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Il grande fratello è tornato, la recensione di MacBook Pro 16 M2 Pro

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Apple ha annunciato i MacBook Pro M2 con nuovi processori M2 Pro e M2 Max, un passaggio evolutivo che replica quello già compiuto con i processori M1. Le novità dal punto di vista estetico e del design non ci sono ma dal punto di vista delle prestazioni ci sono invece diverse cose da dire e molte riflessioni da fare. Le abbiamo messe tutte in fila in questa recensione.

Un po’ di storia

Nel 2003 quando uscì il PowerBook 17, (e Macitynet era là…) computer portatile all’epoca considerato gigantesco, Apple fece quello che all’epoca sembrava un miracolo. Aveva realizzato un computer in grado di applicare filtri di Photoshop a un’immagine Tiff di grandi dimensioni mentre contemporaneamente si stava masterizzato un DVD video a otto volte la velocità di lettura. Praticamente nessun computer portatile riusciva a fare queste due cose insieme senza “bruciare” il DVD. E per di più il PowerBook 17 riusciva a farlo senza essere alimentato a rete, ma solo con la batteria.

Il grande fratello è tornato, la recensione di MacBook Pro 16 M2 Pro

Sono passati 20 anni (e qualche giorno) ma è questo lo stupore che si prova di fronte al nuovo MacBook Pro 16 con il nuovo processore M2 Pro e M2 Max. Un computer capace di fare cose, per di più alimentate a batteria, che nessun altro riesce a fare. Vere prove di forza, anche se in alcuni casi si tratta di guadagni forse infinitesimali, ma che non vanno visti nella prospettiva di un’automobile da pendolari, piuttosto nella capacità di una macchina di Formula 1 di giungere al limite. Un limite che si sposta decisamente più avanti, più in là. Prestazioni migliorate quando portare via alcuni decimi di secondo fa la differenza tra rimanere in pista e tenere la curva o dover frenare e arrivare ultimi. A partire dalla memoria.

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Hardware

Il nuovo MacBook Pro 16 ha un processore M2 serie Pro e Max che incrementa le prestazioni rispetto all’analogo M1. Non è rivoluzionario (quello è stato il processore della precedente generazione di MacBook Pro 16 e 14) anche perché la scocca e l’architettura generale rimane sostanzialmente la stessa. Tuttavia, cambia molto più di quel che può sembrare e oggi è un computer decisamente migliore da prendere: migliore della versione dell’anno scorso e migliore di praticamente tutto quel che si può trovare sul mercato. Gli unici forse per cui non ha senso comprare un MacBook Pro 16 M2 Pro come quello che abbiamo testato in questi giorni sono quelli che posseggono il modello dell’anno scorso. Per quanto estrema sia la loro attività lavorativa, non è a loro che è rivolto questo aggiornamento. Invece, la logica è quella di proporre un computer ancora più competitivo per chi vuole comprare un MacBook Pro oggi.

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Cosa cambia

I tre particolari che cambiano nel nuovo MacBook Pro 14 e 16 (ma da qui in avanti ci concentreremo solo sul modello con schermo da 16 pollici in prova) sono il SoC di Apple, il Wi-Fi, che adesso è ancora più performante, e la maggiore disponibilità di memoria RAM grazie al nuovo processore.

In sostanza, questo computer è la versione due punto zero di quella precedente. Però va detto: avercene di generazioni due punto zero come questa.

Chi ha comprato un MacBook Air M2 nei mesi scorsi, macchina di tutt’altra categoria ma la citiamo per fare solo un paragone, ha con tutta probabilità apprezzato più la nuova impostazione hardware: la scocca ridisegnata, il nuovo schermo, la presenza del MagSafe e altre cose simili, che non la differenza prestazionale tra M1 e M2. Eppure, anche nella classe entry level di Apple il guadagno anno su anno è stato notevole. M2 è un miglioramento sotto tutto i punti di vista.

Il nuovo M2 Max/Pro fa la stessa cosa rispetto agli omologhi M1 Max/Pro senza però avere più lo stupore di una nuova architettura che “rompe” con il mondo Intel/Amd. È un aggiornamento che aumenta del 15% il numero dei transistor rispetto alla generazione precedente grazie a una nuova lavorazione sempre a cinque nanometri progettata da Apple e realizzata come al solito da TSMC.

