L’invasione russa dell’Ucraina oltre al pesante carico di morte, distruzione ed emigrazione comporterà sanzioni economiche e implicazioni di produzione che interessano molti aspetti, inclusa la filiera per la fornitura di tecnologie che dipende dall’Ucraina per l’approvvigionamento di alcune materie prime essenziali nella produzione dei chip.
Lo fa notare Reuters, spiegando che lo Stato dell’Europa orientale è, tra le altre cose, ricco di materie prime difficili da reperire, sfruttate nell’industria dei chip di silicio e dei sensori avanzati. Tra questi materiali c’è il neon, un gas sfruttato nei laser a gas utilizzati per la produzione dei chip, ma anche il palladio, altro materiale raro che si usa per i semiconduttori e che proviene tipicamente dalla Russia.
Apple e altre aziende del settore si troveranno quindi a dover affrontare nuove problematiche nella catena di fornitura dopo l’insufficienza di componenti aggravata dalla pandemia globale. Apple e il suo partner TSMC probabilmente hanno la possibilità di fare affidamento a fonti alternative di approvvigionamento ma è ovvio che se le richieste si concentreranno su specifiche aree geografiche, la corsa a fonti alternative porterà ad un innalzamento dei prezzi.
Apple potrebbe decidere di stornare alcuni componenti attualmente impiegati su iPad, dando priorità all’iPhone, una scelta che in precedenza ha influenzato le vendite complessive di iPad, inferiore a quanto previsto, non per assenza di richiesta ma per la produzione inferiore alle attese.
Un conflitto su vasta scala potrebbe portare al blocco delle esportazioni di elementi rari, con ovvie conseguenze anche per Intel che ottiene il 50% del gas neon dai paesi dell’est. Reuters riferisce che le fonti alternative esistono in Cina, Stati Uniti e Canada ma questa scelta comporterebbe un processo lento. Già nel 2014, concomitanza con la crisi di Crimea, il prezzo del neon aumentò di quasi il 600%; il conflitto odierno è di dimensioni maggiori, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire.