In un futuro indefinito, in un settore dello spazio molto lontano dalla terra, due razze aliene si contendono la supremazia: agli insettoidi Zerg e che fanno del numero l’arma migliore si contrappongono i Protoss, esseri possenti che dominano armi sofisticate e devastanti. La guerra si infiamma quando tra i due si insedia una razza terrestre (Terran), che usa armi prettamente tecnologiche e una filosofia che poco si adatta alla diplomazia. Sullo sfondo, una entità malvagia dimenticata sta meditando il ritorno manovrando nell’ombra, sfruttando proprio le guerre e le rivalità tra le razze.
Questo è, sostanzialmente, il plot di un titolo che, lanciato nel 1998, ha creato nel mondo dei videogiochi l’essenza perfetta con Starcraft 2 Legacy of the Void (24,99 euro su Amazon) uno strategico in tempo reale, bruciando record di vendita e creando non solo uno zoccolo duro di fedeli ma un vero e proprio eSport con tornei attivi in tutto il mondo. Legacy of the Void è la terza e ultima parte del seguito, iniziato nel 2010 (incentrato sui Terran), continuato nel 2012 (incentrato sugli Zerg) e finalmente chiuso nel 2015 con una campagna dedicata ai Protoss. La saga fa seguito al primo capitolo del 1998, Starcraft e al suo seguito Broodwar l’anno dopo.
Guerra segreta
Il gioco si può dividere idealmente in due parti: nella prima siamo coinvolti in una campagna a singolo giocatore dove, nei panni dell’eroe di turno, dovremmo guidare la nostra forza attraverso varie missioni sino all’ultima devastante mappa, gustandoci la storia passo passo. Come è tradizione Blizzard (la casa produttrice, tra le altre cose, anche di Diablo e di World of Warcraft) la trama è tutt’altro che scontata e ricca di colpi di scena, tradimenti, complotti, alleanze inaspettate e splendidi e meravigliosi filmati in CGI che nulla hanno da invidiare (anzi) alle più belle produzioni hollywodiane: in merito a questo il filmato d’apertura è davvero imponente, così come molti altri. Non vogliamo svelare nulla di una trama che merita di essere gustata appieno, ma possiamo dire che lo sviluppo è molto ben fatto, diversificato per momenti, nei quali possiamo decidere una precedenza tra le missioni, potendo così giocare più volte la campagna con abbastanza elementi diversi da riuscire a rigiocare lo stesso schermo in modo completamente diverso. Anche gli obiettivi opzionali sono abbastanza articolati da rendere ogni schermo abbastanza interessante, anche quando l’obiettivo principale è a portata di mano.
In Legacy of the Void la storia vede protagonista inizialmente Zerathul (un Protoss oscuro), in tre missioni gratuite a cui possono accedere anche gli utenti di Wings of Liberty e Heart of the Swarm, la prima e seconda parte di Starcraft II, per passare poi le redini ad Arthanis, gerarca dei Protoss alla riconquista di Air, il loro pianeta natale. Infine, un epilogo finale con tre mappe nelle quali giocheremo al massimo con ognuna delle tre razze, in un luogo ancora più remoto e lontano.
Durante la campagna potremmo utilizzare armi e unità molto diversificate e potenti, alcune anche direttamente ereditate dal primo capitolo di Starcraft: un vero peccato che alcune di queste unità non siano presenti poi negli scontri tra utenti e che siano relegate solamente alla mappa single Player (o alle partite personalizzate), così come gli eroi, delle unità potentissime che possono utilizzare armi devastanti e molto particolari, ma che allo stesso tempo devono essere molto protetti perché, solitamente, la loro morte provoca la perdita istantanea.
In Legacy of the Void abbiamo anche la possibilità di utilizzare la Lancia di Adun, una grandissima nave spaziale che ci accompagna in tutte le mappe lasciandoci usare qualche arma di tanto in tanto, come scudi supplementari, raggi devastanti o aumenti repentini di produzione: le armi della lancia sono così potenti che ogni volta necessitano di tempo per essere ricaricate, quindi sono da usare con moderazione.
Un nuovo sport
Nonostante la bellezza della campagna, è con i combattimenti online che il gioco mostra tutti i muscoli. Grazie al supporto di Battle.net ogni utente ha la possibilità di sfidare altri utenti in rete locale o remota, in diverse mappe: ogni partita inizia con due o più utenti, una casa principale e qualche unità operaia. Lo scopo è quello di reperire minerali e gas, per costruire altri edifici (evolvere altre creature nel caso degli Zerg) che produrranno guerrieri o servizi con cui attaccare gli altri utenti. Durante queste partite le alleanze possono cambiare anche in modo repentino, come succede nelle guerre reali.
Dato che la curva di apprendimento è tutt’altro che semplice (ogni razza è molto diversa dalle altre e prevede tecniche, tips e una scala di crescita del tutto originale) Blizzard ha previsto che inizialmente gli scontri tra utenti siano effettuati solo tra utenti con esperienza simile, in modo da limitare dislivelli troppo accentuati che scoraggino chi è alle prime armi.
Per esercitarsi, è possibile anche iniziare con la modalità Cooperativa: in questa due utenti, scelti a caso, si alleano per portare a termine una missione, scegliendo uno degli eroi a disposizione in modo da personalizzare le forze in campo. Le missioni comprendono l’attacco specifico, la difesa ad oltranza, un attacco multiplo a più obiettivi, la ricerca e così via.
