La prossima sfida che l’automotive affronterà, dopo la transizione alla mobilità elettrica, sarà quella della guida autonoma. “Per noi è una tecnologia chiave per rendere il traffico più sicuro e la mobilità più confortevole e inclusiva” spiega Markus Duesmann, CEO di Audi AG. La Casa di Ingolstadt, con il supporto degli specialisti software di CARIAD, tech company del Gruppo Volkswagen, intende introdurre la guida autonoma nella seconda metà del decennio.
Ma affinché i veicoli autonomi siano ampiamente accettati, sono due gli aspetti da considerare, cioè la maturità tecnologica e la dimensione sociale: le condizioni legali e politiche, insieme agli atteggiamenti delle persone saranno fondamentali per la diffusione di una tecnologia innovativa come quella autonoma.
Nello studio “SocAIty” 19 esperti in ambito scientifico, politico ed economico hanno discusso su questioni centrali per il futuro della guida autonoma. Lo studio affronta tre punti focali: la responsabilità, l’etica e la protezione dei dati, nei rispettivi capitoli “Diritto e progresso”, “Rapporti di fiducia tra uomo e macchina” e “Sicurezza in rete”.
Il risultato delinea un’immagine della mobilità del 2030 molto diversa dallo scenario attuale, ma non un film di fantascienza. Uno dei passaggi centrali dello studio illustra come la mobilità del 2030 sarà più diversificata e compartimentata, con soluzioni più specifiche per gli utenti, anche rispetto alle forme di micromobilità che aumenteranno, in particolare nelle città.
La localizzazione del singolo utente sarà sempre più importante e le grandi metropoli, come New York, Londra e Shanghai, avranno scenari simili in termini di richieste e aspettative dei clienti. Secondo la maggior parte degli esperti saranno gli Stati Uniti la forza trainante per la guida autonoma: anche se non tutte le nuove tecnologie saranno sviluppate negli USA, i loro capitali e le competenze saranno fondamentali per il processo di incubazione. Ma anche in Cina le nuove tecnologie spesso vengono implementate rapidamente.
Secondo gli esperti, la Cina è specializzata nella diffusione delle tecnologie e nella loro industrializzazione su larga scala, anche grazie alla rapidità di espansione delle infrastrutture e a un alto grado di apprezzamento sociale per l’innovazione.
La Germania e l’Europa, invece, saranno principalmente siti di innovazione per le tecnologie legate ai veicoli e la produzione di massa: qui il mercato si svilupperà nel giro di dieci anni. Per questo i diritti dei consumatori europei e le normative sulla protezione dei dati avranno un impatto sulle condizioni generali e sugli standard della guida autonoma per l’intero settore.
La mobilità del 2030 sarà caratterizzata da un traffico inedito e misto, con veicoli autonomi e veicoli con conducente. Gli utenti della strada si adatteranno gradualmente e dovranno imparare nuove regole, ma ci vorrà del tempo per processare il cambiamento culturale e stabilire un rapporto di fiducia con la guida autonoma. “Già solo il miglioramento previsto in termini di comfort, sicurezza e disponibilità dovrebbe bastare per accettare la nuova tecnologia e averne fiducia” spiega Hiltrud Werner, Membro del Consiglio di Amministrazione del Gruppo Volkswagen con responsabilità per Integrità e Affari Legali.
L’impatto sociale della guida autonoma
Oltre al potenziale legato allo snellimento del traffico, che diventerebbe quindi anche più ecologicamente sostenibile, la mobilità in rete basata sui dati potrà avere anche un enorme impatto sociale, grazie a nuovi servizi che tengano conto delle esigenze di un numero sempre maggiore di utenti, con un accesso più facile alla mobilità. “È anche una questione di accessibilità. La mobilità è fondamentale per recarsi al lavoro, per accedere alle cure mediche, per trasportare il cibo e molte altre cose” aggiunge Huei Peng, Professore di Ingegneria Meccanica e Direttore di Mcity, Università del Michigan.
C’è poi il tema della gestione dei rischi, come sottolinea Christoph Lütge, Direttore dell’Istituto per l’Etica nell’Intelligenza Artificiale dell’Università Tecnica di Monaco di Baviera. Affrontare i dilemmi delle situazioni di pericolo e potenziale incidente è inevitabile per comprendere gli aspetti etici della guida autonoma. Tuttavia spesso si tratta di una discussione emotiva e ideologizzata e per questo, secondo gli esperti, sarà importante definire chiaramente i fondamenti etici, basandosi su situazioni realistiche, affrontando le sfide e le domande reali con cui aziende e legislatori devono confrontarsi.
Realtà e futuro
“Sarà molto importante arrivare a un punto di incontro nella realtà attuale della società e degli utenti. Questo vuol dire non sottovalutare le abitudini e le percezioni di sé delle persone. Per tanta gente guidare la propria auto significa ancora libertà, flessibilità e autodeterminazione. Per questo bisognerà trovare il modo di far sperimentare direttamente i vantaggi della guida autonoma al maggior numero di persone possibile e durante questo processo sarà importante comunicare chiaramente sia il valore aggiunto della tecnologia autonoma che i limiti attuali”, spiga Saskia Lexen, Project Manager di &Audi Initiative. La guida autonoma deve ancora affrontare una serie di sfide che riguardano la tecnologia, le infrastrutture e la praticità. “Attualmente tecnologie chiave come l’edge computing non sono ancora sufficientemente mature. Ciò significa che l’intelligenza artificiale (AI) non è ancora in grado di interpretare la guida a volte irrazionale o aggressiva degli esseri umani e di rispondervi correttamente. Inoltre, nella maggior parte delle regioni del mondo non c’è un’infrastruttura di rete mobile efficiente come il 5G per supportare completamente la guida autonoma” conclude Lexen.
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