Ai tempi della scuola i libri che venivano dati da leggere erano i migliori, certamente dal punto di vista di un adulto. Molti erano classici che poi sono stati ingiustamente trascurati, altri invece erano “moderni” ma forse un po’ prematuri per preadolescenti e adolescenti, attratti da cose molto diverse.
Adesso, però, grazie a internet, è possibile rimettere in fila quel che andrebbe letto a scuola, sia che ci si trovi in quella fase della vita sia che si tratti di un ricordo verso il quale rivolgersi pensando di migliorarlo con delle letture che ai tempi abbiamo perduto.
Nella prima parte della nostra lista abbiamo visto alcuni dei libri che sono stati considerati i più importanti da leggere per giovani delle scuole medie e delle scuole superiori. Adesso andiamo avanti con la nostra lista di proposte.
Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.
I fiori blu
È un libro meraviglioso e stranissimo. Scritto da Raymond Queneau, un autore francese contemporaneo di Italo Calvino (i due hanno collaborato a lungo) e oggi purtroppo ingiustamente “lasciato indietro” almeno nel nostro paese, vale tanto oro quanto pesa. Lo proponiamo qui con un altro immediatamente sotto. “Appena presi a leggere il romanzo pensai subito: è intraducibile! Ma il libro cercava di coinvolgermi… mi tirava per il lembo della giacca, mi chiedeva di non abbandonarlo alla sua sorte, e nello stesso tempo mi lanciava una sfida”.
Zazie nel metró
Forse un classico assoluto della letteratura mondiale, nel suo piccolo. Certamente una storia meravigliosa e toccante scritta con leggerezza da Raymond Queneau. Zazie, una ragazzina ribelle e insolente, arriva nella Parigi degli anni ’50 dalla provincia. Il suo sogno è vedere il metró; ma se uno sciopero glielo impedisce, nessuno può trattenerla dal salire su quella giostra vorticosa che per lei diviene Parigi. Fugge disinvolta dall’olezzo dello zio, ballerino travestito, per incontrare, grazie alla sua vitalità straripante, una galleria eterogenea di personaggi: un conducente di taxi, diabolici flic, la dolce Marceline, una vedova consolabile, un calzolaio malinconico e un querulo pappagallo.
Il più grande uomo scimmia del pleistocene
Forse uno dei libri più divertenti di sempre, questo romanzo scritto da Roy Lewis nel dopoguerra è stato amato da generazioni e generazioni di lettori in tutto il mondo. Terry Pratchett scrive: “Il libro che avete tra le mani è uno dei più divertenti degli ultimi cinquecentomila anni. Detto così alla buona, è il racconto comico della scoperta e dell’uso, da parte di una famiglia di uomini estremamente primitivi, di alcune delle cose più potenti e spaventose su cui la razza umana abbia mai messo le mani: il fuoco, la lancia, il matrimonio e così via. È anche un modo di ricordarci che i problemi del progresso non sono cominciati con l’era atomica, ma con l’esigenza di cucinare senza essere cucinati e di mangiare senza essere mangiati”.
La versione di Barney
Una storia amata e divenuta un punto di riferimento per moltissimi giovani lettori (e meno giovani). Questo romanzo di Mordecai Richler, che è anche stato trasformato in un film, è un vero ottovolante di idee e di trovate. Approdato a una tarda, linguacciuta, rissosa età, Barney Panofsky impugna la penna per difendersi dall’accusa di omicidio, e da altre calunnie non meno incresciose, diffuse dal suo arcinemico Terry McIver. Così, fra quattro dita di whisky e una boccata di Montecristo, Barney ripercorre la vita allegramente dissipata e profondamente scorretta che dal quartiere ebraico di Montreal lo ha portato nella Parigi dei primi anni Cinquanta e poi di nuovo in Canada, a trasformare le idee rastrellate nella giovinezza in “sitcom” decisamente popolari e altrettanto redditizie.
Molloy
Samuel Beckett, il famoso e geniale scrittore irlandese cresciuto all’ombra di James Joyce con questo romanzo inizia una trilogia (seguiranno Malone muore e L’innominabile) che lo affranca definitivamente dallo stile di Joyce. E lo scrive in francese. La sperimentazione può essere più sfrontata e senza limiti? Molloy è un vecchio privo di entrambe le gambe. Si trova nella casa della madre morta e racconta la propria inutile odissea per raggiungerla. Divaga, dice palesi falsità. È privo di memoria, ma la cosa non ha importanza: ciò che conta è non smettere di raccontare perché nel raccontare sta l’unica probabilità di essere vivo.
Il giudice e il suo boia
Uno dei migliori libri morali di sempre è un romanzo giallo, che permette però di riflettere sulla fallacia della giustizia umana. Con questo romanzo snello e potentissimo Friedrich Dürrenmatt scrive alcune tra le più belle pagine del novecento. A cominciare da una domanda. Esiste il delitto perfetto? Gastmann, “demonio in forma umana”, ne è convinto, e per dimostrarlo al commissario Bärlach – e vincere la temeraria scommessa fatta in una bettola sul Bosforo – getta uno sconosciuto dal ponte di Galata. Ormai i due sono incatenati l’uno all’altro. Per oltre quarant’anni il commissario seguirà imperterrito le orme di Gastmann, nel vano tentativo di fornire le prove dei delitti via via più audaci, efferati e sacrileghi che costui ha commesso per capriccio. Finché un giorno l’assassinio dell’ispettore Schmied della polizia di Berna – la città dove Bärlach è nato, e che lui chiama il suo “aureo sepolcro” – lo metterà nuovamente di fronte al suo nemico, e al sinistro viluppo di trame politiche e finanziarie di cui questi tira le fila. A Bärlach non resta molto da vivere: giusto il tempo di regolare i conti una volta per tutte. Ormai ha emesso il suo verdetto – ed è una condanna a morte.
L’uomo che guardava passare i treni
Georges Simenon è stato un talento enorme, una personalità bulimica, un vulcano in costante eruzione. Ha scritto un numero impressionante di gialli con protagonista Maigret, e un’altrettanto incredibile serie di romanzi “svincolati” l’uno dall’altro. È difficilissimo trovarne uno solo che renda giustizia a tutti gli altri ma questo è letteralmente favoloso per il modo in cui mostra quanto sia sottile e facile da superare quella linea che separa la noiosa e ipocrita quotidianità dalla possibilità di scatenare una serie di circostanze che producono degli esiti tragici.
Il processo
È stato scritto tantissimo attorno al romanzo più noto di Franz Kafka e viene citato in continuazione soprattutto per indicare la cecità e violenza della burocrazia otto-novecentesca. Ma c’è di più. Il problema è che spesso non lo abbiamo letto o magari riletto di recente. Perché la potenza dell’autore praghese sta nell’evoluzione delle sue parole man mano che passa il tempo soggettivo delle nostre vite e, accumulando esperienze, si aprono significati nuovi a un testo apparentemente immobile. Il processo si svolge sul confine, sul limine di un passaggio che, come e più che non nel Castello, non viene mai superato. È un incubo ma è anche un’attesa, kafkiana come l’aggettivo di uso comune che è nato dal nome del suo autore.
Libera nos a Malo
Ci sono libri che restano di lato, parzialmente inglobati nella cultura mainstream, così come ci sono autori che restano a margine dei salotti e delle conventicole di intellettuali organici. È il caso di questo romanzo e del suo autore, Luigi Meneghello. Questo romanzo è la presentazione della vita e della cultura di Malo, un paese della provincia vicentina, negli anni Venti e Trenta, ricreata, con un misto di nostalgia affettuosa, di distacco ironico, e di rigorosa intelligenza, dall’autore ormai adulto. “Attraverso il microcosmo di Malo viene fissata e trasmessa compiutamente al futuro la vicenda di tutta la nostra società, nel breve periodo in cui passa da una statica e secolare civiltà contadina alle forme più avanzate della modernità, la vicenda addirittura di tutto il nostro mondo con le fratture che hanno segnato la sua precipitosa evoluzione”.
Se questo è un uomo
Il volto atroce della prima guerra mondiale raccontato da uno dei più grandi scrittori italiani: Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò memoriale nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei “Saggi” e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull’inferno dei Lager, libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa, questo libro è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un’analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell’umiliazione, dell’offesa, della degradazione dell’uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio. Da leggere.
