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10 anni di iPod classic: dall’inizio della storia al presente

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iPod 1

Oggi è il giorno. Oggi 23 ottobre, dieci anni fa, Steve Jobs saliva sul palco del piccolo teatro nel campus di Apple – lo stesso dove è salito due settimane fa Tim Cook nella veste di nuovo Ceo di Apple – per presentare un piccolo, rivoluzionario apparecchio. Si trattava dell’iPod, destinato a cambiare la storia del mondo digitale e non solo.

Cosa ne è dell’iPod dieci anni dopo è presto a dirlo: una rivoluzione gigantesca. Immane. L’iPod è stato il primo apparecchio post-Pc. Non nella sua veste iniziale, ma nella sua successiva evoluzione che ha visto cambiare software, hardware e arriva anche servizi. Il primo iPod non era compatibile con i Pc ma solo con i Mac. Dalla sua ideazione alla commercializzazione sono passati solo 18 mesi e ancora più veloce è stata la corsa per portare sul mercato iTunes, il player software che Steve Jobs aveva voluto a partire da SoundJam, acquistato per l’occasione. 

In realtà Apple – cioè Steve Jobs – puntava sul video. Steve Jobs, pieno della consapevolezza derivante dalla gestione di Pixar, aveva immaginato che il video sarebbe stata la grande rivoluzione. Il video, le fotografie, il montaggio. Insomma, Apple giocava la sua carta forte con iMovie, ma nessuno l’aveva notato, anche se l’ecosistema era stato preparato con attenzione, sviluppando a tempo record anche la porta FireWire per poter connettere in maniera efficace le videocamere giapponesi al Mac e procedere al montaggio.

Niente, il video non era un fallimento ma neanche una rivoluzione particolarmente forte. La “prossima grande cosa” doveva essere altro, ma cosa? Il progetto era quello di un player che in molti nella Silicon Valley si rimbalzavano. L’idea prendeva forma: anziché chiavette di memoria da 32 MB con menu degni di un orologino al quarzo della Casio o un Game&Watch della Nintendo anni Ottanta, si doveva pensare a qualcosa di meglio. L’idea prende forma fuori da Apple, ma è Steve Jobs a volerla e a svolgere il suo ruolo di visione, di stimolo, di censura e di controllo, fino a quello di giudice ultimo per la commercializzazione e primo venditore del prodotto. Quello che arriva sul palco è un oggetto che oggi non appare antiquato, anche se ha 10 anni. Un lingotto bianco, un display di ottima visibilità, una ghiera ruotante e un pulsante centrale. 

Dentro questo straordinario contenitore, un disco rigido di dimensioni quasi impossibili, 1,8 pollici capaci di contenere 5 Gigabyte di dati. Apple, che ha reso “pop” il computer con l’iMac colorato e trasparente, adesso gioca la carta dell’estensione di questo nuovo mondo digitale che deve trasformare le nostre vite. Lo fa stabilendo che il Mac sia il centro, il “mozzo” della nuova iLife digitale, e l’iPad la sua prima estensione lungo uno dei più importanti e grandi raggi. Ottima idea.

In una pubblicità si vede un ragazzo che ascolta la musica in cuffia, mette l’iPad sul suo dock, passa rapidamente la musica sul player tascabile, si mette le cuffie e riparte questa volta in mobilità. La grande intuizione, il salto quantico che ancora deve terminare il suo effetto rivoluzionario, è pensare che tutta la nostra musica possa diventare immateriale e accompagnarci sempre. Certo, se la musica che ascoltiamo è nell’ordine delle decine di migliaia di brani, non ci sta dentro un solo iPod, né di allora né di oggi. Eppure, per l’ascolto medio, normale, quello del resto di noi, funziona alla grande.

