Il conto corrente con i grafici smart? Il sistema di riconoscimento delle ricevute? La proposta del libro giusto dal leggere? L’analisi al volo delle etichette della posta in entrata? Ci sono decine di migliaia di possibili applicazioni per quanto riguarda l’intelligenza artificiale. E ognuna di queste richiede non solo che il modello venga addestrato e fatto funzionare bene per il tipo particolare di impiego, ma anche che ci sia un sistema per farlo funzionare a regime, pescando le cpu necessarie alle sue elaborazioni. Tutto ovviamente nel cloud, l’alternativa migliore per le aziende soprattutto se non sono dotate di un centro di calcolo e non possono permettersi di investire in uno.
Lo scenario
Secondo Gartner, la società di analisi di mercato, la spesa per il cloud computing da parte delle aziende quest’anno a livello mondiale supererà il mezzo miliardo di dollari. Una cifra sicuramente elevatissima, ma ancora di più se si guarda alla progressione: il dato è infatti figlio di una crescita del 20% anno su anno rispetto al 2021.
Come mai? La risposta è semplice: siamo davvero entrati nell’era dell’outsourcing. Il Cloud computing, quello che Steve Jobs definiva “il computer di qualcun altro” è diventato talmente pervasivo e funzionale che non lo consideriamo più neanche come qualcosa che non va. Anzi, il cloud è parte integrante dell’elaborazione dati interna delle aziende. Solo che non lo è.
Quel che succede è che la potenza di calcolo sta andando sempre più veloce e arriva rapidamente in orbita, per così dire, ma lo fa spogliando le aziende di qualsiasi capacità di lavorare autonomamente. E la bolletta del fornitore cloud cresce con il crescere dell’utilizzo della tecnologia che fa da dinamo per questo mercato: l’elaborazione di sistemi di AI.
Il cervello artificiale
Secondo Gartner la spesa per l’infrastruttura come servizio (IaaS), un tipo di servizio di cloud computing che fornisce alle aziende risorse di elaborazione, storage e rete on-demand, registrerà la crescita più alta di qualsiasi categoria di cloud nel 2022. La segue di poco l’aumento previsto del 26% della spesa per i servizi di piattaforma basati su cloud (PaaS) utilizzati per creare, testare, distribuire e aggiornare applicazioni software aziendali, tra cui sofisticate funzionalità di intelligenza artificiale, business intelligence e Internet delle cose.
Gartner prevede che i servizi delle piattaforme basata su cloud genereranno 109,6 miliardi di dollari di spesa aziendale quest’anno, rispetto agli 86,9 miliardi di dollari del 2021, con livelli di spesa spinti sempre più dalle applicazioni avanzate. «È la volontà dei CIO – Sid Nag, vicepresidente di Gartner – di acquistare funzionalità di valore superiore che sta alimentando la crescita della spesa per il cloud pubblico».
Conseguenze inattese
Gli esperti del settore e gli analisti del settore hanno affermato che il valore fornito dagli strumenti software avanzati, come lo sfruttamento dei dati per migliorare i servizi ai clienti o guidare decisioni aziendali più informate, può renderli facili da vendere agli amministratori delegati e ai consigli aziendali che sovrintendono ai budget delle tecnologie dell’informazione.
Questo è risultato vero in particolare dall’inizio della pandemia di Covid-19 nel 2020, quando molte aziende hanno investito molto in strumenti e tecnologie digitali per adattarsi al lavoro a distanza, ai blocchi, alla chiusura dei negozi e ad altre condizioni. Molte aziende vogliono assicurarsi di ottenere il pieno valore da questi investimenti, dicono gli analisti e gli esperti del settore.
Un altro motivo per cui queste applicazioni tendono ad essere più costose è che può essere difficile confrontare i prezzi tra i fornitori di tecnologia, dice John Annand, direttore della ricerca principale presso la società di ricerca IT Info-Tech Research Group. La mancanza di interoperabilità può anche rendere costoso il cambio dei fornitori di tecnologia, dice il ricercatore. «Questo – dice Annand – riduce qualsiasi pressione al ribasso sul prezzo poiché il potenziale costo di conversione cresce sempre di più».
Il futuro è un’incognita
Le prossime mosse non sono chiare. Il mercato è probabile che continuerà a crescere ma all’orizzonte ci sono varie incognite. La prima è il rischio di interventi di antitrust e regolatori di monopoli vari quando i principali player avranno “spremuto” il mercato (e lo faranno di sicuro) oltre il lecito. Un altro aspetto è il rischio di innovazione distruttiva che possa arrivare da altri settori e mettere all’improvviso fuori gioco gli attuali attori e tecnologie cloud come a suo tempo queste hanno fatto con i datacenter interni delle aziende, monumenti e cattedrali costosissime che facevano la fortuna di Ibm e degli altri vecchi big.
Infine, quantum computing, nuove forme di intelligenza artificiale, spinta maggiore sull’edge computing e altre soluzioni potrebbero cambiare le carte in tavola e invertire questa spesa che, tolta la necessità di elaborazione dati su base cloud per l’intelligenza artificiale, risulterebbe fortemente ridimensionata. Per adesso, tuttavia, la spesa cresce ancora e nel 2023 è previsto che arriverà a superare i 600 miliardi di dollari.