Due membri del Congresso degli Stati Uniti esortano la Federal Trade Commission (FTC, l’agenzia governativa che promuovere la tutela dei consumatori e l’eliminazione e la prevenzione di pratiche commerciali anticoncorrenziali) ad affrontare quelle che definiscono “pratiche ingannevoli” portate avanti da aziende che offrono servizi VPN.
Lo riferisce The Verge spiegando che la sentenza della Corte Suprema che ha eliminato il diritto all’aborto in vari Stati USA, ha impatto anche sui alcuni dei diritti fondamentali della privacy, con le forze dell’ordine che ora possono tenere conto di ricerche effettuate sul web, ed elementi di sospetto potrebbero derivare dalla cronologia della navigazione su Internet (dove e come effettuare l’interruzione di gravidanza), compresa la ricerche di strutture dedicate nei stati nei quali ancora è permesso e la richiesta di farmaci (la cosiddetta “pillola del giorno dopo”).
La senatrice Anna Eshoo (membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato della California.) e Ron Wyden (senatore per lo stato dell’Oregon), chiedono alla FTC di mettere un freno ai fornitori di VPN che continuano a propinare annunci fraudolenti e a dichiarare il falso sulla privacy offerta dai loro servizi. I parlamentari citano ricerche di Consumer Reports secondo le quali il 75% dei produttori di VPN pubblicizza i loro servizi in modo “ingannevole”, indicando “informazioni fuorvianti” che potrebbero far credere a chi è alla ricerca di informazioni sull’interruzione di gravidanza che è al sicuro, offrendo loro “un falso senso di sicurezza”.
I due senatori hanno chiesto alla FTC di intervenire con urgenza, per limitare “abusive e ingannevoli” pratiche in materia di trattamento dei dati da parte delle aziende che offrono servizi VPN, proteggendo gli utenti alla ricerca di informazioni sull’interruzione di gravidanza.
I senatori esortano la FTC a creare una brochure per informare chiunque è alla ricerca di queste informazioni, evidenziando rischi e benefici delle VPN, per far capire che non sempre si è automaticamente protetti e che alcuni provider non offrono policy di zero-logging e si trovano a operare in giurisdizioni che rendono inutile i loro servizi e che i dati dell’utente possono sempre e comunque essere compromessi.
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