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Portogallo, dito puntato contro App Store e Google Play

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Accuse contro Apple e Google arrivano dall’autorità portoghese garante della concorrenza che mira a ottenere un risarcimento fino a 198 milioni di euro a nome di 6,5 milioni di utenti e imprese portoghesi che hanno acquistato app o contenuti digitali, servizi e abbonamenti in app su dispositivi con iOS di Apple e dispositivi con Android di Google.

Le obiezioni sono state presentate da Fabrizio Esposito, professore di diritto, rappresentato dallo studio legale Hausfeld, che intende agire come rappresentante della causa a nome degli acquirenti di app al fine di ottenere un risarcimento per ogni persona rappresentata nell’azione collettiva.

Nella richiesta di class action si sostiene che Apple e Google avrebbero sistematicamente violato norme in materia di concorrenza sovrafatturando gli acquisti in-app e gli abbonamenti di milioni di consumatori portoghesi. Il risarcimento richiesto in nome dei consumatori e delle aziende portoghesi ammonta a quasi 100 milioni di euro per ciascuno dei casi.

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Esposito mira a rappresentare circa 2,9 milioni di utenti dell’App Store di Apple e 3,6 milioni di utenti del Play Store di Google; sostiene che l’importo del 30% per le commissioni trattenute da Apple e Google è “anti competitivo ed eccessivo”.

Nell’azione legale si afferma inoltre che i big del mondo IT non potrebbero ricaricare una commissione eccessiva se non avessero imposto restrizioni tecniche e contrattuali sui propri dispositivi che rendono virtualmente impossibile la concorrenza di altri app store e servizi di pagamento.

Ricordiamo che sull’App Store sta indagando la Commissione EU riguardo a presunti abusi della propria posizione di controllo sulla distribuzione delle app per lo streaming musicale, al fine di favorire Apple Music. Il Consiglio dell’Unione europea ha approvato nuove e definitive norme per la concorrenza leale online – che hanno come obiettivo un settore digitale “equo e competitivo” con specifiche leggi per mercati digitali (il cosiddetto “Digital Markets Acts”). Le norme in questione riguardano ovviamente anche Apple, costretta ad apportare importanti cambiamenti ad App Store, all’app Messaggi, a FaceTime, al supporto di  browser di terze parti ea Siri.

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