Il sergente nella neve
Oggi non si ricorda più neanche il suo nome. Ma l’autore di questo romanzi, Mario Rigoni Stern, è stato uno dei più importanti della letteratura italiana del dopoguerra, perché riuscì a portare il senso di una tragedia che oggi purtroppo ci stiamo dimenticando nelle coscienze dell’Italia che veniva ricostruita negli anni Cinquanta. I ricordi della ritirata di Russia scritti in un Lager tedesco dall’alpino Rigoni Stern nell’inverno del 1944 vennero pubblicati da Einaudi nel 1953 nei «Gettoni» diretti da Vittorini. Apprezzato inizialmente soprattutto per il valore della testimonianza, il romanzo ha mostrato le sue grandi qualità espressive con la progressiva distanza temporale dai drammatici avvenimenti narrati. E stato considerato un classico del Novecento: per la lingua intensa e sempre concretissima, per l’alta moralità di fronte a esperienze estreme, per la totale mancanza di enfasi retorica, per il candore e la forza con cui viene rappresentata la lotta dell’uomo per conservare la propria umanità.
Conversazione in Sicilia
Uno grandi motori della letteratura e della cultura italiana ha fatto casualmente capolino nel testo della scheda precedente: Elio Vittorini ha avuto un ruolo fondamentale come direttore di collana e per aver trovato e selezionato autori fondamentali nel Novecento italiano. Ma è stato anche uno scrittore di prima grandezza, e questo forse è il suo romanzo più potente. Silvestro si sente impotente di fronte alle sofferenze del genere umano. Il padre per lettera gli comunica che ha lasciato la madre per vivere con un’altra donna. Silvestro intraprende un lungo viaggio in treno da Bologna per fare visita alla madre e ritrovare il paese natale in Sicilia, abbandonato quindici anni prima. Lì accompagna la donna ad assistere i malati di malaria e di tisi e ha una rivelazione: queste persone sono il “mondo offeso”, la parte di umanità quotidianamente oppressa e rassegnata al proprio destino. Con un linguaggio estremamente letterario, ispirato ai silenzi e alle ombre di una Sicilia insolita, invernale e montuosa, Elio Vittorini, siciliano emigrato al nord, racconta in questo romanzo la propria terra e la trasforma in metafora del mondo intero e dell’esistenza. Il romanzo-manifesto dell’impegno etico e civile dell’autore e che non teme di guardare in faccia la realtà e le sorti dell’umanità, oggi più attuale che mai.
L’iguana
Lei è Anna Maria Ortese, una delle grandi irregolari della cultura italiana. Questo libro del 1965 è una stranissima vicenda a metà fra la melanconia, la denuncia sociale e il realismo magico. È una fiaba, una ballata, una filastrocca, un incubo, un sogno, un delirio. È un incantesimo che agisce. Volendo, si può chiamare ‘romanzo’ questo libro; ma forse è inutile. Bellissimo e tragicamente dimenticato, come la sua autrice.
Roma senza papa. Cronache romane di fine secolo ventesimo
Chiudiamo questa seconda lista di libri da leggere con uno scrittore sfortunatissimo: dov’era lui non c’era la fama e viceversa, ora che c’è la fama, non c’è più lui. Guido Morselli per tutta la vita ha scritto, matto e disperatissimo, mentre faceva altro e sperava di essere accolto, riconosciuto e soprattutto pubblicato. Gli editori rimandavano indietro i suoi manoscritti perché l’autore era atipico, isolato, fuori da qualsiasi “giro” letterario e lontano dagli stilemi dell’epoca, cioè l’immediato dopoguerra. Poi, quando è morto suicida per il crepacuore, i suoi manoscritti sono stati trovati, raccolti, pubblicati e hanno avuto un repentino successo che è stato alla base dell’esplosione dell’allora nuova e piccola casa editrice Adelphi. Questo romanzo, in particolare, assieme a Dissipatio H.G. è ruvido, sbagliato, impreciso, lungo, fantastico e indimenticabile. Una mente unica, che ha bruciato la candela intensamente, da entrambi i lati, ma sempre da solo, lontano da tutti.
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