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Niagara, la madre di tutti i launcher Android

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Si parla sempre della rigidità di Apple con iOS e della grande flessibilità con Android, dove puoi cambiare tema di interfaccia, icone e mille altre cose molto facilmente. In realtà, l’interfaccia del telefono, chiamiamola “launcher” perché è la parte che ci interessa, è limitatamente flessibile. Nel senso che l’utente Android può scaricare dei launcher alternativi a quello creato dal produttore del telefono o da Google stesso (le versioni “pure” di Android) e sfruttarla per quello che può fare.

Gli utenti Android infatti hanno in genere la possibilità di custimizzare il proprio launcher nel senso che possono scaricarne uno che gli piace, differente da quello che viene fornito. Anche tra i launcher indipendenti si trovano alcune cose ma certamente non tutte.

E poi arriva quello più particolare, una vera rivoluzione estetica tascabile per il XXI secolo, frutto dell’incrocio tra un launcher, Niagara, un software di customizzazione dei widget, Klpw, e la gigantesca community che sta crescendo dietro.

Cos’è Niagara

Utilizziamo Niagara sul telefono Android che usiamo per fare test di software e di funzionalità da tempo. A ogni aggiornamento proviamo la versione stock o quella che ci propone il produttore di ciascun telefono, però alla fine torniamo da Niagara. Perché ha alcuni vantaggi.

Intanto, senza particolari customizzazioni è molto leggero e permette di dare vita e velocità a telefoni un po’ più vecchi senza problemi. E poi offre un approccio molto originale all’uso dei telefoni con schermo più grande (quelli che tipicamente utilizziamo) e cioè la possibilità di fare tutto con una mano sola grazie alla logica di funzionamento.

Niagara è stato creato da un ragazzo tedesco di ventuno anni, Peter Huber, che ha messo su un piccolo business con la versione a pagamento Pro (ma la “normale” permette di fare tantissimo) e una community molto coesa.

Cos’è Klpw

Accanto a Niagara, che offre una interfaccia di tipo nuovo, si può mettere un software straordinariamente flessibile per creare tutte le customizzazioni che si vogliono, potenziando di molte volte l’impatto che la nuova interfaccia di Niagara offre.

Con l’utilizzo del widget maker (che richiede la versione pro a pagamento per funzionare al meglio e poter usare temi e set di icone che, a loro volta sono venduti sul Playstore a uno o due euro, quando sono più curati) si possono creare interfacce completamente diverse.

Una interfaccia totalmente customizzata che permette di fare molte cose differenti da quelle previste dai produttori di telefoni, che invece avevano la pessima abitudine di “blindare” i telefoni dietro a un launcher e a una interfaccia che anziché andare incontro alle esigenze degli utenti per molti anni è servita solo da fattore di differenziazione di mercato, da spinta per software proprietari dell’azienda produttrice, e troppo spesso con un impatto fortemente negativo sul sistema operativo e il processore.

La customizzazione della community

Niagara, come dicevamo, sarebbe già stata una grande idea di per sé, senza una community di modder dietro. «Ho iniziato questo progetto nel 2016 – dice Peter Huber – perché non ero contento che i telefoni fossero diventati più grandi, ma la mia schermata iniziale rimanesse sempre la stessa. Raggiungere le mie app non era più divertente». La prima versione lanciata sul mercato Android di Niagara faceva già moltissimo: era una rivoluzione radicale dell’approccio tradizionale allo smartphone.

L’esperienza d’uso dell’interfaccia di Niagara propone infatti una fila di app su un lato, che si adatta in maniera dinamica allo scorrere del dito. Ci sono ovviamente quelle preferite, sempre in evidenza al di sopra della lista, ma se scorrendo con il dito dall’alto in basso si tirano fuori tutte le altre, in ordine alfabetico. E si può scegliere se vedere l’elenco, i nomi, solo le icone e tutto il resto.

