L’estate, si sa, è la stagione nella quale si fanno gli esperimenti, si provano cose nuove e ci si dedica al piccolo bricolage. Questa estate abbiamo deciso di fare un piccolo lavoro di “rimessa in forma”. Abbiamo rimesso in pista un display Apple di 14 anni fa collegandolo con una serie di adattatori a un Mac mini M1, cioè un computer di ultimissima generazione.
Per farlo, ci siamo dovuti basare sulla flessibilità dell’uscita video dello standard Usb-C perché la porta HDMI non era utilizzabile in alcun modo. Ma vediamo nel dettaglio cosa abbiamo fatto e con che cosa.
Mac mini M1
Sul Mac mini in generale c’è poco da dire: è uno dei computer migliori di Apple più amati di sempre. Sul Mac mini M1 in particolare si può dire solo che è eccezionale. Un computer che ha potenza da vendere e una termica unica, grazie alla ventolina silenziosissima e all’abbondante spazio dentro la scocca generosa e iconica. La rivoluzione M1 lo ha visto come protagonista. Lo abbiamo recensito qui e possiamo dire che buona parte della redazione si è fatta convincere e ha comprato questa piccola bomba. In particolare, il Mac mini M1 del redattore utilizzato per questa trasformazione è un modello con 16 GB di Ram e 1 Terabyte di SSD comprato ricondizionato pochi mesi dopo l’uscita di novembre 2020 del mini M1 assieme al MacBook Air M1 e al MacBook Pro 13 M1.
Lo giudichiamo altamente competitivo con l’iMac, del quale ha tutto tranne l’estetica e il monitor (oltre a qualche porta in meno, come vedremo più avanti). Per questo abbiamo deciso di trovare una soluzione “vintage” che permettesse di valorizzare l’estetica Apple senza penalizzare il portafoglio.
Apple Cinema Display 24
Alla fine del 2008 Apple annunciò la commercializzazione di un nuovo display per la nuova famiglia dei MacBook, appena nata. Il Cinema Display Led aveva un monitor da 24 pollici retroilluminato con caratteristiche ancora interessanti: risoluzione massima 1920 per 1200 pixel, densità dei pixel 94,3 per pollice, pannello IPS da 16,7 milioni di colori con angolo di visuale di 178 gradi in orizzontale e verticale e tempi di risposta di 14ms, rapporto di contrasto 1000:1 e 330 cd/m2. Un buon monitor abbastanza luminoso e con una risoluzione adatta a chi vuole scrivere e guardare video sino a 2K (il che non è affatto male per Netflix e Tv+).
Il monitor, modello A1267, è stato in produzione da ottobre 2008 a luglio 2010, costava inizialmente 849 euro, ha un design classico con scocca in alluminio da 9,4 Kg, staffa ad L, casse audio, microfoni e videocamera iSight integrati. In più ha una serie di 3 porte Usb 2.0 e ha un cavo molto particolare: infatti dal monitor esce un cavo proprietario non sostituibile (non si stacca) con tre terminazioni: un maschio mini DisplayPort (del quale parleremo diffusamente tra un attimo), una Usb 2.0 e un MagSafe di prima generazione.
Il monitor infatti era stato pensato da Apple soprattutto come base per i MacBook appena usciti: con un unico cavo diviso in tre parti terminali era possibile infatti collegarsi all’alimentazione, alla porta dati e alla porta video del computer, trasferendo di fatto tutte le funzioni sul Mac. La presenza delle porte Usb sul retro permetteva anche di collegare mouse e tastiera con fili, anziché usare quelli senza fili, trasformando il monitor di fatto in una docking station per i portatili di Apple.
A quasi quindici anni di distanza, è ancora possibile utilizzarlo con un Mac mini M1?
Il problema della mini DisplayPort
Come è apparso subito evidente, l’unico vero problema per agganciare il monitor a un Mac moderno è l’assenza della porta mini DisplayPort o DisplayPort (esistono numerosi ed economici adattatori per convertire i due formati di DisplayPort). Il che è un peccato perché in realtà il formato della DisplayPort è totalmente incompatibile con HDMI, e non esistono in commercio adattatori capaci di trasformare il segnale dell’una in quello dell’altra. In pratica, non si può attaccare il Mac mini al monitor Apple Cinema Display utilizzando un semplice adattatore.
Tuttavia, esistono vari adattatori per collegare un monitor DisplayPort (e quindi mini DisplayPort) a un computer via Usb-C. E proprio su questo ci siamo indirizzati. Abbiamo trovato due soluzioni, una più economica e “facile”, e una più costosa e scomoda. Iniziamo da quest’ultima.
Un costoso dock con adattatori
Cercando in rete abbiamo trovato un vero e proprio dock per connettere in realtà i computer portatili Si tratta di ICY BOX modello IB-DK2102-C USB-C Docking Station versione Mini DP, disponibile su Amazon.
Le caratteristiche sono una uscita 4K HDMI, Mini DisplayPort, VGA, LAN, PowerDelivery, USB 3.0, lettore di schede, porta audio, scocca in alluminio di color antracite/nero. Costoso, fin troppo ricco, decisamente grande per i nostro scopi, lo abbiamo utilizzato per alcuni giorni e possiamo dire che funziona perfettamente nella parte di connessione video, oltre a permettere di attaccare il cavo Usb 2.0 al monitor, ottenendo così l’usabilità della iSight, microfoni e soprattutto delle casse integrate, che hanno ancora una buona resa rispetto a quel che si può trovare sul mercato e soprattutto vengono comandate direttamente dal Mac.
