Continuano i licenziamenti tra le aziende del mondo IT e anche Dropbox – azienda da tempo nota per i suoi servizi di file hosting – è costretta a mandare a casa il personale: ha annunciato il licenziamento di 500 dipendenti, circa il 16% dell’intera forza lavoro dell’azienda.
Il CEO Drew Houston riporta parole simili a quelle di suoi omologhi in questi casi: “Anche se la nostra azienda è redditizia, la nostra crescita è rallentata. […] i venti contrari del rallentamento economico hanno messo pressione sui nostri clienti e, a sua volta, sulla nostra azienda”, spiegando ancora che alcuni investimenti previsti non sono più sostenibili.
Qualcosa agli investitori si deve pur promettere e afferma anche che i tagli consentiranno all’azienda di costruire una sua divisione IA: “In un mondo ideale, sposteremmo semplicemente le persone da una squadra all’altra. E lo abbiamo fatto quando possibile. Tuttavia, la prossima fase di crescita richiede un diverso mix di competenze, in particolare nell’intelligenza artificiale […]. Negli ultimi due anni abbiamo portato grandi talenti in queste aree e ne avremo bisogno ancora di più”.
In passato Houston aveva già mostrato interesse verso l’intelligenza artificiale e il servizio di file hosting ha introdotto alcune funzionalità specifiche, come ad esempio, l’introduzione nel 2018 del riconoscimento automatico del testo.
Non è chiaro quali saranno le squadre colpite dalla nuova ondata di licenziamenti (315 perone erano state già licenziate nel 2021), ma il CEO ha parlato genericamente di “consolidamento”. Dropbox ha lanciato diversi servizi secondari negli ultimi anni, come un gestore di password e funzionalità dedicate al backup.
Tra le aziende che hanno avviato corpose campagne di licenziamenti, c’è Amazon, che ha tagliato 18.000 posti a inizio anno, seguiti da ulteriori 9.000; situazioni simili si sono registrate in Disney, Ericsson, Spotify, Google e Microsoft. Persino Apple avrebbe iniziato a ridurre il personale nonostante abbia adottato preventivamente strategie che l’hanno portata a essere colpita meno dal problema dei licenziamenti.
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