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Recensione Sensei Wireless, il mouse che non si fa mancare nulla

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Prima di parlare di partire con la recensione del Sensei Wireless, il mouse punta di diamante della linea SteelSeries, è necessario fare una premessa: si tratta di un prodotto pensato prima di tutto per il mondo dei videogiochi, dove gli utenti di solito sono estremamente esigenti con determinate necessità di precisione e versatilità e la cui soglia di spesa è più alta degli utenti casual, almeno se il prodotto mostra di valere il prezzo a cui è proposto.

Questo per dire che il costo di listino del Sensei, di certo importante, non deve essere giudicato se confrontato con altri modelli presenti nel mercato, perché di concorrenti veri, il Sensei, ne ha uno solo (il Razer Mamba che abbiamo recensito qui). Il mouse è molto buono: le scelte tecniche, a tratti radicali sono a nostro avviso pienamente giustificate mentre la scelta della piattaforma di personalizzazione è di per sé coraggiosa ma in piena linea con l’utenza a cui è destinata, un pubblico estremamente esigente che riesce a trasformare un normale Sensei in un personalissimo Sensei.

Poche ciance

Nonostante la fascia di prezzo, la confezione del Sensei è buona ma non presenta particolari ricercatezze: una volta estratto il mouse e il cavo USB di carica, è necessaria una piccola operazione di scardinamento per estrarre la base di ricarica senza la quale il mouse funziona solo a filo.

La base, la cui forma è importante e non proprio destinata a chi ritiene che il design sia il punto di forza di un prodotto. Ha molteplici funzioni (nell’uso quotidiano serve come antenna per il mouse, dato che questa è collegata via USB al computer, mostrando una luce a LED che, inizialmente, indica lo stato della batteria del mouse) ma non brilla per stile. Al termine delle attività la base serve per la ricarica del mouse: per questo, il Sensei opta per una soluzione mista wireless/wired, comune ad altri prodotti, per cui il cavo microUSB può essere sconnesso dalla base di ricarica e collegato al mouse in posizione frontale, in modo che questo si ricarichi nel mentre che è utilizzato (una soluzione che offre una necessaria continuità per chi gioca). Steelseries promette un tempo di 20 ore di utilizzo del mouse, e seppure nei nostri test questa valutazione sia risultata plausibile, dobbiamo ammettere che la varietà delle configurazioni (come vedremo poi), dell’utilizzo della luce e dei diversi set rende impossibile qualsiasi termine più preciso. Possiamo tranquillamente ammettere che la batteria del mouse copre tranquillamente l’utilizzo di una giornata, passata tra navigazione web, email, disegno, scrittura, ritocco fotografico, qualche gara automobilistica e battaglia spaziale a pranzo con i colleghi, mentre la sera va obbligatoriamente posto in ricarica (oppure usato a filo).

Ambidestro

La forma del mouse è ambidestra, fattore abbastanza inusuale per l’ambiente: la parte superiore è rivestita in gomma porosa nera, piacevole al tatto, la stessa che compare lateralmente, mentre una cintura di materiale più lucido accompagna i quattro tasti laterali disposti due per lato. Il logo posto nella parte dietro del mouse si illumina, così come una luce (più debole) fuoriesce dalla rotella, creando un interessante effetto che da il meglio di sé al buio e che può essere regolato sia nell’intensità che nel colore dalla relativa App.

Nella parte frontale, appena sotto la rotella, compare il connettore per il cavo microUSB: qui siamo rimasti perplessi nello scoprire che il connettore presenta delle incisioni laterali che rendono praticamente impossibile l’utilizzo di altri cavi se non quello in dotazione con il mouse (che serve anche per collegare la base di ricarica), fattore forse dovuto ad un passaggio del segnale molto particolare che ha costretto gli sviluppatori a fare scelte drastiche, ma che un po’ dispiace dato l’alto numero di cavi microUSB che ormai staziona in pianta stabile nella nostra scrivania. Il cavo, ad ogni modo, è di pregevole fattura, rivestito in tessuto anti-annodamento e proprio di una generosa lunghezza normale in ambito PC ma un po’ ridondante in ambiente Mac: il connettore ha un aggancio provvisto di un connetore hardware, che è necessario sbloccare manualmente prima di sganciare il cavo dal mouse.

La connessione e disconnessione del cavo USB deve essere effettuata sempre da mouse spento, pena il non funzionamento, probabilmente perché all’accensione il device deve essere riconosciuto dai driver e assegnato al giusto profilo: vedremo tra poco come la presenza dei driver in questo device sia molto più importante rispetto a diversi altri prodotti simili.

