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Le app sono vive e lottano assieme a noi

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Quando si parla di narrazioni dominanti, uno dei temi ricorrenti è quello della fine di Apple. Ma non la fine un giorno lontano, quando prima o poi arriverà. No, la fine praticamente domani, anzi anche stasera. Fa parte di una narrazione dominante dettata sicuramente da motivi psicologici (i tedeschi doptutto hanno la nota parola “Schadenfreude” per descrivere il “piacere provocato dalla sfortuna altrui”, noi italiani invece solo l’attitudine congenita da gufi). Ma c’è anche la furbizia dei memi messi in circolazione da parti interessate: dai competitor (e qui i latini con “mors tua vita mea” ci avevano visto chiaro) o anche solo gli speculatori che cercano gli aggiustamenti repentini del valore di mercato per poter lucrare sulle differenze.

Nel caso di Apple probabilmente c’è un mix di questo e anche altro. Chi può dirlo. Di sicuro però di bufale ne girano tante. Una di queste è particolarmente perniciosa e che siamo arrivati alla fine delle app. Cioè che il mercato delle app, la “app economy” o come diavolo la volete chiamare, non tira più. Vanno le cose sul web, vanno le soluzioni di realtà aumentata, vanno le intelligenze artificiali, vanno soprattutto le chat con i bot (Telegram, WhatsApp, Messenger di Facebook e via dicendo), insomma “tira” qualsiasi cosa tranne quelle dove ci sta Apple, che con le sue app intercetta l’80% del valore del mercato pur non essendo la prima piattaforma disponibile.

Questo pone ad alcuni lettori critici come il vostro cronista forti perplessità da tempo. La lettura di un articolo di Appleinsider però comincia a far vedere le cose sotto un’altra ottica. Infatti gli americani si sono messi a fare i conti per capire per bene come stiano le cose e hanno visto che in realtà non solo le altre funzionalità tanto decantate vedono anche Apple tra i protagonisti (a partire dall’app Messaggi fino alla realtà aumentata) ma che soprattutto la app economy per Apple è tutto tranne che in recessione. Anzi, sta andando a tutta birra.

Nel “trimestre orribile” di Apple, quello che per la prima volta ha visto l’azienda complessivamente non più in crescita (anche se sempre clamorosamente e miliardariamente in attivo) in realtà la parte delle app è stata in crescita. E i guadagni per Apple e per gli sviluppatori son sempre di più. Tanto che anche la revisione del modello dello store e della parte di crescita progressiva della quota degli svilluppatori pare più come un investimento e un riconoscimento che non una richiesta di aiuto.

Tutta la narrativa sul fatto che sia sempre più difficile per una app “farsi vedere” e fare soldi diventa però piuttosto strumentale se si pensa che in realtà questo ragionamento vale per qualsiasi mercato: dalla pubblicazione dei libri fino alla vendita delle automobili, dei detersivi o delle bibite in lattina. Senza pubblicità e promozione in una economia di mercato fortemente concorrenziale i prodotti semplicemente non arrivano all’attenzione del consumatore. Vale per i pannolini, vale per le app sugli smartphone.

le app sono vive

Smartphone dove oltretutto la gente scarica il giusto: non certo mille app al giorno. Il problema non è però che le persone “non scaricano più”, quanto quale sia il tasso di download possibile delle app che viene portato avanti, considerando anche che le novità che vengono introdotte con iOS 10 sono tali da dare una sostanziale accelerazione al consumo di app dentro altre app. Si prevede che aumentino, non che diminuiscano, insomma.

Ma chi ha fatto cominciare questa narrazione negativa? Si può risalire a un articolo scritto per Quartz da Dan Frommer nel 2014, che è la madre di tutte le critiche: gli utenti scaricano zero nuove app al mese. Vero, ma anche falso. Miracoli della statistica: gli utenti al mese non scaricano app, ma su base trimestrale ne scaricano tre al mese. E non esiste un cliente medio che definisca la mediana: alcuni comprano e scaricano tonnellate di app, altri nessuna. Sono fatti così. Però hanno pagato miliardi agli sviluppatori.

C’è infine un ragionamento da fare. Non solo le app sono diverse tra loro, alcune buone e altre meno. Ma anche le piattaforme sono diverse. Sinora Microsoft e soprattutto Google non hanno capito bene cosa sono le app. Non componenti ma espansioni di una piattaforma, iOS, che è attualmente la migliore. Poi i fanboy possono arrabbiarsi e denigrare iOs difendendo Android o altro. Ma in realtà è Apple ad aver creato l’ambiente, l’ecosistema, le infrastrutture tecnologiche, lo store e tutto il resto per consentire lo sviluppo di una economia che sta andando molto, molto bene.

Come direbbe Mark Twain, le notizie della morte della app economy, insomma, sono state fortemente esagerate.

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