Con il lancio di Reality Pro, gli occhiali per realtà virtuale e aumentata, Apple scommette grosso e rischia la sua fama di azienda infallibile nella scelta dei prodotti che mette sul mercato; in pratica potrebbero essere il primo fallimento di alto profilo della Apple moderna, quella dal ritorno di Jobs ad oggi. È questo il succo di un articolo pubblicato oggi da Bloomberg e firmato da Mark Gurman, un giornalista che ha la capacità e gli agganci giusti per vedere dietro alle mosse di Cupertino.
Dopo essere entrato nel dettaglio già la scorsa settimana sul funzionamento di questo accessorio, Gurman si lancia in una previsione scarsamente tranquillizzante che viene messa in chiaro fin dall’inizio: «c’è una possibilità molto concreta che al lancio Reality Pro, benché carichi di tecnologie che li renderanno una meraviglia dal punto di vista dell’innovazione, si trasformino in un vero flop». Le ragioni? Molteplici e snocciolate una per una con riferimenti al passato e al presente e che a prima vista sono inscalfibili dal punto di vista logico.
Si parte da problemi intrinseci, l’autonomia di sole due ore, il funzionamento incerto in piena luce, la scarsa disponibilità di contenuti e il design scomodo, a questioni più generali. In primo luogo Apple non ha ancora idea di quale possa essere la loro reale funzione, l’applicazione killer per la quale gli occhiali dovrebbero diventare qualche cosa da acquistare. Attualmente Cupertino «spera che il video immersivo, l’integrazione con altri prodotti Apple e le chiamate in FaceTime allettino i consumatori ma io sono scettico – dice Gurman – che questo sia sufficiente».
In effetti con Reality Pro Apple si tuffa in acque quasi inesplorate. Non fu così con iPhone, iPad ed Apple Watch che avevano già una chiara funzione e predecessori che avevano già conquistato l’interesse di masse di clienti. Lì si trattava solo di creare qualche cosa di migliore per battere la concorrenza. Il risultato fu che Apple vendette un milione di iPhone in pochi mesi e dieci nel secondo anno, quindici milioni di iPad in otto mesi e dieci milioni di Apple Watch in un anno. Apple ora stima di vendere meno di un milione di Reality Pro nel corso del primo anno. Il che renderebbe i Reality Pro un prodotto che per le metriche di Apple sono poco più che un puntino sul radar.
Ciascuno dei prodotti precedenti, considera Gurman, del resto aveva punti di vantaggio rispetto ad altri prodotti che la gente conosceva: l’iPhone rivoluzionava l’esperienza dello smartphone, l’iPad era migliore di un iPhone e un Mac nella navigazione, nel video e nelle foto, l’Apple Watch superiore all’iPhone come activity tracker. I Reality Pro invece saranno migliori, forse, dell’iPhone solo nella visualizzazione dei video e in FaceTime: «dubito che questo sia sufficiente a spingere la gente a spendere per essi 3000$, sei volte il prezzo di iPhone al lancio, un prezzo che qualcuno allora pensava già che fosse esagerato».
Il mercato lancia al proposito segnali allarmanti: gli HoloLens di Microsoft sono tutt’altro che un prodotto mainstream tanto che la versione tre potrebbe non vedere mai la luce e i QuestPro di Meta hanno avuto una fredda accoglienza sia nella versione da 3500$ che in quella più economica. Più della metà della versione da 400$ dei Quest resta inutilizzato dopo 6 mesi dall’acquisto e i visitatori manifestano un disinteresse in Horizon Word poco tempo dopo essersi iscritti. I Reality Pro affronteranno le stesse difficoltà che colpiscono i prodotti Microsoft e Meta: prezzo elevato e utilità dubbia.
«Apple per evitare un fallimento di gigantesche proporzioni – chiude Gurman – dovrà percorrere una via molto stretta. Presentare i Reality Pro a basso profilo, come un’anteprima per sviluppatori di qualche cosa che deve ancora arrivare, ridurre presto il prezzo e accelerare sullo sviluppo hardware aumentando l’autonomia e dei contenuti con l’aiuto dei partner. Ma Apple non ha mai seguito un percorso del genere, in particolare non ha mai avuto un basso profilo sui suoi prodotti perché non ha mai avuto bisogna di farlo. Per questo almeno al momento la reputazione di Apple come macchina infallibile capace di sfornare un successo dopo l’altro è in bilico»