Cellebrite, la società che avrebbe aiutato l’FBI a sbloccare l’iPhone 5c dell’attentatore di San Bernardino, sta lavorando a un dispositivo denominato “textalyzer” che dovrebbe aiutare le forze dell’ordine a comprendere se qualcuno coinvolto in incidenti stradali era distratto alla guida per colpa dello smartphone.
La proposta legislativa di New York prevede che i guidatori coinvolti in incidenti debbano fornire i propri telefoni alle forze dell’ordine e questi ultimi analizzeranno il dispositivo per capire se prima dell’incidente il guidatore era al telefono, leggeva o inviava messaggi. Per aggirare i limiti del Quarto Emendamento concernenti la privacy, il textalyzer presumibilmente non dovrebbe tenere conto di conversazioni, contatti, numeri di telefono, foto e dati delle applicazioni.
Stando a quanto dichiara il Centers for Disease Control and Prevention negli Stati Uniti ogni giorno mediamente muoiono nove persone e 1153 restano ferite per distrazione alla guida. Anche secondo la Polizia stradale italiana gli SMS sono la prima causa di decessi al volante. In un documento presentato lo scorso anno al Giffoni Film Festival, il direttore centrale della Polizia stradale, Roberto Sgalla, ha detto: “Negli studi comportamentali gli psicologi dimostrano che oggi la guida è diventata “un’attività” di guida”; “spesso chi è al volante fa altro: con la vettura in movimento installa il navigatore, guarda la tv sull’iPad, legge iBook, gioca col computer, carica il lettore mp3, riceve e manda sms, parla al cellulare”. Ciò abbassa il livello di attenzione e moltiplica i pericoli.
“Velocità eccessiva, alcol, droga possono essere controllati con il tutor e i test, la distrazione provocata dalla tecnologia no”. Secondo i dati Aci e Istat relativi all’ultimo anno, il 20,1% degli scontri è provocato da distrazioni dovute all’uso dello smartphone. I guidatori più imprudenti sono quelli del Nord: qui il 42% dei conducenti guida con un occhio sullo smartphone, contro il 29,3% del Centro e il 28,5% di del Sud.