Stando a uno studio su sicurezza e privacy condotto da OnePoll e pubblicato da Comparitech, il 61% degli utenti statunitensi che usa regolarmente Windows prenderebbe in considerazione il passaggio al Mac.
Nel Regno Unito si arriva al 67% e il 15% spiega che lo farebbe certamente. Solo il 33% degli utenti nel Regno Unito e il 39% negli Stati Uniti affermano di non voler prendere in considerazione lo switching verso altri sistemi operativi.
I risultati del sondaggio arrivano a ridosso di quanto ordinato dalla Commissione francese dell’informatica e delle libertà (CNIL) che ha chiesto a Microsoft di smettere di raccogliere eccessivi dati ed elementi che tracciano l’utente senza il consenso di quest’ultimo, spiegando che la multinazionale di Redmond ha tempo tre mesi per soddisfare i requisiti dell’art. 34 della Loi Informatique et Libertés, il cosiddetto “French Data Protection Act”.
Il Windows Store raccoglie dati sulle app scaricate dall’utente e il tempo passato con ognuna di queste senza il suo esplicito consenso.
Windows 10 integra funzioni che consentono di attivare pubblicità sulla lock screen (la schermata di blocco), memorizza le ricerche su server Microsoft, attiva pubblicità all’interno di app prima gratuite (es. il Solitario), attiva per default un advertising identifier (in italiano “ID annunci” che consente di controllare la pubblicità basata sugli interessi dell’utente.
Dalle Impostazioni Account è possibile scegliere se accedere con o senza password, con un Pin di 4 cifre, senza nessuna restrizione sul numero di tentativi.
“Con l’arrivo di WIndows 10 un anno addietro” spiega Paul Bischoff, sostenitore del diritto alla privacy di Comparitech.com, “queste problematiche hanno fatto scattare l’allarme tra chi si occupa di sicurezza”. ”
La Francia ha fatto un passo in avanti, ordinando a Microsoft di risolvere i problemi; una piccola conquista per la privacy e il grande pubblico che ha manifestato perplessità”. “Le aziende tendono a trattare queste tematiche seriamente quando le persone cominciano ad allontanare le mani dai portafogli e la speranza è che i risultati del sondaggio servono da avvertimento e facciano comprendere che i consumatori stanno diventano più attenti alle questioni che riguardano la privacy”.