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30 anni di Photoshop, una lunga storia anche italiana: intervista ad Alberto Comper

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30 anni di vita per un software non sono una cosa da nulla, le origini di Photoshop si perdono in quella che oggi potremmo considerare la preistoria dell’informatica moderna ma l’applicazione ed Adobe stessa hanno saputo evolversi durante tutti questi anni per rimanere sia un fenomeno di costume che un punto di riferimento negli strumenti per la creatività con novità recentissime che coinvolgono Mac e PC da una parte e iPad dall’altra.

Del passato, dell’evoluzione, del presente e un po’ del futuro di Photoshop ne abbiamo parlato con Alberto Comper che ha avuto diversi ruoli all’interno di Adobe Italia.

Innnanzitutto spieghiamo ai nostri lettori chi è Alberto Comper e cosa faceva in Adobe Italia.

Ciao a tutti i lettori di Macitynet.it!
Classe 1964, entusiasta di tecnologia ed arti grafiche sin da ragazzo, ho avuto la possibilità di esprimere al meglio queste passioni nel mondo del lavoro cavalcando sin dalle origini l’onda della rivoluzione digitale nella comunicazione visiva, sviluppando al contempo capacità nella progettazione grafica, illustrativa e di digital imaging, e profonde competenze nell’uso delle tecnologie software correlate. Tali conoscenze, unite ad una spiccata capacità comunicativa, mi hanno portato a collaborare con i maggiori vendors nel settore del Digital Media sul versante marketing, vendite, consulenza e formazione.
Nel 2000 vengo assunto dalla sede italiana di Adobe, per cui già realizzavo consulenze, nel ruolo prima di responsabile di canale, poi come Sr Digital Media Consultant fino al 2016. Oggi continuo a coltivare i miei interessi per il mondo della tecnologia applicata alla comunicazione visiva attraverso la mia pagina di Facebook, il mio canale di Youtube, e diversi corsi sui prodotti Adobe pubblicati sulla piattaforma di elearning di Udemy.

Quando sei venuto in contatto la prima volta con Photoshop e cosa ti ha colpito del software?

Ho quasi timore a ricordarlo, perché mi fa capire quanto sia vecchio! Correva l’anno 1989, ed al tempo lavoravo presso uno studio grafico specializzato in illustrazioni per editoria scolastica e scientifica, esercitando al contempo sia il ruolo di illustratore che di responsabile IT. Tutta la produzione era basata su piattaforma Apple Macintosh (stiamo parlando del Macintosh II), ed i due software utilizzati erano Aldus Freehand ed Adobe Illustrator.
Allora si affacciavano sul mercato i primi scanner piani desktop, e conseguentemente si cominciava a sentire l’esigenza di avere un software in grado di elaborare l’immagine digitale, ma praticamente l’unico prodotto di un certo livello era ImageStudio di Letraset, capace solo di manipolare immagini a toni di grigio: mi sembrava allora il miglior candidato, quando casualmente incappai in una beta (la Evaluation 8) di Adobe Photoshop, e capii quasi immediatamente che quello sarebbe diventato il nostro strumento principale per l’elaborazione dell’immagine digitale composta da pixel.
Benché, come potete immaginare, fosse davvero rudimentale, mostrava tuttavia di avere gli strumenti giusti per quello che ci necessitava. Non da ultimo, il fatto di essere un prodotto Adobe (sappiamo che era basato inizialmente su un software di scansione chiamato Binuscan) era già di per se stesso una garanzia.
30 anni di Photoshop, una lunga storia anche italiana: intervista ad Alberto Comper

In questi anni hai mai contattato i fratelli Knoll e hai degli aneddoti da raccontare sulla nascita e sui primi sviluppi del software?

Ebbi la fortuna di incrociare John Knoll nel 93 in occasione di un MacWorld Expo a San Francisco: gli chiesi come mai la versione 2.5 facesse un uso intensivo della scrittura su disco delle immagini in fase di elaborazione (cosa che secondo me rallentava le prestazioni), e lui fu così gentile da spiegarmi le ragione di quella scelta, che mirava a permettere di elaborare immagini ben più grandi della memoria ram a disposizione.

Quale pensi sia stato il fattore vincente dell’applicazione che le ha permesso di diventare un punto di riferimento per i creativi?