L’analisi della parte hardware si conclude con alcune note tecniche: quattro pulsanti laterali (due per lato) accompagnano i due classici superiori, più uno centrale posto quasi sopra il mouse e la rotella, anch’essa cliccabile ma non sensibile ai movimenti laterali. La sensibilità del mouse arriva a 8200 dpi e con un peso di poco sopra i 400 grammi, rappresenta in assoluto un gioiello nel settore, sia che si parli di videogiochi che di ambienti professionali. La luminosità LED del logo e della rotella può avvalersi di una gradazione di sedici milioni di colori, a seconda di quanto stabilito dall’App che regola i driver.

recensione sensei wireless

Per professionisti

Come molti ccltri prodotti, anche il Sensei una volta collegato via cavo USB oppure in wireless al Mac semplicemente funziona: la precisione iniziale è di un prodotto consumer e la luce che appare è standard. Utilizzandolo in questo modo però si perde gran parte del vantaggio offerto da questo mouse: scaricando l’App SteelSeries Engine 3 (gratuita dal sito dello sviluppatore) invece le cose cambiano in modo radicale, e la personalizzazione di ogni singola funzione del mouse arriva a livelli impensabili.

L’App è molto più di un driver, in effetti si tratta di una vera piattaforma di personalizzazione per il mouse: chi scrive ha provato nella sua oramai ventennale carriera di tester decine di mouse, più o meno validi e più o meno curiosi, ma mai nessuno con questa libertà di movimento all’interno di tutti i parametri, alcuni davvero impensabili.

Una volta aperta l’App e selezionato il mouse, l’App ci ha chiesto un aggiornamento del firmware (del mouse!), che è stato svolto in totale trasparenza. Subito dopo abbiamo iniziato l’esplorazione dei vari parametri: è possibile personalizzare il funzionamento di ogni pulsante associandoli una funzione, ma anche decidere la ripetizione per un numero di volte, oppure attivare la ripetizione solo tenendo premuto il tasto. La personalizzazione si estende anche alla rotella e al tasto superiore, che solitamente è dedicato alla variazione della sensibilità.

Ma questo è solo l’inizio: l’App permette anche la personalizzazione dei colori e della frequenza di luce del logo sulla schiena del mouse, sulla rotella e sulla base: oltre alla scelta (indipendente tra i tre) di uno tra i più di sedici milioni di colori, è possibile modificare anche il tipo di luminosità e la frequenza con cui appare. In particolare, il logo e la luce della base possono essere impostata per indicare lo stato della batteria con una allerta particolare quando la carica va al di sotto del quantitativo minimo. Ad ogni modo lo stato è indicato da una piccola luce posta appena sopra la rotella.

Sin qui le personalizzazioni sono interessanti, ma è con la parte destra della finestra principale che si intraprende una strada mai vista. E’ possibile modificare la sensibilità del sensore laser (da 1 a 8200 dpi), impostare la velocità di accelerazione iniziale e decelerazione finale, la distanza di movimento (la distanza con la quale il mouse smette di funzionare quando alzato dal tavolo), impostare un aiuto per la correzione del movimento, in modo che il sensore aiuti in modo dinamico l’utente a effettuare spostamenti intelligenti senza errori umani (ad esempio, quando c’è la necessità si effettuare un preciso movimento laterale senza l’inevitabile errore umano in lievi movimenti verticali, come ad esempio quando spostiamo il mirino di un cecchino) e anche la frequenza di comunicazione tra il mouse e il computer.

Inoltre, è possibile anche variare i parametri generali per influenzare il consumo generale, determinando una operatività al meglio per le prestazioni oppure per la durata della batteria.

Ovviamente a questi parametri sono associati dei preset manuali oppure automatici suddivisi per profili oppure per funzionalità dedicate ad alcune App, che siano videogiochi o meno. La libreria prevede già alcuni titoli con preset già pronti, nei quali ad esempio l’utilizzo di alcuni fattori come le luci possono fornire feedback aggiuntivi (un flash rosso indica che l’eroe è in pericolo di vita, oppure una raffica di luci può indicare il raggiungimento di un determinato obiettivo).

Unica pecca un richiamo non immediato dei preset, tanto semplice una volta aperta l’App, più complesso farlo con l’App chiusa (l’App non deve per forza stare sempre aperta, una volta impostati i parametri e inviati al device, questo è indipendente).

Inutile sottolineare come l’utilizzo dell’App sia molto utile per far rendere al meglio il mouse, il cui costo è anche comprensivo di questa opzione: chi fa della precisione il proprio lavoro (disegnatori 2D o 3D, ritoccatori, artisti digitali o anche chi progetta) o il proprio divertimento (giochi di guerra, shooter e in genere giochi che rendono al meglio ad alte risoluzioni) farebbe bene a perdere qualche tempo e qualche prova perché la differenza tra una personalizzazione ad hoc e l’utilizzo standard è abissale.

Capitolo finale

Il giudizio finale segue quanto accennato all’inizio di questo articolo: il mouse è senza dubbio un pezzo importante nel mercato dei videogiochi ma rappresenta una pietra miliare anche nel mondo degli artisti digitali e di quanti amano personalizzare i propri device per ottenere il meglio durante una prestazione, o per arrivare li dove l’utente comune non può ambire. I materiali di costruzione, la cura in alcuni dettagli e l’apertura, potremmo dire totale, dei driver alla personalizzazione è sicuramente al passo con la concorrenza nel suo genere (seppure a livello hardwre si presenti in modo più sobrio e austero) e pone il prodotto adatto ad un professionista, che sia un artista o un videogiocatore, distinzione oggi tutt’altro che scontata.

Sensei Wireless è disponibile presso il sito SteelSeries oppure anche comodamente su Amazon.it dove però costa di più.

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