Non è un passaggio di generazione come sarà probabilmente il prossimo M3, ma è un potenziamento che si traduce in un aumento delle prestazioni fino al 30% e in un miglioramento più che avvertibile della batteria grazie a una serie molto ampia di ottimizzazioni soprattutto del firmware delle componenti che Apple ovviamente controlla e gestisce completamente.

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La scheda tecnica

Ecco cosa compra chi compra un MacBook Pro 16 M2 Pro come quello che abbiamo testato: processore M2 Pro M2 Pro CP2U 12 core GPU 19 core Neural Engine 16 Core, 200 GBps banda di memoria.

2Media engine H.264, HEVC, ProRes e ProRes Raw accelerato da hardware; Display Liquid Retina XDR con risoluzione nativa da 3456 per 2234 pixel e 254 pixel per pollice, con luminosità da 1000 nit con picchi da 1600 nit con contenuti HDR, gamma cromatica ampia P3 e TrueTone, refresh rate ProMotion fino a 120Hz.

32 Gb di memoria unificata, batteria da 100 Wattora e alimentatore Usb-C da 140 Watt; Unità SSD da 2 TB, e la consueta dotazione di porte: slot SDXC, porta Hdmi, uscita per cuffie mini jacl e porta MagSafe 3 per la ricarica, più tre porte Thunderbolt 4 Usb-C.

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La prova

Il modo migliore di utilizzare questo MacBook Pro 16 è usarlo senza collegarlo alla presa elettrica. È un computer che mostra qual è il suo vero punto di forza con l’alimentazione a batteria. È qui che dà molto di più di quanto non riescano a dare le macchine con Intel o Amd: sulla carta quest’anno ci sono processori più potenti con architettura x86 ma sono tali solo quando sono ospitati in scocche molto più grandi di questa (per la ventilazione) e alimentati a batteria. Altrimenti le prestazioni degli x86 decadono mentre quelle di M2 Pro spiccano e sono particolarmente bilanciate.

Se vi interessa avere sottocchio le prestazioni dei nuovi processori, MacWorld ha fatto dei test interessanti dai quali potete ricavare da soli le differenze in fatto di prestazioni. Si tratta però di numeri che pur confermando che i nuovi processori sono più veloci dei corrispettivi specialmente nel campo grafico, non dicono tutto,

Apple infatti è riuscita a migliorare ancora in maniera sostanziale l’equilibrio che già c’era tra potenza e consumo energetico. Le lavorazioni avanzate a cinque nanometri di questa generazione 1.5 dei suoi processori (la vera generazione 2.0 arriverà con i tre nanometri degli M3, l’anno prossimo) unite a una riscrittura pressoché completa dei firmware di tutte le principali componenti del computer assieme a migliori ottimizzazioni e integrazioni anche a livello di sistema operativo portano i MacBook Pro a soglie pressoché irraggiungibili da tutti gli altri.

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Abbiamo condotto la prova seguendo due differenti tipi di utilizzo che però secondo noi rispecchiano l’acquirente di questo computer. Il MacBook Pro 16 è un computer grande, a tratti anche pesante, che ha senso utilizzare se ci si muove in contesti dove non ci sono prese elettriche, secondi monitor e possibilità di costruire stazioni permanenti. È un computer per chi ha bisogno di portare l’equivalente del suo Mac Studio a giro e usarne quanta più potenza possibile. Per questo scopo, il MacBook Pro 16 M2 Pro è perfetto: eroga tantissima potenza e ha spazio sullo schermo da vendere.

Si può usare con Xcode per gestire progetti enormi, con i software per la creatività digitale nell’ambito video, immagini, audio, creatività. Tutti i settori possibili, forse potremmo dire tutti i tipi di software in vendita da aziende come Adobe (che copre più o meno l’intero spettro di quel che si può fare per la creatività digitale) al massimo della potenza. Oppure software per l’elaborazione di numeri, big data, statistica, addestramento reti neurali, gestione cluster di container con docker o macchine virtuali. La batteria, a seconda dell’intensità del carico di lavoro, ovviamente si abbassa velocemente: fino a sei ore sono comunque più o meno garantite.

Il “mondo” che si può mettere dentro i due tera di spazio della macchina che abbiamo testato è pressoché infinito. Abbiamo creato un cluster di circa duecento container per Docker da gestire con l’orchestratore Kubernetes. Si è sentita la ventola solo per trenta secondi poco dopo che è iniziato lo sprawling dei container.

