la capacità che Microsoft ha avuto negli ultimi anni di reinventarsi in chiave cloud (ora anche con le intelligenze artificiali) e differenziare le proprie attività è stata talmente ben fatta che adesso pone sostanzialmente una minaccia per l’azienda stessa, perché le offre un vantaggio derivante dall’integrazione delle sue varie attività e componenti tecnologiche.
La capacità di ribilanciare il mercato con questo “ritorno” di Microsoft richiede una capacità di analisi e di comprensione non tanto delle normative quanto delle dinamiche tecnologiche sottostanti. Esse devono essere comprese e interpretate alla luce delle leggi, anziché procedere con criteri di valutazione arcaici che fanno riferimento ad assetti tecnologici e industriali superati. Il cloud esiste ed è una variabile che deve essere esplicitata.