Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, meglio nota come TSMC – la più grande fabbrica indipendente di semiconduttori al mondo – azienda che vanta tra i suoi clienti anche Apple, ha riferito di essere impegnata per raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050.
Lo riferisce il Guardian, spiegando che la decarbonizzazione di questo settore è una sfida piuttosto complessa. TSMC da sola sfrutta il 5% di tutta l’energia elettrica richiesta a Taiwan – secondo i dati di Greenpeace – percentuale che si prevede arriverà al 7,2% nel 2022, e nel 2019 ha sfruttato 63 milioni di tonnellate d’acqua. Lo sfruttamento dell’acqua da parte di questa azienda è diventato oggetto di dibattito con la siccità di quest’anno a Taiwan, la peggiore degli ultimi 60 anni, con le autorità costrette a ordinare il razionamento, contrapponendo il produttore di chip con gli agricoltori.
Negli Stati Uniti, una sola fab – il campus di Intel a Ocotillo (Arizona) – ha prodotto circa 15mila tonnellate di scarti nei primi tre mesi dell’anno, il 60% dei quali rifiuti pericolosi. Questo stabilimento ha anche consumato 927 milioni di galloni di acqua dolce, corrispondenti a circa 1400 piscine olimpioniche, e ha richiesto 561m kilowatt-ora di energia.
TSMC riferisce che il consumo di energia rappresenta il 62% delle sue emissioni. Lo scorso anno l’azienda ha siglato un accordo ventennale con l’azienda energetica danese Ørsted, acquistando tutta l’energia prodotta da una centrale eolica offshore da 920-megawatt situata nello Stretto di Formosa. L’accordo – descritto come il più importante contratto per la compravendita di energia rinnovabile mai siglato, ha portato vantaggi a TSMC, che ha potuto così ottenere una fornitura di elettricità pulita, con prezzi all’ingrosso e mettendosi al riparo dalla volatilità dei prezzi. “Due piccioni con una fava”, secondo Shashi Barla, analista specializzata in energie rinnovabili di Wood Mackenzie.
Le scelte di TSMC sono potenzialmente in grado di influenzare tutta l’industria del settore, spiega Clifton Fonstad, professore di electrical engineering e computer science al MIT: “Altri produttori seguiranno probabilmente il loro esempio”.
Altre innovazioni riguardano l’uso di nuovi materiali nella creazione dei semiconduttori: gas differenti da quelli usati sinora nei processi produttivi, molti dei quali hanno un impatto climatico significativo. TSMC riferisce di avere implementato depuratori e altre strutture ad hoc per il trattamento delle emissioni di gas ma un’altra strada percorribile consiste nell’eliminare gas “sporchi” sfruttati nella produzione dei semiconduttori, con elementi “detergenti” quali il fluoro che a quanto pare vanta un minore impatto sul riscaldamento globale. Anche in questo caso vari esperti sono concordi nel dire che se TSMC comincerà a sfruttare nuovi procedimenti, altre aziende del settore la seguiranno.
A maggio di quest’anno Intel ha riferito di avere superato l’obiettivo di ridurre il consumo idrico al di sotto dei livelli del 2010, ottenendo una riduzione del 38%. In collaborazione con organizzazioni ambientaliste non profit, afferma di avere ripristinato circa 3,8 miliardi di litri d’acqua nei bacini idrici locali.
Le Nazioni Unite indicano che il cambiamento climatico sta colpendo tutti i Paesi del mondo, impattando negativamente l’economia, modificando l’andamento climatico e portando le emissioni di gas serra ai massimi livelli. Anche l’ONU rileva che il cambiamento climatico sta avendo un impatto negativo sulle riserve idriche, causando forniture imprevedibili, riducendo la qualità ed esaurendo le fonti.