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Secondo test “per divertirci”. Abbiamo creato una serie di macchine virtuali ed emulatori a cascata per provare come fare a far girare Linux dentro macOS con dentro una serie di altre macchine virtuali in parallelo (due distribuzioni di Linux alternative) più una macchina virtuale con Windows con dentro una macchina virtuale con macOS (non si potrebbe ma era solo per prova) con dentro una macchina virtuale con Mac OS classico, con dentro un vecchio emulatore del Commodore 64 sul quale abbiamo caricato Ms PacMan+, che abbiamo messo a tutto schermo per passare una ventina di minuti di relax nella nostra adolescenza.

Usiamo in giro

Ma un altro utilizzo simmetrico è anche quello del nomade digitale che non sempre “tira” la macchina. Tra un momento di lavoro intenso e l’altro, ci si può anche dedicare ad attività più tradizionali. Il lavoro leggero, che il grande schermo peraltro rende molto gradevole perché permette di gestire documenti di testo in maniera facile, senza finestre che si sovrappongono. Con questo “real estate” di schermo è possibile apprezzare il funzionamento di Stage Manager, che è un buon sistema ma richiede due cose: di essere utilizzato fin dal principio (cioè senza che la macchina sia già impostata con scrivanie virtuali e simili, come di solito facciamo) e che ci sia abbastanza spazio sullo schermo. In pratica, è uno dei tre modi di lavorare con Mac (a schermo unico, a scrivanie multiple magari con documenti massimizzati oppure appunto con Stage Manager) e su questo schermo da 16 pollici viene benissimo.

Questo tipo di utilizzo “low energy”, in cui si ascolta musica, naviga il web, gestisce la posta, gestiscono documenti di produttività personale (testo, fogli di calcoli, presentazioni) e si guardano film su Apple+ o Netflix o gli altri servizi di streaming, sul MacBook Pro 16 M2 Pro in prova è sorprendente. Perché in questo caso la batteria diventa praticamente infinita. Non siamo riusciti a scaricarla in un giorno, non siamo riusciti a scaricarla in due giorni: ce ne sono voluti tre pieni, nonostante abbiamo passato praticamente tutte le ore di veglia incollati davanti al computer.

Questo non è stato un test con un video in loop e un cronometro per misurare quando la batteria si scarica, oppure con degli script. È stato un test reale, sul campo, con il MacBook Pro come unico strumento di produttività. Ci sono le statistiche e i benchmark che dicono quanto va di più dell’anno scorso questo Mac e come va rispetto alla concorrenza, ma non dicono tutto. A parte che vanno sapute leggere, comunque le statistiche sono indicatori semplicemente di funzionamento in condizioni ripetibili. Il lavoro (e la vita) con un computer in generale e con questo in particolare non è una statistica. Bisogna “sentirlo” per capire come va e cosa può fare su molti ambiti e dimensioni diverse.

L’entrata di questo apparecchio in casa e nello home office, negli spostamenti, nelle riunioni, durante gli eventi da seguire per lavoro e i viaggi di trasferimento in treno, è riassumibile con una parola sola: rivoluzionaria.

Attenzione, non fraintendeteci. Il computer è certamente grande e sarebbe scomodo da portare in giro tutti i giorni se fossimo costantemente in movimento (i computer da viaggio perfetti a nostro avviso sono i MacBook Air) ma con un equilibrio ragionevole di movimento e lavoro da fermi, soprattutto in condizioni di mancanza di alimentazione costante o mancanza di postazioni consolidate di lavoro (dock con monitor, tastiera e trackpad o mouse esterni) questo MacBook dà il meglio. Infatti, ci ha permesso di avere l’equivalente di un Mac fisso sempre con noi senza alcun compromesso. Nessun limite di prestazioni e nessun limite ragionevole di autonomia.

I punti di forza

È molto potente, eroga la sua potenza anche senza alimentazione in maniera continua, scaldando pochissimo e con una resilienza della batteria davvero encomiabile. Non ci si rende conto che il computer è un MacBook portatile anziché fisso (grazie al grande schermo e alla potenza erogata anche senza essere alimentati da rete) e si può fare praticamente tutto. Al tempo stesso, ha anche una grande autonomia che permette, nei giorni di uso “leggero” del computer, di avere praticamente tutta la batteria che si vuole.

È un sostituto di fisso perfetto, con tutti i pregi e i difetti che questo comporta. Ma i pregi sono decisamente abbondanti. La resa dell’audio è semplicemente spettacolare: si sente benissimo tutto senza bisogno di cuffie sia per relax che per videocall che per usi professionali dell’audio (un montaggio senza speaker esterni). I microfoni sono di ottima qualità e anche qui Apple, pur usando gli stessi hardware della generazione precedente, sta facendo dei passi in avanti spettacolari con le ottimizzazioni del software e l’utilizzo di un approccio computazionale per tutto. La capacità di gestire audio in input e in output è semplicemente straordinaria.