È il tempo di “Rip, Mix, Burn”, cioè prendi un Cd musicale originale, rippalo sul computer, mixa una nuova playlist, masterizzala su un nuovo Cd audio. È una Apple un po’ pirata, che non accetta di restare chiusa un accordo preventivo con le major. L’iTunes store è ancora lontano e così il drm. Poi, la crescita diventa esplosiva soprattutto quando l’iPod diventa compatibile anche con il cavetto USB e con la formattazione dei dischi in schema logico PC. Questo vuol dire che arriva il bicchiere d’acqua per i dannati dell’inferno: iTunes per Pc, software Apple che funziona sotto Windows. 

Apple apre poi con un clamoroso poker di accordi con le grandi etichette discografiche, ridotte quasi all’impotenza dalla crisi economica e dalla pirateria, il suo negozio iTunes music store. La formula è semplice: se la musica non costa 99 centesimi a canzone, il negozio non si fa. Le major cedono, il negozio si fa e il resto è storia. Apple espande e poi declina in modelli diversi il successo mondiale di iPod. È una rivoluzione che diventa ancor più importante del Mac. Tanto che nel 2007 Steve Jobs, prima di presentare l’iPhone (che è per un terzo un iPod) annuncia di aver tolto l’appendice “computer” dal nome legale dell’azienda, Apple Computer Inc., trasformandola nell’attuale Apple Inc.

Cosa succede con l’iPod? Si evolve, si trasforma, si semplifica (nano, mini e shuffle) e si complica con il touch. L’interfaccia diventa sempre più ricca, in pratica il terzo di iPhone che fa musica si sposa con il terzo che fa navigazione, lasciano a casa quello che fa telefonate e creano una categoria di apparecchi che poi, grazie alle apps, diventeranno la piattaforma più diffusa e potente nel mondo dell’informatica di oggi. C’erano anche i giochi per quanto riguarda tutti i modelli maggiori di iPod, soprattutto per il Classic.

iPod Classic

Il fedele primo apparecchio post Pc è cresciuto, ha passato varie rivoluzioni minori di design grazie a Jony Ive, adesso ha un disco da 160 Gb che fa storia e un processore che permette di elaborare musica a compressione zero. Dalle vecchie mille canzoni in tasca siamo arrivati a decine di migliaia, ancora troppo poche per i super amanti della musica, ma insomma, molto vicini. Permette anche di vedere piccole foto, qualche altro tipo di immagini in movimento ma niente di speciale: per quello c’è sempre il touch o l’iPad e l’iPhone. 

L’iPod classic non potrà mai tagliare il filo che lo unisce a iTunes: non ha iOS 5, non ha la possibilità di navigare wireless. Non gli interessa neanche: preferisce invece diventare un fedele disco tascabile, un contenitore di centinaia di ricordi e di pensieri, uno strumento di gioia semovente. Un classico istantaneo. L’iPod classic è sopravvissuto al suo creatore, ha vissuto una corsa lunghissima. Sono 774 giorni che non viene più aggiornato (prima succedeva praticamente ogni anno, con una approssimazione di una settimana). Invece, dal 9 settembre 2009, il buon Classic vive questa sua vita sospesa. Si trova ancora nei negozi od online, ma non cambia, non si ingrandisce, non si raffina. Molti si chiedono quando finirà, quando verrà ritirato dal mercato. Forse mai. Chi può dirlo: per adesso non ce n’è bisogno. È autonomo, in equilibrio. Non viene più venduto a multipli di milioni ogni trimestre (questo spazio è occupato da altri prodotti) ma continua ad avere un suo ragguardevole mercato. Insomma, vive, fa un po’ la vita del pensionato ma è attivo, ha degli hobby.

A 249 euro per 40mila canzoni su 160 Gb di spazio è comunque più conveniente di tutti gli altri iPod e dispone di una bellezza senza tempo. Dieci anni dopo, in un mondo in cui qualsiasi cosa con più di 18 mesi è già preistoria, continua ad affascinare e a far sognare. Un iPod Classic nel cuore di tutti noi, che abbiamo visto il mondo cambiare, e nel cuore di quei milioni di persone che con il loro primo iPod hanno scoperto il mondo della Apple.

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