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Recensione mouse Razer DeathAdder V3 Pro, nuovo look e più autonomia

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Con quindici milioni di unità vendute in 15 anni di vita, il nuovo Razer DeathAdder V3 Pro è probabilmente il mouse da gamer più famoso nel mercato, oltre che un modello professionale tra i più amati, grazie all’estrema precisione e alla grande ergonomia dell’impugnatura.

Ma dopo anni di successo e uno stile perlopiù immutato in questa nuova versione i cambiamenti sono diversi, alcuni più coraggiosi di altri, e meritano un esame attento.

Un po’ di storia

Razer DeathAdder V3 Pro (il cui nome è derivato probabilmente da una famiglia di serpenti australiani molto velenosi, Acanthophis antarcticus, chiamati anche “Common Death Adder”) è l’ultima incarnazione della fortunata serie di mouse di Razer, che tanto successo ha riscosso sia nel campo dei gamer, sia in quello dei professionisti, avvicinatosi a questo tipo di device per esigenze di precisione ed ergonomia.

Ma se è vero che negli anni il DeathAdder è migliorato molto, integrando tecnologie assolutamente all’avanguardia, è altrettanto vero che a grandi linee il design è rimasto sempre lo stesso.

Recensione Razer DeathAdder V3 Pro, cambiare non è semplice e serve coraggio
Disponibile inizialmente nelle due colorazioni standard, il Razer DeathAdder V3 Pro non mancherà di essere proposto, probabilmente più avanti, con varie livree dei giochi o dei team di eSport, come è successo con il predecessore

Una scelta che sicuramente ha pagato, qui a Macitynet abbiamo già parlato del traguardo delle 10 milioni di unità vendute, oggi ampiamente superato visto che gli ultimi dati parlando di più di 15 milioni, grazie agli ultimi modelli presentati, come il Razer DeathAdder V2 Pro (anche alla sua versione mini).

Con questa nuova versione però la scelta è stata in controtendenza: un design nuovo, con forme più morbide e scelte drastiche che accompagnano la nuova tecnologia e portano ad un prodotto molto diverso, che inevitabilmente apre a nuove prospettive anche se qua e la è inevitabile qualche rimpianto.

Una piccola premessa per chi ha già il modello precedente e vuole capire la validità di un cambio, ma anche per chi non ha mai provato un mouse del genere ed è curioso di capire il perché di tanta attenzione.

L’abbiamo provato per diversi giorni prima del lancio per capire la validità di questo upgrade, anche se lo diciamo prima, parte del giudizio è viziato dalle abitudini personali e da quale sarà l’utilizzo finale del mouse.

Recensione Razer DeathAdder V3 Pro, cambiare non è semplice e serve coraggio
Razer DeathAdder V3 Pro, qui assieme alla tastiera Razer Blackwidow V3 Mini Hyperspeed Phantom Edition: grazie alle possibilità di accoppiamento via Razer Hyperspeed, un solo dongle USB può comandare entrambi

Il colore bianco la prima novità

Il nuovo Razer DeathAdder V3 Pro è disponibile in due colorazioni, una classica nera e una più business bianca, che sicuramente catturerà l’occhio degli utenti Mac: proprio questa è arrivata in redazione, all’interno di una scatola in cartone quasi del tutto riciclabile.

Al suo interno troviamo il mouse, bene in vista appena aperto il coperchio, il cavo di connessione USB-C/USB-A (anch’esso di colore bianco) con cintura in gomma, il libretto di istruzioni che accompagna le prime fasi del collegamento e il dongle USB-A per il collegamento Wireless, accompagnato da un adattatore USB-C/USB-A sempre di colore bianco (nella versione nera probabilmente tutti gli accessori sono neri).

In aggiunta a tutto, nella confezione trova posto anche una serie di grip adesivi (che noi abbiamo già visto nel modello Razer Orochi V2) utili soprattutto in estate per ovviare alle problematiche di sudore quando il mouse è utilizzato in ambienti competitivi, dove è necessaria la massima precisione.

I grip adesivi, di colore nero, sono pensati specificatamente per il Razer DeathAdder V3 Pro anche se non è da escludere che, in parte, funzionino anche su altri mouse.

