Con il nuovo TerraMaster T6-423 la casa cinese decide di svoltare pagina con un nuovo sistema operativo che è un deciso passo avanti ed un nuovo look, che permea tutta la linea Small Business e che speriamo arrivi anche in quella consumer.
Insomma, una svolta decisa ma che mantiene l’ottimo rapporto prezzo prestazioni tipico del marchio.
Outsider
Nel mercato dei NAS TerraMaster è una azienda che potremmo definire un “Outsider”, cioè un nome fuori da quelli più probabili che però potrebbe all’improvviso scalzare gli altri.
Il marchio è cresciuto molto negli ultimi anni, sia dal punto di vista software che da quello hardware, dove però ha sempre dimostrato una grande qualità costruttiva a cui, con questo TerraMaster T6-423, aggiunge anche un nuovo look molto più interessante.
Lo stacco con i modelli precedentemente recensiti, come ad esempio il TerraMaster F2-422 oppure il TerraMaster F2-210 che, seppure in una fascia di prezzo e operativa diversa, proponevano un look molto più spartano, è molto grande e qui si respira una aria decisamente più ambiziosa.
Dentro la carrozzeria
La scatola è un po’ anonima, lo ammettiamo, ma dentro trovano posto oltre al NAS vero e proprio, una serie di accessori utili e da non dare per scontati.
Si parte con l’alimentatore esterno, le cui dimensioni sono importanti, un cavo Ethernet, due sacchetti per le viti interne ed il relativo cacciavite (TerraMaster è l’unico marchio che lo inserisce di default) e una coppia di piedini per le vibrazioni, sui cui torniamo tra poco.
La realizzazione è interamente in metallo, a parte qualche inserto in plastica nera frontale, dove trova posto il logo su ogni slitta.
Di porte USB frontali non ce ne sono (peccato) ma nel retro se ne trovano due (USB-A 3.0 Gen2) più due porte Ethernet (RJ-45 2.5GbE), una HDMI due grandi ventole per il raffreddamento.
La gestione della temperatura è stata presa davvero seriamente, tanto che ci sono uscite d’aria tanto nella parte superiore che in quella inferiore: la parte superiore, una volta svitate due piccole viti poste vicino alle ventole, si sgancia facilmente aprendo agli alloggi dei banchi di RAM aggiuntiva e delle memorie NVME con connettori M.2, che restano così protetti quando in uso.
Una chicca va segnalata: il NAS può essere messo sia in posizione orizzontale che verticale, senza problemi (dato che il logo è mostrato nei due sensi). Attaccati al NAS ci sono già quattro piedini in gomma siliconi per l’appoggio e per la riduzione dei rumori di vibrazione dei dischi da 3,5″, ma altri quattro piedini sostano all’interno della scatola da mettere nella parte larga, se posizioniamo il NAS in orizzontale.
Preparazione
Dopo aver sbloccato la parte superiore e inserito l’unità di memoria SSD NVMe, abbiamo chiuso il NAS e ci siamo dedicati alla carica dei dischi sulle slitte frontali.
Queste sei sbloccano tramite un gancio frontale, appena a fianco il marchio e una volta estratta, la slitta permette il gancio dei dischi tramite le viti a corredo, suddivise per dischi meccanici o SSD.
Le slitte mostrano un LED frontale per indicare quali sono attive e quali invece vuote: non ci sono coperchi frontali, le slitte sono a vista, il che è normale per un prodotto pensato soprattutto per l’ufficio.
La quantità totale supportata dal modello a 6 slitte, oggetto di questo test (ma ce ne sono altri due a 9 e 12 slitte) è di 120 TB, corrispondenti a 6 dischi da 20 TB l’uno (come questo) ma il NAS supporta anche un carico misto, come nel nostro caso, di dischi meccanici e a stato solido.
Una volta finito abbiamo messo online il NAS e individuato tramite l’App MyNet e tramite Safari proceduto all’inizializzazione vera e propria, che è molto semplice e anche chi è a digiuno di nozioni può arrivare alla fine del processo, seppure la base delle teorie del RAID deve starci, perlomeno per scegliere la destinazione migliore.
Ovviamente per questo caso il NAS permette l’uso di diversi metodi RAID per la creazione di dischi, tra cui anche un interessante TRAID, un sistema proprietario di TerraMaster, simile a RAID 5 ma meno esigente nella ridondanza.
