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I vincitori italiani del James Dyson Award 2022

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Una soluzione per rendere autonomi i nuotatori con disabilità visive, un drone-salvagente pilotabile da remoto per il soccorso in mare in condizioni estreme, un deambulatore del futuro. Questo è il podio con i tre finalisti dell’edizione italiana numero 18 del James Dyson Award, l’annuale concorso internazionale di progettazione e design promosso dalla James Dyson Foundation, ente a scopo benefico dell’azienda omonima.

A selezionare i tre vincitori sono stati selezionati da una giuria italiana: Irene Boni, Amministratore Delegato di Talent Garden l’azienda di formazione più grande a livello europeo sul digitale che ha da poco inaugurato l’Italian Tech Academy; Matteo Curti, autore e speaker di Radio Deejay appassionato di innovazione; Andrea Ricci, Noise and Vibration Research Engineer di Dyson.

Il primo classificato: il progetto Argo

Il primo classificato dei tre è il progetto Argo: l’invenzione che mira ad aumentare l’autonomia dei nuotatori con disabilità visiva, segnalando la virata e l’orientamento in vasca attraverso precise vibrazioni, realizzato in stretta collaborazione con una nuotatrice ipovedente. L’invenzione è stata creata da Sara Labidi, Giuseppe Campanale, Daniela Bigon della Università IUAV per risolvere un problema fondamentale per i nuotatori e soprattutto per la disciplina paralimpica (avvenuta a Roma nel 1960) del nuovo, uno sport estremamente apprezzato per gli atleti con varie disabilità, tra cui quella visiva, per via degli evidenti vantaggi sociali, fisici e psicologici.

Trattandosi di nuoto adattato, ad oggi è necessaria la presenza di un tecnico che guidi l’atleta nel corso dell’intera attività: il cosiddetto tapper, che segnala virate e arrivi toccando la testa o la spalla del nuotatore con un bastone dotato di un terminale in gomma.
La virata, però, non rappresenta la sola problematica da affrontare per gli atleti ciechi; infatti risulta particolarmente difficile anche mantenere un andamento rettilineo nella corsia, tendendo così a nuotare verso i galleggianti che, oltre ad ostacolare la performance agonistica, provocano continue lesioni fisiche.

Da queste osservazioni e con l’ambizioso obiettivo di rendere autonomi i nuotatori con disabilità visive all’interno della vasca, nasce Argo, una tecnologia con costi contenuti alla portata di tutti che diviene l’alleato più affidabile per l’atleta.Argo è un dispositivo indossabile che ha l’obiettivo di aumentare l’autonomia dei nuotatori con disabilità visiva, segnalando la virata e l’orientamento in vasca attraverso le vibrazioni. La genesi del progetto ha visto una forte collaborazione con una nuotatrice agonistica ipovedente, che ne ha plasmato le caratteristiche insieme ai designer.

1Oltre al dispositivo indossabile, da agganciare agli occhialini da nuoto, Argo si configura come un contenitore portatile composto da tre elementi: una stazione di ricarica wireless che funge anche da custodia per il dispositivo e due apparecchi gemelli contenenti un laser, una fotocellula e un sensore a ultrasuoni da collocare sulle due estremità della piscina. Essi rilevano i movimenti del nuotatore e lo avvertono sia sull’orientamento lungo il rettilineo, sia dell’approssimarsi del bordo della corsia, il tutto tramite tre vibrazioni differenti.

Secondo posto al drone salvagente pilotabile L.B. Drone

La soluzione pensata da Edoardo Sernicola dell’Istituto Europeo di Design serve a risolvere una situazione di forte rischio causata da mare grosso, forte vento o distanza dalla costa. Questi sono soltanto alcuni degli elementi che concorrono a definire “estreme” le condizioni di un soccorso in mare aperto, un contesto in cui ogni minuto può fare la differenza e l’errore umano può fatalmente giocare un ruolo cruciale. L’invenzione L.B. Drone coniuga l’efficacia di un salvagente con l’efficienza smart di un drone, assicurando tempismo, adattabilità ad ogni situazione e precisione nel raggiungere la persona in pericolo.

