Stellantis si è dichiarata colpevole: così la società madre di Jeep, Chrysler e Dodge si impegnerà a pagare 280 milioni di euro per mettere fine a una storia che la vedeva nascondere illegalmente la quantità di inquinamento prodotto dai suoi veicoli a motore diesel. Una causa durata anni e condotta dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ha indagato su oltre 100.000 vecchi camioncini Ram e SUV della Jeep in circolazione nel paese per i quali la casa automobilistica avrebbe eluso i requisiti sulle emissioni.
Anche la Securities and Exchange Commission ci ha messo del suo, che ha indagato la società per frode sulle emissioni dal 2019, ovvero quando obbligò Stellantis a richiamare quasi un milione di veicoli che non soddisfacevano gli standard sulle emissioni previsti negli USA. In quel caso la causa civile fu risolta col DOJ, che costrinse il colosso delle auto a pagare 307 milioni di dollari per risarcire i proprietari dei veicoli interessati.
Lo scorso dicembre Stellantis disse che stava mettendo da parte 266 milioni di euro proprio in previsione di doverli usare per pagare le sanzioni che le sarebbero state comminate a seguito delle accuse di frode, e in quell’occasione rivelò perfino che era stata al centro di azioni legali private per le stesse ragioni.
Il patteggiamento odierno arriva a quasi sette anni dallo scandalo Volkswagen sulle emissioni di diesel, oggi noto con il termine Dieselgate, per il quale la casa automobilistica si dichiarò colpevole, confermando di aver installato i cosiddetti Defeat device – quei congegni in grado di alterare il controllo delle emissioni di un veicolo, rendendole apparentemente in regola, “sconfiggendo” appunto la rilevazione del difetto – in circa 1,5 milioni di auto in tutto il mondo.
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