Per capirlo, devo raccontarvi questo episodio: siamo nel 1992, e prestavo consulenza ad un’importante società che offriva servizi di prestampa per il mercato editoriale e pubblicitario. Un giorno mi viene chiesto se fosse possibile per me fare un lavoro di fotomontaggio per conto di un’agenzia pubblicitaria che doveva produrre diverse tavole per un brand di gioielli.
Al tempo dovete sapere che lavori di composizione digitale erano realizzabili solo attraverso l’utilizzo di workstation dedicate costosissime, tra cui la nota Quantel Paintbox, che ricordo costava più di 300 milioni delle vecchie lire, e che era quindi retaggio esclusivo di aziende specializzate che si facevano pagare per questo fior di quattrini.
La società per cui prestavo consulenza mi chiese se fosse possibile per me fare il medesimo lavoro con Photoshop 2.0.1, ed a seguito del mio assenso (ma col senno di poi lo giudicai un azzardo bello e buono) fece un preventivo all’agenzia pubblicitaria ad una frazione del costo della concorrenza. L’agenzia pubblicitaria, incredula che si potesse fare con un Macintosh Quadra da 12 milioni quello che si faceva con un Paintbox da 300, mi chiese di fargli una dimostrazione prima di accettare l’offerta.
La mia demo andò benissimo (e da li ne avrei fatte poi parecchie!), ed altrettanto il lavoro che poi realizzai (di cui vi allego una delle 12 tavole di cui la campagna pubblicitaria faceva parte). Piccola notazione: la 2.0.1 di Photoshop non aveva ancora i livelli, e tantomeno le maschere, per cui provate ad immaginare come ho potuto fare questo fotomontaggio sotto gli occhi vigili dell’art director dell’agenzia committente…
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Questo in sostanza il succo del successo di Photoshop: ha reso accessibile e fruibile a chiunque ciò che un tempo lo era solo per pochissimi adepti, rendendo gli interventi di fotoritocco e fotomontaggio talmente popolari per diffusione e pratica che ancora oggi definiamo nel gergo comune un’immagine ritoccata “Photoshoppata”.

Quanto ha inciso il Mac nello sviluppo e diffusione di Photoshop e qual’è l’uso piu’ avanzato che hai visto fare di Adobe Photoshop? E quello più assurdo?

Photoshop contribuì moltissimo al successo del Mac, e viceversa. Il prodotto di Adobe rappresentò, insieme ai già presenti programmi di grafica vettoriale e di impaginazione, la colonna portante di quella rivoluzione nel settore del design e della stampa che va sotto il nome di “desktop publishing”, e di cui Apple, con il Macintosh e le prime stampanti Laser Postscript, fu la pioniere.
Non è un caso che ancora oggi il Mac sia la piattaforma preferita da grafici e creativi (almeno per me è così). Nella mia carriera ho realizzato con Photoshop tantissimi elaborati, ma io non sono nulla rispetto ai tanti artisti che oggi realizzano con questo straordinario strumento vere e proprie opere d’arte.
Una cosa che mi ha sempre stupito è che in vita mia non ci sia mai stata una richiesta, neppure la più estrema, che con Photoshop non abbia potuto realizzare, segno questo di quanto ancora non sappiamo dei suoi limiti (sempre che ce ne siano!).
L’uso più assurdo che abbia mai visto? Un cliente che lo utilizzava persino per stampare le fatture su carta intestata!


In questi anni il modello di vendita del software Adobe è cambiato radicalmente, come è stato accolto il “pay per use” ed è riuscito da una parte a ridurre la pirateria e a rendersi profittevole per Adobe?

Inizialmente il modello di abbonamento rappresentato da Adobe Creative Cloud fu accolto con molte riserve perché l’utente, di fatto, perdeva la possibilità di possedere la licenza d’uso del software in forza di un servizio a pagamento che lo costringeva, volente o nolente, a pagare annualmente una quota per garantirsi la fruibilità degli strumenti che gli servivano. Tuttavia, col tempo, gli utenti stessi si sono accorti anche dei notevoli vantaggi di questa soluzione, come gli aggiornamenti costanti, l’accesso a tutti gli applicativi di Adobe per design, stampa, video e web, e tanto altro ancora.
Questo modello ha contribuito certamente a mitigare la pirateria soprattutto da parte di coloro che operano nel mondo professionale e lavorativo, anche se Photoshop, anche ora, resta uno dei programmi più copiati di sempre. Per Adobe, sotto il punto di vista meramente imprenditoriale, la formula dell’abbonamento è stata vincente, perché gli garantisce introiti ricorrenti, cosa che gli analisti di Wall Street apprezzano moltissimo.
30 anni di Photoshop, una lunga storia anche italiana: intervista ad Alberto Comper

In questi anni la concorrenza si è fatta agguerrita: quali sono i punti di forza del software che lo rendono a tuo avviso insuperabile?

