Molti vorrebbero essere in grado di pensare come Steve Jobs, naturalmente è impossibile. Decisamente più alla nostra portata comprendere meglio le sue convinzioni e le sue idee. A cinque anni dalla scomparsa di Steve Jobs, abbiamo pubblicato un elenco di cinque libri, e un breve elenco di film e documentari per conoscere l’uomo e l’imprenditore che ha svolto un ruolo creativo enorme nel mondo dei computer, del software per passare a quello dei film animati con Pixar, alla musica digitale, alle telecomunicazioni e ai tablet.
Dopo avere visto i libri a lui dedicati, di seguito trovate un elenco dei libri che Jobs amava e che ha citato in varie occasioni. L’elenco è stato pubblicato tempo addietro da Time: sono volumi che in qualche modo hanno ispirato Steve Jobs e il suo modo di pensare diversamente, la sua filosofia di vita e sulla quale ha costruito un impero, frutto del mettere insieme arte, scienza e business e dalla volontà di dare un tocco di umanità alla tecnologia.
Re Lear -William Shakespeare (su Amazon)
La nota tragedia in cinque atti, in versi e prosa, scritta da William Shakespeare. Jobs lesse il volume gli ultimi due anni di scuola superiore. Parlando degli ultimi anni di liceo nella biografia di Isaacson a lui dedicata, Jobs ricorda: “Mi misi ad ascoltare un sacco di musica e iniziai a leggere non solo cose di argomento scientifico e tecnologico, ma anche Shakespeare e Platone. Mi piaceva molto Re Lear”. Tra gli altri suoi libri preferiti c’erano Moby DIck e le poesie di Dylan Thomas.
Moby Dick di Herman Melville (su Amazon)
Alla richiesta di Isaacson del perché sentisse in qualche modo vicini Re Lear e il capitano Achab, due dei personaggi più testardi e monomaniacali della letteratura, non rispose all’insinuazione. Nel volume di Melville le scene di caccia alla balena sono intervallate dalle riflessioni scientifiche, religiose, filosofiche e artistiche del protagonista Ismaele, alter ego dello scrittore, che trasforma il viaggio in una allegoria e al tempo stesso in una epopea epica. Achab ignora tante volte la ragione (un po’ come Jobs) e continua la sua caccia sventurata con la balena a rappresentare l’Assoluto che l’uomo insegue e non può conoscere mai.
Poesia – Dylan Thomas (su Amazon)
Secondo Daniel Smith, autore del volume “Impara a pensare come Seve Jobs” (su Amazon), le poesia di Dylan Thomas sono alla base del suo sorprendente modo di considerare con sicurezza nuove forme. “Do not go gentle into that good night” (“Non andartene, docile, in quella notte buona”) pare era una delle villanelle preferita da Jobs; fu pubblicata per la prima volta nel 1951, due anni prima della morte di Thomas, ed è stata usata in vari film e serie tv.
Be Here Now – Ram Dass (su Amazon)
Alla fine del 1972, quando Jobs giunse al Reed College, scuola di studi umanistici di Portland (Oregon), si verificò un cambiamento fondamentale nei campus americani. L’impegno del paese nella guerra del Vietnam e l’arruolamento cominciarono a subire un rallentamento. L’attivismo politico nei college diminuì e molte conversazioni notturne nei dormitori vertevano su come trovare un appagamento nella vita. Jobs fu influenzato da vari libri sulla spiritualità e sull’illuminazione, in particolare Be Here Now, una guida alla meditazione e alle meraviglie delle droghe psichedeliche scritta da Baba Ram Dass, alias Richard Alpert. “Era un libro profondo” disse Jobs a Isaacson, “che trasformò me e molti miei amici”.
Diet for a Small Planet di Frances Moore Lappé (su Amazon)
Altra lettura di Jobs al primo anno al Reed college e altro libro che influenzò profondamente, “fin troppo” secondo Isaacson, il primo anno di università di Jobs. Frances Moore Lappé sottolineava i benefici che il vegetarianismo procurerebbe sia all’individuo, sia al pianeta. “Fu allora che rinunciai solennemente e definitivamente alla carne” disse Jobs. Ma le teorie della Lappe rafforzarono in lui anche la tendenza a seguire diete estreme che includevano purghe e digiuni e a volte comportavano il consumo, per settimane di fila, di uno o due soli alimenti, come le carote o le mele.
