Ventimila pezzi al mese. Ecco il numero di iPhone che 3 Italia riesce a vendere sul mercato italiano. La cifra è ufficiale, fornita dall’amministratore delegato della società di Hutchison Whampoa nel contesto di una intervista rilasciata a ‘Il Giornale’.
La diffusione delle cifre inerenti il numero di iPhone venduti ogni mese è importante e significativa perché per la prima volta un operatore nazionale rende noti, seppur a grandi linee, la quantità di telefoni che riesce a smerciare ogni 30 giorni all’interno dei confini Italiani. In precedenza si erano avute solo stime, per quanto abbastanza precise, stilate da società di ricerca come ad esempio Gartner che ha rilevato una vendita al trimestre di 200mila iPhone, come dire circa 67mila al mese. Tra le stime anche quelle che attribuivano a Tim circa il 60% del mercato iPhone in Italia e a Vodafone il restante 40%.
L’intervento di 3 Italia non ha, certamente, incrementato le vendite di 20mila unità al mese, che sarebbe una enormità (+30%). Molto più probabile che l’operatore mobile, il quarto in Italia per numero di abbonati, sia andato a sottrarre quote di mercato ai due concorrenti, ma altrettanto sicuramente, grazie ad offerte ad hoc molto aggressive sotto il profilo dei dati, 3 Italia ha anche allargato la base potenzialmente interessata al telefono della Mela e probabilmente fatto crescere di cifre percentualmente rilevanti la quantità di iPhone venduti in Italia. Probabile che al prossimo bilancio trimestrale l’Italia possa veder crescere, proprio grazie a 3 Italia, il suo peso a livello internazionale nel numero di iPhone venduti.
Un altro interessante aspetto che emerge dall’intervista di Novara a ‘Il Giornale’ è nel fatto che la domanda di iPhone in Italia sia superiore all’offerta: ‘se ne avessimo di più – dice l’amministratore delegato – ne venderemmo certamente di più di 20mila al mese’. La cifra ipotizzata è di addirittura 50mila.
Che, come dice Novari, sul mercato Italiano continui la penuria di iPhone è un dato di fatto dimostrato dalla quantità di negozi che hanno forniture ‘spot’, senza quantitativi a magazzino e con una scelta ridotta di modelli. La situazione non è così critica come quella di altri paesi o come quella che si riscontrava in piena estate, ma certamente non è neppure ottimale.