L’Apple Watch continua a svolgere un ruolo cruciale in vari studi di ricerca medica nel mondo.
Il sito 9to5Mac riferisce che l’Università del Michigan ha pubblicato i primi risultati di quello che definisce un “decisivo studio di osservazione di tre anni” avviato nel 2018 in collaborazione con Apple.
In un post dell’University of Michigan of Public Health si spiega che obiettivo dello studio era “coinvolgere un insieme diversificato di partecipanti compresi in una vasta gamma di età, razza, etnia e condizioni di salute”, fornendo indicazioni generali sullo stato di salute di base di un rappresentativo gruppo di migliaia di persone.
Jessica Golbus, dottore in medicina e co-ricercatrice dello studio, ritiene “che uno dei più grandi successi dello studio è stata la possibilità di aggregare gruppi che sono stati in gran parte sottorappresenti o non rappresentati nelle ricerche sulla salute digitale”. Il 18% di oltre 6700 partecipanti allo studio sono persone di oltre 65 anni, il 17% persone di colore, il 17% asiatici.
Obiettivo dello studio era “descrivere e confrontare segnali chiave (es. frequenza cardiaca, conteggio dei passi, misurazione della pressione sanguigna) in gruppi rappresentati per età, sesso, razza, etnia e fenotipo clinico”.
I partecipanti hanno indossato l’Apple Watch per il 90% delle giornate di studio, per una media di 15,5 ore al giorno. Nel complesso, sono state raccolti i dati di oltre 200 milioni misurazioni della frequenza cardiaca con l’Apple Watch e 1,1 milioni di valori di pressione sanguigna con un bracciale per misurare la pressione di Omron.
Nelle persone che hanno partecipato allo studio dai 65 anni in poi si evidenzia una frequenza cardiaca di riposo più bassa e anche durante la camminata; nella le donne una frequenza cardiaca a riposo con 3 battiti al minuto in più di media rispetto agli uomini. Stratificando i dati per razza, le persone di colore evidenziano più alte frequenze cardiache; i livelli di attività variano inoltre per razza ed etnia, e in presenza di determinate condizioni cliniche. Insieme, conclude lo studio, queste differenze dimostrano che determinati contesti per il paziente, sono da tenere in considerazione nelle valutazioni della lettura dei dati da dispositivi indossabili e dati sulla pressione arteriosa da parte dei medici clinici.