Il mouse arriva con una percentuale di batteria tra il 50 e il 60%, ma nelle istruzioni Razer consiglia di caricarlo al massimo prima di utilizzarlo la prima volta: per la carica si utilizza il cavo USB, grazie al connettore frontale USB-C (è quindi possibile usarlo durante la ricarica).

Recensione Razer DeathAdder V3 Pro, cambiare non è semplice e serve coraggio
Il nuovo Razer DeathAdder V3 Pro, a sinistra, vicino al modello precedente, il Razer DeathAdder V2 Pro. Design differenti, così come gli accessori, ma parte della stessa natura

Doppia connessione

Il mouse funziona con una doppia connessione, garantendo così il 100% dell’uptime in qualunque situazione: anche da spento, il mouse può essere utilizzato via cavo USB, che tra l’altro con 1,8 metri di lunghezza è davvero generoso e può essere utilizzato in qualunque situazione.

Il cavo è standard, porta sia alimentazione che segnale dati e tra l’altro è identico a quello presente nel modello Razer Viper V2 Pro, quindi per chi possiede entrambi i modelli è una buona notizia (ed è probabile che in futuro lo standard sia mantenuto).

L’adattatore fornito in confezione risulta operativamente comodo, anche se non strettamente necessario: lasciando il cavo sulla scrivania, tramite l’adattatore possiamo connettere il dongle USB-A per il collegamento in wireless a 2,4 Ghz, mentre quando il mouse è scarico, staccando l’adattare, usiamo il mouse connesso a filo, durante il tempo di ricarica.

La modalità wireless via Dongle è risulta estremamente buona, grazie alla tecnologia proprietaria Razer Hyperspeed, grazie anche al il Polling rate a 1.000 Hz (Razer ha proposto tempo fa anche un modello con Polling rate più alti, come il Razer Viper 8K, ma dato che non c’è stato seguito, forse erano valori eccessivi).

Recensione Razer DeathAdder V3 Pro, cambiare non è semplice e serve coraggio

L’uso del dongle è anche comodo in molte situazioni estreme: dato che è il dongle ad effettuare la connessione e non il computer, il segnale del mouse passa al PC o Mac già durante la fase di avvio, e non solo dopo aver caricato i driver Bluetooth o altri, ergo se il computer ha qualche problema durante la fase di avvio, se il mouse è collegato via Dongle, lo si usa lo stesso.

Qui abbiamo utilizzato il mouse esclusivamente in wireless, con estrema soddisfazione: la connessione è straordinariamente stabile e morbida, anche su setup un po’ radicali, dato che qui utilizziamo un KVM Switch, il Sabrent Switch KVM USB Tipo C, che trasporta il segnale di tastiera e mouse da un Mac mini ad un PC Windows e anche con questo filtro presente, il mouse non ha mai battuto ciglio, funzionando come si trattasse di un cavo virtuale.

Come accessorio a parte è disponibile anche un nuovo adattatore, il Razer HyperPolling Wireless Dongle, che sostituisce il Dongle USB-A incluso in confezione

Recensione Razer DeathAdder V3 Pro, cambiare non è semplice e serve coraggio
Il logo Razer nella parte posteriore non è più illuminato, e qui ci dispiace un po’ ma questo sacrificio, assieme a qualche altro, ha comportato la perdita di più di 20 grammi di peso, che sulla mano si sentono tutti

Design

Ma il cambiamento più grande di questa nuova versione del mouse è inevitabilmente nel design: ricordiamo che si tratta di un modello Pro, quindi pensato per utenti che sanno quello che vogliono e cercano prestazioni senza compromessi, anche ad un costo che resta importante e nella fascia top del mercato.

Ad esempio, la rimozione dell’effetto Chroma RGB dalla schiena è sicuramente una scelta sofferta, ma ha permesso un incremento notevole in termini di durata della batteria e sicuramente ha permesso una riduzione di peso.

La leggerezza di questo mouse è una delle cose che colpisce di più, specie per chi ha utilizzato una versione precedente: 63 grammi (64 nella versione bianca, contro gli 88 precedenti) sono davvero pochi per un mouse di queste dimensioni e con queste caratteristiche: nel quotidiano si traduce in una maggiore velocità e una minore fatica, specie nei momenti più concitati, che potrebbero essere una battaglia su Overwatch oppure la gestione di un altissimo numero di file.