Il video forse è la cosa che non riesce mai ad annoiare. Non c’è modo di considerare questo pannello come un “semplice” pannello da 16 pollici. Intanto, ha una resa di colori straordinaria e perfettamente calibrata, poi è molto luminoso e infine il notch, del quale si parlava due anni fa come se fosse la pietra dello scandalo, un problema insuperabile. adesso non si accorge più nessuno, grazie anche ai modi con i quali l’interfaccia di macOS è riuscita ad assorbirlo. A dimostrazione del fatto che le novità devono essere metabolizzate e, quando fanno uscire dalla zona di comfort richiedono un approccio più riflessivo: anziché gridare allo scandalo bisogna provare a vedere seriamente come funzionano. È stato così per il notch, sarà così con tutta probabilità anche per Stage Manager. È andata diversamente con la touch bar e con la tastiera ultrapiatta, ma in quel caso le innovazioni, dopo un tempo ragionevole, hanno dimostrato di non essere funzionalmente all’altezza per i molti ma solo per i pochi, e sono state correttamente superare.

Le debolezze

È un grande computer. Spiegarne il senso è un po’ complesso perché Apple alla fine ha una linea di computer piuttosto limitata per tipologia e questo vuol dire che ciascun tipologia di apparecchio interessa un pubblico diverso: studenti, docenti, persone che usano il computer nel tempo libero, persone che lo usano per lavoro, tipologie diverse di lavoro. Ci sono gli impiegati, i dirigenti, le persone che usano software per la produttività “tradizionale”, persone che usano strumenti per la creatività digitale, dai fotografi ai programmatori passando per tutto quel che c’è in mezzo.

I computer in questo contesto assumono valori e ruoli diversi. È facile pensare che questo MacBook Pro 16 vada bene a tutti ma non è così. Da questo punto di vista il difetto “vero”, a parte il prezzo, sono le dimensioni. Se sono necessarie per chi ha bisogno di tanta potenza, sono un accollo senza fine per chi in realtà non ne ha così tanto bisogno. Il MacBook Pro 14 con hardware equivalente (i due computer non hanno alcuna differenza interna a parte la dimensione dello schermo e della batteria) fa molto meglio di questo modello da 16 pollici nella maggior parte dei casi. Soprattutto, nei casi in cui si abbia il dubbio se serve questo computer. Ecco, se non sapete se vi serve un MacBook Pro 16 M2 Pro (o Max) allora vuol dire che non ne avete bisogno. E se invece decideste di prenderlo, lo trovereste scomodo sostanzialmente per le dimensioni e dovreste adattarvi voi a usarlo anziché essere lui che si adatta a fare tutto quel che vi serve.

In conclusione

Il computer in prova, che ripetiamo ha come caratteristiche il processore M2 Pro con CPU da 12 core (8 performance e 4 per efficienza) GPU a 19 core e Neural Engine a 16 core, 32 Gigabyte di Ram e 2 Terabyte di SSD, sul sito Apple costa 4.249 euro. La versione più economica (M2 Pro, 16 GB Ram, 512 GB SSD) costa 3.999 euro, la versione più potente “di serie” (M2 Max 12-30-16 core, 32 GB Ram, 1 TB SSD) costa 4249 euro, mentre la versione più carrozzata “on demand” (12-38-16 core 96 GB, 8TB) costa 7.699 euro.

Questo computer, quindi, parte da una base relativamente bassa di prezzo (e costa meno rispetto alla generazione precedente) ma scala verso l’alto in maniera spettacolare. Questo fa capire chiaramente che siamo davanti a una macchina esclusivamente per uso professionale. È un computer da lavoro e solo per certi tipi di lavoro.

Ad Apple certamente manca un computer meno potente e meno costoso con uno schermo altrettanto grande, per chi abbia bisogno di lavorare su progetti grandi ma meno impegnativi dal punto di vista prestazionale. Un MacBook Air 15, per intenderci. Tuttavia, la versione del MacBook Pro 16 M2 Pro in prova ci si avvicina nel senso che ha un costo relativamente più basso rispetto ai modelli molto più potenti (con M2 Max) e grande schermo e grande autonomia. Però usarlo come fosse un “grande Air” sarebbe decisamente limitativo. Infatti questo computer è comunque da considerare, a nostro avviso, prevalentemente se non solo un computer professionale ad alte prestazioni. È pensato per chi ha bisogno di potenza e velocemente, questo computer è il non plus ultra, con l’eccezione ovviamente della versione con processore M2 Max, che non abbiamo provato.

