Sebbene il caso che contrappone il governo USA ad Apple sia chiuso dal punto di vista legale, lo sblocco del’iPhone 5c di San Bernardino da parte dell’FBI porterà con se strascichi per un lungo periodo: in ballo c’è la sicurezza dei dispositivi iOS, che non sembrano più così inespugnabili. Il governo USA ha già anticipato che al momento non può commentare su come è riuscita a entrare in possesso dei dati memorizzati nell’iPhone 5c del terrorista.
Dopo che l’FBI è riuscita ad ottenere l’accesso ai dati dell’iPhone 5c del terrorista di San Bernardino, si discute sul metodo utilizzato per riuscire a violare il dispositivo iOS. Apple in primis è interessata all’argomento, dato che si tratta di una possibile vulnerabilità per uno dei suoi dispositivi mobili. A precisa domanda di Arstechnica, come riportato dalla redazione di 9to5mac, l’FBI ha risposto di non poter commentare, al momento, quelle che saranno le future comunicazioni ad Apple. Insomma, non conferma, né smentisce, la possibilità di comunicare il metodo utilizzato per bypassare le protezioni dell’iPhone. Al momento, però, non sembra esserci dialogo tra le parti. Difficile pensare il contrario, dato che sino ad oggi è stata Apple a mantenere ferma la posizione di non aiutare il governo USA nelle indagini.
Nel 2014 la Casa Bianca aveva riferito che il governo avrebbe preso in considerazione i pro e i contro di rivelare le eventuali vulnerabilità scoperte dalle sue varie forze dell’ordine rispetto a dispositivi mobili, come appunto gli smartphone. Ad ogni modo, pur in assenza di comunicazioni ufficiali sembra probabile che la tecnica utilizzata per entrare nell’iPhone 5c di San Bernardino sia quella del NAND mirroring descritta da Edward Snowden, come abbiamo riportato negli scorsi giorni.
Peraltro, sembra che il “responsabile” del nuovo successo sia la società israeliana Cellbrite, che già in passato era riuscita nell’impresa, aiutando le forze dell’ordine italiane nel caso della “coppia dell’acido”. Un documento pubblicato proprio da Cellbrite negli scorsi giorni ha ulteriormente dimostrato come la richiesta di sblocco da parte dell’FBI fosse difficilmente sostenibile dal punto di vista legale e soprattutto difficilmente valida per generare prove valide per un processo.