Le linee del mouse sono pulite e sobrie, anche se inevitabilmente pensate per chi ha una dimensione della mano media o grande: l’ingombro totale è di 128,0 x 68,0 x 44,0 millimetri, quindi di certo non un mouse piccolo.

Il modello è destrorso ma il disegno della parte anteriore è più bilanciato e meno pronunciato della versione precedente. Diminuito anche il numero di accessori, come ad esempio i tasti superiori, che servivano per modificare al volo la risoluzione, adesso assenti così come la culla porta Dongle, estremamente utile in viaggio (anche se con l’adattare il pericolo di perdere il piccolo Dongle è minimo).

Recensione Razer DeathAdder V3 Pro, cambiare non è semplice e serve coraggio
Il dongle USB-C/USB-A, utile per usare un solo cavo sia per la ricarica che per l’utilizzo via wireless del mouse

Come abbiamo detto scelte radicali che a tratti lasciano un po’ perplessi, anche se il guadagno in termini di usabilità c’è ed è evidente.

I tasti frontali, destro e sinistro, sono più grandi e si lasciano utilizzare da più parti delle dita, non solo dalla punta: in alcune fasi di gioco questo fa molto comodo perché il mouse non solo è la parte più importante del comando, ma è anche quella che si usa di più e l’impugnatura non è sempre fissa: di tanto in tanto molliamo il mouse per bere, per mangiare, per rispondere al telefono e rimettere la mano in posizione non è sempre ovvio, ecco perché il nuovo Razer DeathAdder V3 Pro è adatto a funzionare anche con una presa parzialmente ottimale.

Il mouse quindi adesso ha “solamente” cinque pulsanti programmabili, via driver Synapse (solo per Windows) più ulteriore pulsante nella parte sottostante che regola i set, in pratica combinazioni di funzioni/pulsanti già presenti che si possono richiamare al volo, perché ogni gioco è diverso e non si possono usare le stesse scorciatoie per tutti i titoli.

Sempre nella parte sottostante, tre cuscinetti in PTFE accompagnano in modo perfetto il movimento, anche se l’alta tecnologia di questo mouse si aspetta di funzionare con un tappetino ad hoc (noi usiamo il Razer Gigantus V2), non direttamente su una superficie (sia per lo scorrimento che per ottimizzare il funzionamento del sensore ottico).

Recensione Razer DeathAdder V3 Pro, cambiare non è semplice e serve coraggio
la base del mouse, molto più pulita della versione precedente: però la perdita della culla per il dongle USB potrebbe farsi sentire

30.000 motivi per amarlo

Sotto il cofano di questo DeathAdder batte un cuore davvero potente, un sensore ottico Focus Pro capace di operare ad una risoluzione di 30.000 dpi (100-30.000), gestibili tramite appunto i driver Synapse.

Chiaramente, operare alla massima risoluzione di 30.000 dpi è praticamente impossibile, ma quello che conta in realtà sono i set inferiori, che operano in modo davvero eccellente, sorretti anche dai 1.000 Hz di Polling rate (con l’adattatore standard) e che offrono una estrema morbidezza di movimento, perfettamente catturato dalla tecnologia di comunicazione HyperSpeed data dal Dongle.

Ma i 30.000 dpi non solo la sola nota lieta, benché molto importante, in questo modello: ogni altro dettaglio è stato rinnovato: l’accelerazione massima è adesso di 70G, con una velocità di 750 IPS, una accuratezza del 99,8% e una vita totale di 90 milioni di clic, che nella quotidianità significa che questo mouse è eterno, o che perlopiù sopravviverà al suo utente, anche se si presume che il cambio avverrà (molto) prima della sua fine effettiva.

Infine, una citazione di merito per gli switch meccanici (Optical Mouse Switches Gen-3), che offrono un clic deciso e preciso, con un retrogusto metallico piacevole ma non accentuato.