L.B. Drone (Life Buoy Drone) è un salvagente-drone controllabile da remoto o con sistema autonomo di pilotaggio (in caso di mancanza di segnale), dotato di un telaio estendibile che si adatta fino a due persone, garantendo resistenza strutturale e spinta idrostatica sufficienti a sostenere diversi carichi. Sensori per il tethering, rilevamento satellitare e fiale di CO2 completano il quadro della dotazione di sicurezza.

Terzo posto per il deambulatore del futuro FIIL

Creato da Martina Arleo della Scuola di Ateneo Architettura e Design “Eduardo Vittoria” dell’Università di Camerino, il progetto ha l’obiettivo molto ambizioso di innovare ciò che non è mai stato innovato: il deambulatore per persone anziane. Infatti, con una popolazione mondiale che invecchia sempre di più e che nel 2050 conterà oltre 2 miliardi di anziani, risulta fondamentale occuparsi dei problemi concreti della terza età e dunque anche degli ausili sanitari. Per l’appunto, gli attuali supporti per la deambulazione da interno sono ancora caratterizzati da un aspetto formale rigido, freddo e legato al contesto ospedaliero. A causa di questa scarsità, le case sono invase da prodotti asettici, estranei e non integrati nell’ambiente domestico. Questo tipo di estetica porta frequentemente negli anziani una maggiore insicurezza, che spesso si traduce in un rifiuto dell’utilizzo del deambulatore stesso.

La soluzione di Martina Arleo è FIIL, un deambulatore per interni, che si rivolge al mondo della terza età con una particolare attenzione al lato cognitivo degli utenti. Si presenta con un aspetto formale che non sembra essere tipico dei soliti deambulatori in commercio, caratterizzati da un linguaggio tecnico e freddo. Al contrario tende ad avvicinarsi, attraverso materiali caldi e funzioni aggiuntive, alla dimensione umana dell’utente. L’ausilio è costituito da una combinazione di parti in acciaio e parti in legno, e presenta inoltre alcune funzioni integrate, come la possibilità di potersi sedere nei momenti di bisogno o di poter trasportare oggetti durante la deambulazione autonomamente.

Secondo la giuria è un’ottima idea: “Una grande ma semplice idea. La rivisitazione di un prodotto comune che invece di essere realizzato in tubi di alluminio a vista, si adatta in maniera più integrata agli ambienti domestici delle nostre case. Un design che non sacrifica l’ergonomia e la praticità ma, anzi, aggiunge funzionalità al prodotto includendo una seduta e la possibilità di portare oggetti, aiutando cosi a rimuovere alcune delle barriere psicologiche nell’utilizzo degli strumenti di supporto da parte delle persone anziane”.

Cosa succederà a questi progetti

I progetti accedono alla fase internazionale del concorso, competendo con i progetti provenienti dagli altri paesi in cui è presente il premio. Il vincitore internazionale, scelto da James Dyson in persona, sarà annunciato il 16 novembre e si aggiudicherà il riconoscimento finale di 35.700 Euro. Ai due finalisti internazionali andrà invece una somma di 5.900 Euro ciascuno.

Il James Dyson Award è parte di un impegno più ampio di Sir James Dyson per dimostrare il potere degli ingegneri di cambiare il mondo. Il concorso ha sostenuto più di 285 invenzioni con premi in denaro ed è gestita dalla James Dyson Foundation, un ente di beneficenza per l’educazione in ambito ingegneristico finanziata dai profitti Dyson.

Il Dyson Institute of Engineering and Technology, la James Dyson Foundation e il James Dyson Award incoraggiano gli aspiranti ingegneri a mettere in pratica le proprie conoscenze e scoprire nuovi modi di migliorare la vita delle persone attraverso la tecnologia. Ad oggi, la James Dyson Foundation ha donato oltre 140 milioni di sterline per concetti innovativi nell’istruzione e in altre cause benefiche, incluse 12 milioni di sterline all’Imperial College di Londra per creare la Dyson School of Design Engineering, e 8 milioni di sterline all’Università di Cambridge per creare il Dyson Centre for Engineering Design e il James Dyson Building.

Per tutti gli articoli su Dyson consultate la sezione dedicata del nostro sito. La sezione italiana del sito è raggiungibile da questo link.

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