Abbiamo però deciso di cercare una soluzione “più leggera”. E l’abbiamo trovata.
Un piccolo adattatore molto più compatto
Perché utilizzare un intero dock quando basta un adattatore? O meglio, due? Abbiamo preso un adattatore della Coetech, modello USB-C Adattatore a Mini Displayport, Tipo C a Mini DP con Supporto per la Ricarica PD 4K@60Hz pensato dall’azienda cinese per Apple iPad PRO 2018 e MacBook PRO 2017/2016.
Siamo felici di dichiarare che funziona perfettamente anche con la Usb-C di un Mac mini M1 del 2020. Con questo adattatore abbiamo sfruttato una delle due porte Usb-C (solo due, purtroppo) e attaccato la Usb 2.0 del monitor a una delle due porte Usb-A del Mac mini.
Qui sono cominciati i problemi soprattutto in fase di sleep e risveglio del computer. Tanto che alla fine abbiamo optato per un adattatore che avevamo in casa e abbiamo collegato la Usb 2.0 alla seconda Usb-C del Mac mini, senza avere più problemi.
Purtroppo su Amazon l’adattatore che abbiamo comprato non è più disponibile, ma ci sono altri modelli equivalenti come questo di Cerrxian o questo di Gintooyun.
La configurazione finale
La possibilità di avere un monitor “vintage” di Apple a basso costo (attualmente questi monitor si trovano su eBay a circa 100-150 euro) ha permesso di ricreare un angolo di lavoro adatto alle tecnologie attuali ma con un gusto vintage unico. La risoluzione è più che adatta per chi deve passare molte ore davanti al computer a scrivere e, a nostro avviso, 24 pollici sono una dimensione pressoché perfetta per chi sta seduto davanti a un tavolo a una distanza normale dal monitor.
Essendo una posizione di lavoro “vera” e non una costruzione per Instagram o YouTube, come vedete dalle foto è un po’ più incasinata di quanto non ci si aspetterebbe in un’epoca di estetiche “finte”. Tuttavia, è genuina.
Abbiamo collegato la tastiera Usb di Apple e il nostro fido lettore/masterizzatore Cd sempre di Apple entrambi all’hub del monitor, ottenendo in ogni caso un vantaggio rispetto all’uso delle poche porte del Mac mini. Infine, utilizziamo la trackpad di ultima generazione che rende l’uso del computer molto meno stressante per il polso e offre le stesse gesture di un MacBook, rendendo così simmetrico l’utilizzo del Mac mini e del MacBook Air M1 (che è l’altro computer che chi scrive utilizza).
Conclusioni
Sotto al nostro Mac mini M1 c’è il “vecchio” Mac mini del 2008, quello sì ancora compatibile con la MiniDisplay Port ma purtroppo, a differenza del monitor, ormai “sfiancato” per un utilizzo moderno.
Sopra il Mac mini c’è l’immancabile bonsai della Lego, che è l’unica pianta che ha una possibilità di sopravvivere attorno a questo computer.
Infine, due considerazione pratiche: la prima è il consumo. Soprattutto d’estate questo monitor, che una ventola interna completamente impossibile da sentire ma che serve a dissipare il calore della scheda logica, scalda abbastanza. La stessa tecnologia Led del pannello non è delle più efficienti che dal punto di vista del consumo energetico. Non abbiamo idea di quanti gradi emetta ma sappiamo che il wattaggio complessivo richiesto dal monitor è al massimo di 212 Watt quando carica un MacBook Pro. In realtà il monitor non ha un pulsante di spegnimento (appartiene a “quell’epoca” dei prodotti Apple voluti da Steve Jobs e disegnati da Jony Ive) ma sappiamo che il consumo con alimentazione a 230 Volt (come in Italia) in stand-by o sleep è di 0,85 Watt, a piena luminosità è di 81,2 Watt, a metà luminosità invece consuma 57 Watt. I migliori monitor 24 pollici attuali consumano tra i 50 e i 30 Watt.
A metà luminosità, che è quella che utilizziamo sempre, il monitor è riposante per gli occhi e perfettamente leggibile. La dimensione dei pixel applicata ad attività di scrittura e lettura (più qualche film e video) è molto rilassante per la vista. Non lo consigliamo a chi fa editing video o di immagini.
La seconda cosa: il monitor è spesso circa 2 centimetri. Dal momento che la iSight (la videocamera integrata di Apple) ha una risoluzione imbarazzante di 640 per 480 con luminosità molto ridotta e il microfono superiore è altrettanto poco performante, l’annuncio di Camera Continuity con macOS Ventura è stata la spinta finale che ci ha convinto a mettere questo monitor “in produzione”.
Infatti, non solo è molto bello e riposante per la vista, con consumi ancora accettabili, ma è dotato di casse audio che permettono di usarlo per il multimediale e, con un iPhone dotato di adattatore con profondità di aggancio di 2 cm (questo sarà casomai il problema) è ancora perfettamente compatibile con il dannato mondo delle videocall e videoconferenze, che da un paio di anni a questa parte è diventata la condanna per molti di noi.
In conclusione, il progetto estivo è stato, dal nostro punto di vista, un successo.