Lo consigliamo? Se avete un MacBook Pro 16 M1 Pro o Max (cioè il modello precedente) no, non serve a meno che non vogliate aumentare anche la memoria o lo SSD, cioè quelle parti che non si possono cambiare in un secondo momento dopo l’acquisto. Ma solo se avreste comprato un altro Pro 16 M1.

Se invece sapete di aver bisogno di un Caterpillar che fila come un Frecciarossa e ha i muscoli di un rimorchiatore anche senza bisogno di monitor esterni e prese di corrente, cioè se sapete di avere bisogno di un computer come questo, compratelo di corsa perché potrebbero essercene pochi in circolazione. Infine, se volete uscire dal mondo x86 e passare ad Apple Silicon, questa macchina vi offre dai tre ai cinque anni di funzionalità al massimo delle possibilità. Apple, sia per qualità dell’hardware che sul modo con il quale supporta i suoi processori nel tempo, non lascerà “andare” questa generazione di MacBook Pro così come sta ancora supportando i suoi “vecchi” MacBook Pro 16 con processore Intel.

Costa molto, offre moltissimo e, per rapporto peso-potenza-consumi vale il suo prezzo e anche di più.

PRO

  • Estremamente potente anche senza alimentazione di rete
  • Batteria pressoché infinita
  • Le stesse straordinarie componenti di prima (monitor, microfoni, casse, design)
  • Ideale per chi ha bisogno di un fisso ma non ha mai o quasi una postazione di lavoro fissa

CONTRO

  • Il prezzo è consistente: proporzionato al valore della macchina ma c22ertamente non economico (cosa che ne limita la democratizzazione)
  • La dimensione è importante e rischia di essere un ingombro eccessivo per molte tipologie di utenti

MacBook Pro 16″ 2023 è acquistabile presso i rivenditori autorizzati, APR come Juice (sponsor) e presso Apple Store presso cui è possibile ordinare configurazioni ad hoc . E’ disponibili in versioni “standard” e varie pezzature di SSD e Memoria anche su Amazon (sponsor).

Comprare MacBook Pro 16″ con M2 

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Comprare MacBook Pro 14″ con M2 

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Le recensioni degli altri

Nelle recensioni dagli USA i nuovi portatili professionali Apple MacBook Pro da 14 e 16 pollici con processori Apple Silicon M2 Pro e M2 Max vengono definiti una bestia di macchina, un’altra testata ancora, per la precisione PCMag, lo definisce il portatile perfetto, inclusa l’assegnazione di un raro punteggio pieno.

Elogi e aggettivi abbondano, anche se molti rilevano che si tratta di un aggiornamento che porta ancora più potenza di calcolo, prestazioni e autonomia, nei già ottimi MacBook Pro M1 Pro e M1 Max del 2021.

Da Apple il video stile mini keynote per MacBook Pro M2 Pro

E sono proprio i possessori dei modelli della generazione precedente gli utenti Mac che potrebbero fare a meno di aggiornare la macchina, come rileva Gizmodo. Questo perché, anche se l’incremento di potenza e autonomia è più che evidente, tanto da invogliare all’acquisto, il prezzo elevato e le maggiori prestazioni risultano giustificati solo per utenti professionisti che richiedono sempre il massimo e lavorano con budget sostenuti.

Per tutti gli altri utenti che non possiedono un MacBook Pro 2021, i nuovi modelli 2023 con i processori Apple Silicon di ultima generazione M2 Pro e M2 Max sono una macchina da sogno, per alcune testate il portatile perfetto che offre sia potenza elevata che lunghissima autonomia. Il design rimane quello della generazione precedente, ma la cura dei dettagli, la solidità e la qualità costruttiva di Apple hanno ancora pochi rivali nei portatili PC.

Da Apple il video stile mini keynote per MacBook Pro M2 Pro

Per gli utenti Mac che usano ancora un portatile Intel è un ottimo momento per cambiare: per molti utenti MacBook Air M2 rimane la scelta più calibrata, per chi vuole il massimo ora ci sono i MacBook Pro 2023. Tanto buoni anche nella precedente edizione che molti faranno la corsa per comprarli a prezzi scontati.

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