Recensione Razer DeathAdder V3 Pro, cambiare non è semplice e serve coraggio
Il mouse, qui a fianco ad un MacBook Pro 15″, per offrire il contesto delle dimensioni: il mouse è per chi ha mani nella media o più grandi

Synapse

Come la maggior parte dei prodotti Razer, anche questo Razer DeathAdder V3 Pro non ha strettamente bisogno dell’installazione dei driver Synapse per funzionare correttamente anche su piattaforme non ufficialmente compatibili come macOS, anche perché grazie alla memoria a bordo, tutti i parametri restano impressi nel mouse e funzionano correttamente anche quando non in presenza del software proprietario.

Però la presenza di Synapse offre un livello di personalizzazione molto buono, perché apre all’utente il controllo completo di ogni singolo parametro, dalla risoluzione del sensore alla personalizzazione dei tasti sino all’uso delle macro, che in alcuni giochi sono davvero comode (anche se chi ha una tastiera da gaming può spostare li le macro).

La mancanza di Synapse su Mac è davvero un peccato e, seppure non essenziale, è innegabile che su Windows 11 il mouse abbia una marcia in più: nella speranza che Razer sviluppi un supporto ufficiale anche per gli utenti della mela, magari spinto dalla petizione online, è possibile personalizzare il funzionamento tramite app di terze parti, come l’ottima Better Touch Tool.

Utilizzo e considerazioni

Inutile dire che nonostante il cambio di design e la mancanza di alcune funzionalità, che per alcune delle quali resta qualche rammarico (come la culla per il dongle) è chiaro che questo Razer DeathAdder V3 Pro è una macchina da guerra che stacca notevolmente non solo tutti gli altri modelli di Razer (salvando solo il recente Viper V2 Pro) ma anche quelli della concorrenza (che siamo sicuri non mancheranno di tornare presto agguerriti).

L’estrema leggerezza, la maggiore robustezza al clic e la durata della batteria sono dettagli che faranno felici gli utilizzatori, in particolare quelli più esperti, che si trovano un prodotto maggiormente dedicato alle battaglie, la cui perdita dell’effetto Chroma è un vezzo che si fa perdonare.

Recensione Razer DeathAdder V3 Pro, cambiare non è semplice e serve coraggio

L’impugnatura è migliorata, seppure quella “vecchia” non fosse affatto male, ma con una maggiore leggerezza e un più alto numero di DPI il mouse sembra funzionare meglio e con maggior precisione, seppure chi scrive in tutta onestà non saprebbe dire quale di queste qualità incida maggiormente, procedendo per un mix di tutte.

Per noi questo Razer DeathAdder V3 Pro è sicuramente il mouse di punta di tutto il catalogo Razer, ma anche uno dei prodotti più interessanti di quest’anno: se volete un mouse molto preciso, durevole, confortevole e robusto, che vi dia un vero piacere durante l’utilizzo è chiaro che questo prodotto fa al caso vostro.

Il prezzo resta importante, come lo è stato in passato: la natura della tecnologia al suo interno però giustifica sicuramente questo scalino, sottolineato dal fatto che, nonostante la proposta non economica, sia sicuramente il modello più venduto della casa del serpente, segno che gli utenti lo conoscono e ne giustificano la spesa.

Recensione mouse Razer DeathAdder V3 Pro, cambiare non è semplice e serve coraggio
Il Razer HyperPolling Wireless Dongle, accessorio acquistabile a parte che aumenta il Polling rate (la frequenza con cui il mouse dialoga con il computer) da 1.000 a 4.000 Hz, rendendo molto più morbido e naturale il movimento

Pro:

• Design più sobrio
• Leggero e con maggiore risoluzione
• Lunga durata della batteria (per un mouse di questo tipo)

Contro:

• Alcune scelte di design hanno provocato delle rinunce
• Costo importante

Prezzo:

• 159,99 € (Razer DeathAdder V3 Pro)
• 34,99 € (Razer HyperPolling Wireless Dongle)

Razer DeathAdder V3 Pro è disponibile nelle colorazioni Nero o Bianco per il momento esclusivamente sul sito web della casa madre, così come a parte è disponbile l’accessorio Razer HyperPolling Wireless Dongle, facoltativo ma consigliato.
Resta disponibile, su Amazon.it il modello precedente ad un prezzo interessante, nella versione Pro che in quella normale.

REVIEW OVERVIEW

Design
Facilità d'uso
Prestazioni
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