Come funziona
Il nuovo e fiammante TOS 5 (5.0.171 durante la recensione) è un deciso passo avanti rispetto al passato, sia dal punto di vista dell’interfaccia e dell’usabilità, adesso molto più vicino alla concorrenza, anche per il numero dei servizi offerti, nonostante il gap per quelli di seconda fascia rimanga.
Oltre ai servizi di condivisione e gestione interna dati dal sistema operativo, l’App store è proprio di diversi servizi interessanti.
Tra tutti citiamo la possibilità di creare VPN dedicate, un server web, gestire la sincronizzazione di diversi servizi cloud come GoogleDrive, OneDrive, Dropbox e altri, la gestione di videocamere sincronizzate via rete, backup e anche una parte multimediale data dal’App Terra Photo e da una versione in beta di Plex che, però, a noi ha funzionato bene.
Qualcuno noterà che manca un client Transmission, speriamo che con l’ultimo update arrivi anche su questo tipo di NAS, perchè anche se non è fondamentale, può rappresentare una valida scelta per chi ha una banda limitata.
Durante il funzionamento abbiamo potuto notare la particolare silenziosità della soluzione, nella quale una evidentemente attenta progettazione interna ha favorito il circolo dell’aria senza per questo pesare troppo sulle due ventole posteriori, che funzionano ma a regimi sempre bassi.
Il processore interno Intel Celeron N5105/5095 Quad Core 2.0 GHz a 64bit sembra perfettamente a suo agio per i tipici compiti di un dispositivo come questo, con i 4 GB di RAM che però andrebbero aiutati da (almeno) un altro banco da 4 GB da installare accanto alle unità SSD M.2, sino ad arrivare ai 32 GB previsti al massimo della capacità operativa (2×16 GB).
Per questo aspetto molto dipende dall’utilizzo principale del NAS: per la semplice archiviazione di dati e l’utilizzo contemporaneo di più condivisioni, sino a poche unità, i 4GB sono più che sufficenti, mentre ne servono sicuramente di più se il numero di utenti aumenta o se si iniziano a usare servizi importanti, partendo da Plex e arrivando alla virtualizzazione.
Le possibilità sono tante, dalla trascodifica hardware integrata alla possibilità di virtualizzazione (ma non eccessiva, meglio su Linux che su Windows).
Controversa la parte di accesso: l’accesso via cloud è stato potenziato e reso più semplice, tanto che la configurazione adesso è automatica, e si aggiunge a quella VPN disponibile via App.
Da rivedere invece la parte relativa alle App mobile: l’App c’è ma va cercata (questo il link per iPhone, nell’App Store cercando TerraMaster non compare nulla) e comunque nel nostro caso ha avuto diversi problemi durante la fase di accesso, molto meglio da browser sia da Mac che da PC Windows.
Considerazioni
Questo nuovo TerraMaster T6-423 sembra staccarsi nettamente da quelle che erano le proposte precedenti della casa cinese, alzando notevolmente le capacità di un prodotto che non più focalizzato principalmente sull’archiviazione, ma che inizia a spaziare per svariati servizi, legati alla multimedialità e alla produttività generale in ufficio.
La grande classe costruttiva, che ha sempre caratterizzato questo marchio, si affaccia ora in modo più aggressivo ad un mercato che vede finalmente un nuovo player, che ha sicuramente dei margini di miglioramento via software, che si mostra capace di competere già adesso per il posto della mensola dell’ufficio, più che per quello di casa.
Pro:
• Molta attenzione ai dettagli costruttivi
• Elastico nelle configurazioni
• Ottimo rapporto prezzo/prestazioni
• Molto silenzioso
Contro:
• Manca una porta USB frontale
• TOS 5 necessita di attenzione per gli utenti più esigenti
• La parte mobile va curata di più
Prezzo:
• 699,99 € (TerraMaster T6-423, vuoto)
• 999,99 € (TerraMaster T9-423, vuoto)
• 1.399,99 € (TerraMaster T12-423, vuoto)
• 113,37 € (SanDisk Ultra 3D SSD, 1 TB)
• 326,75 € (Western Digital WD HDD Red Plus, 12 TB)
TerraMaster T6-423 è disponibile a partire dal sito web della casa madre, nelle configurazioni da 6, 9 oppure 12 dischi ma lo potete trovare più comodamente anche presso Amazon.it.
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