Il sistema di guarigione della dieta senza muco di Arnold Ehret (su Amazon)
Jobs maturò abitudini alimentari ancora più strane e ossessive quando lesse “Il sistema di guarigione della dieta senza muco” di Arnold Ehret, un fanatico nutrizionista tedesco dei primi del Novecento. Secondo Ehret non si doveva mangiare altro che frutta e verdura priva di amidi, la quale – a suo dire – impediva all’organismo di produrre il dannoso muco; inoltre consigliava di depurare l’organismo regolarmente con prolungati digiuni. Dopo quella lettura Jobs bandì dalla propria dieta anche il Roman Meal e qualsiasi altro cereale, nonché il riso, il pane e il latte. Cominciò ad avvisare gli amici della pericolosa fonte di muco che si annidava nelle loro focacce. “Mi buttai in quella dieta nel mio solito modo fuori di zucca” ricorda Jobs nel libro di Isaacson.
Autobiografia di uno Yogi di Paramahansa Yogananda (su Amazon).
Jobs legge il volume ” Autobiografia di uno Yogi” quand’era alle superiori. L’interesse di Jobs per la spiritualità orientale, l’induismo, il buddismo zen e la ricerca dell’illuminazione non fu un capriccio passeggero di un diciannovenne. Per tutta la vita avrebbe cercato di seguire molti precetti fondamentali delle religioni orientali ponendo per esempio l’accento sulla prajñā esperienziale, la saggezza e la comprensione cognitiva esperita in maniera intuitiva attraverso la concezione mentale.
“Autobiografia di uno yogi” è un testo di filosofia vedica che aveva avuto influenza sui movimenti giovanili americani degli anni Sessanta. Jobs trovò una copia di questo libro nel corso di un viaggio in India che fece da giovane. Lo squattrinato Jobs dell’epoca aveva affittato una stanza con un materasso sul pavimento da una famiglia che l’aiutò a riprendersi dandogli da mangiare frutta e verdura. “Lì c’era una copia del volume e lo lessi parecchie volte, perché non c’era molto altro da fare. Quindi gironzolai di villaggio in villaggio e mi ripresi dalla dissenteria.
Mente zen, mente di principiante. Conversazioni sulla meditazione e la pratica zen di Shunryu Suzuki-Roshi (su Amazon)
Da giovane, Jobs trovò un maestro zen proprio nel suo quartiere di Los Altos. Shunryu Suzuki, che aveva scritto “Mente zen, mente di principiante” e dirigeva il San Francisco Zen Center veniva lì tutti i mercoledì per tenere conferenze e meditare con un piccolo gruppo di seguaci. Dopo qualche tempo Jobs e gli altri chiesero di più e allora Suzuki pregò il suo assistente Kobun Chino Otogawa di inaugurare nel quartiere un centro che restasse aperto a tempo pieno.
Jobs diventò un fedele adepto, insieme con la fidanzata di allora Chrisann Brennan, l’amico Daniel Kottke e la ragazza di questi. “Conoscere Kobun fu un’esperienza profonda per me” disse Jobs “e finii per passare più tempo che potevo con lui”. In un paio di occasioni discussero se Jobs avrebbe dovuto dedicarsi alle sue ricerche spirituali ma Kobun gli consigliò altrimenti: disse che avrebbe potuto mantenere il contatto con il suo lato spirituale pur occupandosi della sua professione. Il rapporto risultò durevole e profondo e diciannove anni dopo, Kobun avrebbe celebrato il matrimonio di Jobs.
Il dilemma dell’innovatore: la soluzione. Creare e mantenere nel tempo business innovativi e di successo di Clayton M. Christensen (su Amazon)
Apple è abituata a sconvolgere gli schemi. L’ha fatto con iPod, dispositivo che ha trasformato gli altri dispositivi simili in prodotti obsoleti. Il “cannibalismo” nell’industria fa parte della crescita ha spiegato Jobs. Clayton Christensen, docente dell’Harvard Business School era uno degli analisti economici più preveggenti e penetranti e il saggio in questione aveva avuto notevole influenza su Jobs.
