Apple è stata presa di mira dall’ennesimo patent troll, una entità non praticante denominata Sonrai Memory, secondo la quale la Casa di Cupertino avrebbe violato due brevetti di sua proprietà.
Il procedimento legale è stato presentato presso il Tribunale distrettuale per il distretto occidentale del Texas il 15 luglio e vede Sonrai Memory Limited (una entità che non crea assolutamente nulla) accusare Apple di avere violato due suoi brevetti.
Il primo brevetto è intitolato “Chip multiprocessore con sistemi operativi multipli” e risale al 2005; il secondo brevetto, è intitolato “Circuito di pompa di carico variabile con caricamento dinamico”, e risale al 2004.
Il sito PatentlyApple riferisce che le presunte violazioni sono legate a tutta una serie di prodotti Apple, che partono da iPhone 6 e iPhone 6 Plus, per arrivare alla quinta generazione di iPad, gli iPad Pro, fino a vari modelli di MacBook Air e MacBook Pro.
Apple avrebbe violato il primo brevetto nei chipset della serie Ax, Mx e Tx; violazioni per il secondo brevetto riguarderebbero il die di memorie flash e chip usati per la gestione delle unità di storage.
Sonrai chiede il risarcimento di danni, spese, interessi, il giudizio per i diritti di licenza e il recupero di “ragionevoli” spese legali.
Apple, come altre aziende del settore IT, è costantemente presa di mira da quelle che in gergo si chiamano “entità non praticanti” o “patent troll”, entità che seminano il terrore sfruttando debolezze nel sistema brevetti statunitense che permette di registrare idee astratte e a volte anche ovvie, che nella pratica non vengono applicate o che vengono utilizzate per ricattare le aziende e estorcere denaro agli sviluppatori di tecnologie simili.
La contestazione della validità di alcuni brevetti costa ovviamente tempo e denaro, e le procedure prevedono l’avvio di lunghe cause che prevedono non solo il coinvolgimento dei tribunali ma anche il Patent Trial and Appeal e l’Inter Parties Review, procedure lunghe e complesse che spesso rendono più semplice e meno costoso per le aziende pagare, pur di evitare le lungaggini di certi procedimenti.