In questa maniera, ed è l’intuizione geniale di Peter, il telefono si può usare con una mano sola, la schermata iniziale rimane “pulita” di un minimalismo che avrebbe fatto impazzire il Bauhaus, e persino le odiose notifiche, con le quali i designer di interfacce litigano da anni, adesso si vedono subito. Abbiamo già detto, poi, che il launcher è leggerissimo, cioè rende veloci anche i telefoni relativamente più vecchi o meno potenti? Sì? Beh, ripetiamolo, perché non è una cosa da poco.

E poi la rete ha scoperto Niagara e ha capito che poteva essere uno strumento di grande creatività. A differenza di altri launcher indipendenti, che sostanzialmente sostituiscono all’esperienza di base o del produttore di un particolare telefono un approccio specifico, con Niagara si libera spazio per essere davvero creativi e fare quel che si vuole. La rete non ci ha messo molto a capirlo e adesso torme di giovani e meno giovani si sono lanciati nella personalizzazione dell’esperienza d’uso di Android in maniera più radicale.

La cultura del ricing

Quel che fa la differenza è una cultura che viene in realtà dal mondo Linux e prima di questo dal mondo delle automobili “truccate” per sembrare più belle e potenti, anche se un po’ cafone. Stiamo parlando della cultura del “ricing”. In ambiente Linux “fare ricing” vuol dire customizzare la propria distro (Debian, Arch e via dicendo) per renderla speciale, visivamente e graficamente unica. Si usano alcuni software particolari (come il windows manager i3wm, ad esempio, e la versione per Wayland, Sway) e poi si gioca sulla customizzazione di tutto, dal wallpaper ai font al modo con il quale vengono presentate le informazioni.

È qualcosa di più ampio e più profondo che non mettere semplicemente uno sfondo animato o qualcosa del genere (con il vecchio Mac OS 9 si potevano fare molte cose, al riguardo). Non occorre saper programmare e il “motore” del computer rimane il medesimo, ma si cambia la carrozzeria, si aggiungono luci, si aprono le porte in maniera diversa, si dispongono i sedili con tutto un altro criterio.

Questo è quello che è arrivato su Android grazie al launcher di Peter, Niagara. Peter ha ascoltato la community e ha reso sempre più flessibile Niagara, che è diventato il più diffuso tra i launcher indipendenti come Nova, Total e (addirittura) il launcher indipendente di Microsoft.

«Con l’aiuto della community di Niagara Launcher – dice Peter – ho potuto assumere Max, il mio amico che ho conosciuto all’università, come mio co-sviluppatore e fondare il mio piccolo studio indipendente». La parte interessante però è la community. Divisa sul canale ufficiale su Telegram e Reddit, produce idee, modelli, template. Si condividono le immagini più belle, le configurazioni, i set speciali di icone per rendere il telefono un oggetto lunare.

Il telefono del futuro o un altro telefono adesso

La cosa più divertente di Android è la promessa che l’utente possa farci quel che vuole, rispetto a un iPhone “blindato” e gestito da mamma Apple. È una promessa però mantenuta sino a un certo punto. I launcher, anche quelli “vaniglia” come fa Google, permettono poca personalizzazione, perché sono programmati in quel modo. Peter invece ha programmato il suo Launcher per essere customizzabile e compatibile con i widget maker come Klpw (che, nello specifico, è a sua volta tutto un mondo) ed è sostanzialmente l’unico che sta mantenendo fede alla promessa fatta da Google con Android.

Peter ha creato qualcosa che nessuno sinora era riuscito o aveva voluto fare, la rivoluzione non lo sta certamente trasformando in un unicorno con quotazione miliardaria, anzi ha fatto una piccola società ed ha assunto un altro programmatore, suo amico, per andare avanti con lo sviluppo e la manutenzione di Niagara.

Il suo lavoro è quello di fare in modo che gli altri possano rendere più unica la loro esperienza di Android. Dal nostro punto di vista Peter con Niagara sta costruendo il telefono del futuro, sta rendendo l’esperienza d’uso di Android finalmente interessante, sta dando spazio al talento della community e, dopo le interfacce da fantascienza che si vedono nei film, finalmente porta una ventata di novità genuina nelle mani degli utenti. Non male per un ragazzo tedesco di neanche 25 anni, no?

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