Le mappe nelle quali avvengono gli scontri sono di vario tipo: molte sono state create dal team di sviluppo della saga di Blizzard, ma altre sono state create e rese pubbliche dagli utenti stessi. Per questo è disponibile un Editor (anche per Mac) di mappe che permette la creazione e personalizzazione di ogni dettaglio della mappa, dalla grafica alle unità sino al livello e alle influenze dell’intelligenza artificiale: non a caso molte delle mappe create dagli utenti spiccano per trovate originali e curiose, che in alcuni casi rendono molto particolare la sfida in altre anche un po’ divertente.
Starcraft Legacy of the Void Mac
Abbiamo testato Starcraft II su diversi Mac con risultati diversi, ma spesso confortanti. Il gioco, tra l’altro, prevede una connessione ad internet costante per sfruttare al massimo tutte le caratteristiche, senza la quale è disponibile solo la campagna single player (senza però alcun trofeo) ma ha il vantaggio che il gioco può essere utilizzato tranquillamente da più computer che condividono lo stesso account (un solo collegamento alla volta), il che ci ha permesso di testare il gioco su più computer senza troppi patemi.
Il gioco supporta la risoluzione piena a 5K dei nuovi iMac retina potendo quindi giocare sino a 5120×2880 pixel (un gran bel salto in avanti, considerando che il primo capitolo di Starcraft del 1998 arrivava a 800×600 pixel) e su di un iMac 27 5K di ultima generazione è possibile giocare al massimo della qualità con valori di FPS (frame per secondo) di 90 con una risoluzione di 2560×1440 pixel e 17 a 5120×2880 pixel. Abbassando leggermente gli effetti di riflessione senza toccare la risoluzione si può arrivare anche a 23 FPS: c’è da dire che giocare a Starcraft in un Mac a 5K è una vera e propria gioia per gli occhi, con texture a volte interpolate ma con modelli 3D davvero ben fatti. Ovviamente non è necessario un iMac di ultima generazione per godere delle particolarità del titolo: anche un iMac 27 del 2011 e un altro iMac 21.5 del 2014 se la sono vista bene, con valori di FPS superiori ai 40 alla massima risoluzione possibile. Da notare che le caratteristiche minime del gioco prevedono la presenza di una scheda video reale e non integrata per il gioco, tuttavia nell’iMac da 21.5 4K e su di un MacBook Pro 13 del 2013 (entrambi con chip video Intel Iris) il gioco ha avuto risultati di FPS mediamente superiori a quelle dell’iMac 27 del 2011.
Tutti i test sono stati effettuati con OS X 10.11 El Capitan aggiornato.
Inutile negare che il gioco è molto vorace di risorse e che, durante il gioco, è impossibile eseguire qualsiasi altro compito in background, perché Starcraft prenderà ogni goccia della potenza del Mac: qualche rallentamento qua e la in computer non molto potenti è da mettere in cantiere, in particolare più nei filmati di intermezzo che sfruttano il motore del gioco che nel gioco vero e proprio, ma nessuno di questi ha mai compromesso la giocabilità.
Entaro Adun
Descrivere Starcraft in un discorso di videogiochi è come parlare di Guerre Stellari, Il gladiatore, Matrix, Il signore degli anelli e così via nel mondo del cinema: titoli capaci di creare un genere e una saga, con cui inevitabilmente altri registi e attori si confrontano negli anni a venire. La fama di Starcraft è rimasta immutata dal 1998 ad oggi, se non nella saga single player negli scontri online, con una nuova linfa vitale dal 2010, anno in cui è iniziata l’epopea del secondo capitolo e che gode oggi di una ottima prospettiva nei prossimi anni.
La bellezza del gioco è data da molti fattori, ma più di tutto la capacità degli ingegneri di creare una scacchiera vera e propria dove il giocatore muove le pedine in tempo reale, concentrandosi sull’azione e non su dettagli di secondaria importanza, che di solito il gioco esegue in autonomia. Ogni giocatore ha la possibilità di seguire alcune fasi di gioco in modo ossequioso oppure di delegare all’intelligenza artificiale il compito di finire l’azione, occupandosi solo degli input (sia in attacco che in difesa che in costruzione).
L’eccellenza delle razze, la loro diversità, la bellezza del circuito di Battle.net e la forza di una community molto attiva coinvolge sin da subito in uno schema che semplicemente funziona come uno sport elettronico. Qui in Italia Starcraft è seguito solo come gioco ma in altri paesi, specie in Asia, è diventato uno sport vero e proprio, con premi molto ricchi e veri e propri spettacoli dal vivo per quanto riguarda le sfide d’eccezione.
Starcraft è vivamente consigliato a chi vuole mettere un po’ di brio nel Mac, esplorare in prima persona uno spazio e una saga tra le più belle e complesse di tutti i tempi (per spessore, dettagli e sfaccettature anche più di Guerre Stellari) o anche solo a godersi in ufficio o a casa una sfida da 5 a 30 minuti contro un collega, un amico o uno sconosciuto in giro per il mondo, con il quale si condivide anche solo l’amore per un gioco davvero unico e tutt’ora inimitato.
Diversamente dal precedente capitolo Heart of the Swarm, Stacraft II Legacy of the Void è un gioco stand alone, che non necessita di altro per essere giocato: potete trovarlo in tutti i negozi di elettronica e nel sito Blizzard, oppure scontato direttamente da Amazon a 24,99 euro.
Per chi volesse approfondire l’argomento Stacraft II, come altri giochi per Mac, raccomandiamo Il Mac secondo me, scritto da Matteo Discardi, autore di questa recensione, disponibile su Amazon in formato Kindle a 5,99 Euro, ed è leggibile direttamente da tutti i lettori Kindle oppure da iPhone, iPad, Android, Windows e Mac tramite l’App gratuita di Amazon Reader.