Certamente le continue innovazioni che negli anni hanno reso questo strumento tanto apprezzato fino a farlo diventare, di fatto, uno standard di mercato, ma anche il fatto che sia fortemente integrato in tutto il flusso creativo rappresentato dagli altri strumenti che Adobe offre in questo campo, da Illustrator ad InDesign fino a tutti i prodotti inclusi in Creative Cloud.

Come pensi che possa evolversi in futuro?

Secondo me l’evoluzione di Photoshop è abbastanza chiara, e va sotto il nome di intelligenza artificiale, o machine learning che dir si voglia. Già oggi queste tecnologie nel Photoshop attuale permettono di realizzare senza sforzo operazioni che invece richiedevano interventi manuali ed una certa destrezza, come per esempio la selezione automatica di soggetti all’interno dell’immagine, e questa tendenza penso aumenterà nel futuro, semplificando di molto l’elaborazione dell’immagine digitale rispetto ad oggi.
30 anni di Photoshop, una lunga storia anche italiana: intervista ad Alberto Comper
Photoshop e iPad Pro: a che punto siamo nello sfruttamento di iPadOS per un uso veramente produttivo?

Questa è una domanda complessa, la cui risposta dipende da quello che ci si aspetta da una versione per iPad di Photoshop. Se l’idea è quella di avere lo stesso Photoshop per desktop su un dispositivo mobile come un tablet, allora siamo ancora lontani, e a dirla tutta non so nemmeno se sarà mai possibile (a meno che il machine learning non faccia passi da gigante), non tanto per limiti hardware, quanto  per le differenze di sistema operativo che contraddistinguono MacOS da iPadOS, tali da non permettere la trasposizione di un software tanto complesso ed articolato come Photoshop.
Tuttavia io credo moltissimo nell’evoluzione dei dispositivi per mobile, e se prendiamo la versione attuale di Photoshop per iPad come uno strumento per fare ritocco anche abbastanza articolato che possa poi essere finalizzato, qualora servisse, dalla versione desktop, allora direi che già ci siamo. Spero che anche Apple ci metta del suo nell’affinare iPadOS in modo da renderlo più fruibile nella gestione dei files, cosa di cui anche Photoshop per iPad potrebbe trarre vantaggio.
30 anni di Photoshop, una lunga storia anche italiana: intervista ad Alberto Comper

Se oggi dovessi consigliare un Mac (o anche un PC) per l’uso di Photoshop quale sarebbe la macchina base da cui partire con efficienza e gli elementi prinicipali da scegliere per chi non ha limiti di spesa e vuole comprare un computer da usare preminentemente con Photoshop?

Forse perché ho vissuto il periodo in cui si bevevano tanti caffè in attesa che Photoshop applicasse un filtro, che mi sento di dire che oggi, limitatamente al mondo Apple che conosco bene, anche una macchina entry level come un iMac è adeguata per fare del buon fotoritocco con Photoshop, a patto di equipaggiarlo con una buona dose di Ram (dai 16 Giga a salire), un disco SSD ed una scheda video con almeno 4 Giga di Ram.
Io personalmente avevo fino a poco tempo fa un MacBookPro 15″ con 16 Giga di Ram ed un TB di disco SSD, e con esso non ho trovato alcun tipo di rallentamento nel fare ritocco fotografico su file da 200 MB e oltre. Se invece siete dei digital composer furiosi come il mio amico Fabio Timpanaro, artista digitale italiano di altissimo livello, allora il nuovo MacPro potrebbe non essere una scelta sbagliata.
Macitynet ha dedicato ai 30 anni di Photoshop un articolo che ne ricorda la storia e le origini, la sua influenza sul costume e le novità recentissime che coinvolgono Mac e PC da una parte e iPad dall’altra.

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