Il co-fondatore di Apple ha in qualche modo risolto il dilemma proposto da Clay Christensen nel suo libro (il successo, la crescita e la redditività dei prodotti esistenti porta strutturalmente all’incapacità di innovare in modo radicale): i prodotti, l’innovazione, l’ingresso in nuovi mercati sono la chiave per costruire un’azienda di successo, con persone motivate. Le grandi organizzazioni hanno bisogno dello spirito imprenditoriale e dell’ingenuità creativa tipica delle startup, mettendo in piedi processi aziendali che favoriscano innovazioni radicali.
La coscienza cosmica – Richard Maurice Burke (su Amazon)
Altro libro che ha ispirato il giovane Jobs, pubblicato nel 1901 da uno psichiatra canadese che non disdegnava parlare e discutere di poesia e di letteratura. Secondo Burke il cosmo non è fatto di materia inerte ma è del tutto attivo, gli esseri umani hanno un’anima immortale. L’universo è fatto in maniera che tutte le cose si muovono verso il bene, verso la certezza della felicità per tutti, verso l’amore, il principio basilare dell’universo stesso. Bucke distingue tre livelli di “coscienza”: quella semplice, in altre parole quella che hanno gran parte degli animali nel loro corpo e nell’ambiente che li circonda, l’autocoscienza (una condizione riservata agli esseri umani e che dà consapevolezza del nostro essere) e la “coscienza cosmica”, quella che colloca gli esseri umani sugli altri esseri.
La via delle nuvole bianche. Un buddhista in Tibet – di Anagarika Govinda (su Amazon)
Come abbiamo già detto, il buddismo ha influenzato moltissimo la vita di Jobs e la filosofia Zen dicono sia stata la sua fonte di ispirazione per la continua ricerca del minimalismo nei prodotti Apple. Quando cominciarono a esplorare il mondo del buddismo, Daniel Kottke (uno dei primi dipendenti di Apple e compagno delle esperienze psichedeliche con l’LSD) ha raccontato che lui e Jobs lessero l’autobiografia spirituale di un buddista che è stato uno degli ultimi occidentali a visitare il Tibet, il racconto di un pellegrinaggio negli ultimi decenni della sua indipendenza e della sua intatta tradizione culturale. Il volume parla anche del viaggio interiore partendo da un presunto invisibile centro psichico.
Ramakrishna e i suoi discepoli di Christopher Isherwood (su Amazon)
Nell’esplorazione letteraria di Kottke e Jobs include la biografia di Gadadhar Chattopadhyay, conosciuto come Sri Ramakrishna Paramahamsa, un mistico e guru indiano, guru, noto per aver intrapreso i vari percorsi mistici delle principali religioni del mondo. I suoi insegnamenti enfatizzano la realizzazione spirituale come più alto obiettivo della vita, lo sviluppare amore e devozione per Dio, l’unicità dell’esistenza, l’armonia e la sostanziale unità delle religioni.
Al di là del materialismo spirituale di Chögyam Trungpa (su Amazon)
Il libro parla su buddismo e filosofia scritto da un giovane lama tibetano. È descritto come un volume che riformula la dottrina buddhista con un nuovo linguaggio, quello della cultura occidentale contemporanea, fornendo per la prima volta un’immagine del Buddhismo come una disciplina viva, radicata nella vita quotidiana in cui tutti siamo immersi.
Incontri con uomini straordinari di George Ivanovich Gurdjieff (su Amazon)
Romanzo autobiografico e postumo di Georges Ivanovič Gurdjieff, un filosofo, scrittore, mistico e “maestro di danze” armeno. Per molti, incontrarlo volle dire «cambiare la vita». Arrivò in Francia nel 1922, accompagnato da un piccolo gruppo di seguaci. Con l’ausilio di tecniche che sembravano collegate ad antiche dottrine orientali insegnava a risvegliarsi da una vita di “automi addormentati” (così giudicava la normale vita degli occidentali). Nel 1979 il volume in questione è diventato un film (25,98 euro il DVD su Amazon) ideato e diretto da Peter Brook nel quale si racconta della prima parte della vita di Gurdjieff in Medio Oriente, attraverso alcuni momenti chiave, incontri con maestri spirituali e idee che poi andranno a formare la sua dottrina e saranno le basi del suo insegnamento.